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1820 – Istituto delle Figlie della Provvidenza per le Sordomute in Modena.

La vita esemplare del sacerdote Severino Fabriani (1792-1849). Fondatore delle Figlie della Provvidenza per le sordomute

Tra Spilamberto e Correggio
Severino Fabriani nasce a Spilamberto (Modena) il 7 gennaio 1792 ed è battezzato nella parrocchia di S. Adriano.
Sul finire dell’estate del 1792 il padre, Luigi, ottiene il posto di medico condotto a Correggio (Reggio Emilia), e la famiglia vi si trasferisce.
Ai primi di maggio del 1799 il padre muore; la madre, Francesca M. Vincenti, con i figli Mariana, Angela e Severino, torna a Spilamberto, presso il nonno paterno Domenico. Nel 1802 muore anche la madre e Severino viene affidato alle cure degli zii paterni Pietro e monsignor Giuseppe; quest’ultimo era canonico del duomo, professore di teologia, arciprete della cattedrale e vicario generale dal 1808.
Severino, che a Correggio aveva cominciato gli studi, probabilmente con un padre scolopio, li riprende a Spilamberto, sotto la guida del preposto di S.Adriano, il dotto don Tommaso Baraldini.
In Seminario
A 14 anni entra in seminario a Modena dove è subito benvoluto e stimato dai superiori ed ha, come direttore spirituale, il futuro vescovo Reggianini. Distintosi negli studi, viene incaricato di insegnare fisica e scienze naturali nel corso filosofico, ancor prima dell’ordinazione sacerdotale, conferitagli il 17 dicembre 1814.
Fino al 1820 resta in seminario dove continua l’insegnamento poi, per la sua “cagionevole salute” e a causa delle pesanti ingerenze della corte ducale nella vita delle diocesi e dei cambiamenti introdotti anche in seminario, si trasferisce in un appartamento posto nell’attuale piazza Roma, condividendo con altri due confratelli, don Alessandro Soli Muratori (pronipote di Ludovico Antonio Muratori) e don Alberto Bianchi.
Nel periodo estivo è ospite dei cugini Melotti a San Cesario sul Penaro: vi trascorre le vacanze passeggiando, studiando, scrivendo, meditando.

Una strana malattia
Il 1 gennaio 1822 (aveva trent’anni) è improvvisamente colpito da un strano e inspiegabile disturbo: perde la voce.
Dopo lunghe cure riesce parzialmente a riprendersi, ma non potrà più insegnare, né predicare, né celebrare messa. Gli sarà di grande confronto fermarsi in meditazione davanti ad un crocifisso che gli era particolarmente caro.
Le misteriose strade della Provvidenza conducono così Severino, nel 1823, prendersi cura di una sordomuta, l’undicenne Santa Bonvicini, che gli viene affidata dall’amico don Giuseppe Baraldi, uno dei sacerdoti più colti del tempo. La Bonvicini era stata accolta nelle “Scuole di carità” sorte in via Sant’Agostino, presso la chiesa delle Grazie e trasferite, nel 1819, in via Terranova (oggi Corso Cavour), presso la chiesa del “Paradiso”.

Facciata dell’Istituto e della Chiesa del Paradiso, disegnata da Luisella Zuccotti.

Direttore delle scuole per le bambine sorde
Nel 1824 don Severino Fabriani assume la carica di “direttore” delle scuole per le bambine sorde, coadiuvato dalle loro prime maestre: Teresa Dè Sperati e Virginia Parenti.
Sentendo il bisogno di confrontarsi con quanto già si sta facendo altrove per la riabilitazione dei sordi, nel settembre del 1825, in compagnia di don Alberto Bianchi (che nella sua villa di San Giacomo aveva cominciato, proprio quell’anno, a istruire tre piccoli sordomuti), si reca a Milano e a Genova. A Milano visita una scuola per sordi; a Genova, invece, rimare ammirato davanti ai metodi che si seguono nell’Istituto “Assarotti” e vi resta alcuni giorni per andare “come scolaro ad apprendere le lezioni”.
Questa apertura e amore per la ricerca ha caratterizzato la vita del Fabriani che, tenendosi in contatto con le più note scuole europee, adotterà, per l’istruzione delle sordomute, i metodi migliori e ad esse dedicherà studi, energie e tutto se stesso.
Dedizione ed amore richiede anche alle suore maestre della sordomute. In una famosa lettera ad esse indirizzata dirà: “Riguardi alle sordomute vestano viscere della più tenera carità… Carità dunque, zelo, pazienza quanto una madre per il più amato suo figlio, quanto un apostolo per un nuovo popolo di credenti.
La via dell’amore guadagnerà loro i cuori di queste figlie che piene di gratitudine consoleranno anche in terra i loro sudori e il rigore solo con sommo riguardo, e a misura sempre il meno che dia possibile”.

Un po’ di calvario
Le opere di Dio debbono passare fra le sofferenze e le contraddizioni. Ma è proprio cosi che Dio affina i propri strumenti e gli educa ad un crescente abbandono alla sua Provvidenza. Il 1826 è un anno triste per la piccola comunità delle “Scuole di carità”: sospetti, malignità e calunnie rendono difficili i rapporti con l’autorità diocesana. Si aggiunge una pericolosa tensione col governo ducale, mentre i problemi economici si fanno sempre più critici.
La Superiora Dorotea Malaspina ed altre sorelle, che si dedicavano alle fanciulle povere ma normoudenti della scuola, decidono di trasferirsi dal “Paradiso” in una villa di San Giacomo, alla periferia di Modena.
Al “Paradiso” restano tredici sordomute e tre sorelle maestre: Teresa Dè Sperati, Francesca Bernabei e Anna Mellini, con il loro “Padre” don Severino Fabriani.
È l’anno 1828: le suore, per la prima volta, vengono chiamate “Figlie della Provvidenza per le sordomute”.
In questo stesso anno, don Fabriano riceve dal duca di Modena la nomina a Direttore tanto della scuola quanto dell’Istituto.

L’istruzione dei sordomuti
Nell’istruzione delle bambine sorde il Fabriani si ispira alla scuola francese (o dei segni metodici o metodo mimico), come già Baraldi, e si tiene in stretto contatto con il R. Istituto dei Sordomuti di Parigi da cui riceve varie pubblicazioni. Si pone come obbiettivo il completo sviluppo della loro persona attraverso un programma scolastico che è attento all’educazione morale e religiosa, intellettuale, fisica e professionale. Garantisce loro maestre esperte nel metodo riabilitativo, nella persona delle suore che si dedicano a quest’opera con un quarto voto.
Assegna molta importanza alla drammatizzazione, con particolare preferenza per le sacre rappresentazioni (la tradizione continua ancor oggi con il “Presepe vivente”).
Un aiuto prezioso danno a don Severino tre validi collaboratori: don Alberto Bianchi, don Pietro Veronesi, futuro successore del Fabriani, e don Tommaso Pellegrini, che nel 1846 si staccherà dall’istituto per aprirne uno per i ragazzi (l’attuale istituto “Tommaso Pellegrini” di Saliceta San Giuliano). Nell’41 si aggiungerà a questi don Gemignano Corsari e poi don Pio Sirotti, nipote di Fabriani.
Viaggio a Roma
L’elezione di monsignor Luigi Reggianini a vescovo di Modena rappresenta l’occasione per un gradito soggiorno a Roma; don Severino vi reca, in un viaggio indimenticabile, nel gennaio del 1838, con don Alessandro Soli-Muratori e don Cesare Galvani. Nei “due mesi di paradiso”, come ebbe occasioni di definirli, don Fabriani rinnova il suo amore verso la Chiesa e il vicario di Cristo e rimane in costante contatto con l’Istituto attraverso una fitta corrispondenza con la superiora Teresa De’ Sperati, le suore e le “puttine”, dimostrando grande interessamento per ognuna e per i loro problemi.
L’albero cresce
Suore e alunne sono in costante aumento: nel 1845 le maestre sono sette; nel 1847 diventano nove; nel 1851 sono quattordici; quaranta le sordomute. Nel 1842 il re Luigi I di Baviera visita l’istituto e, pur restandone ammirato, insiste perché anche a Modena si passi al metodo orale (o del linguaggio parlato), molto diffuso nei Paesi di lingua tedesca e già sperimentato nella scuola di Modena, con le alunne che dimostravano una spiccata tendenza all’uso della parola, ma presto lasciato “per timore che mute e maestre ne soffrissero in salute”.
Don Fabriani, sempre alla ricerca del metodo migliore, accetta il consiglio del sovrano e spalanca le porte dell’Istituto ad un grande… specchio: lo strumento base per apprendere il corretto movimento degli organi deputati all’articolazione della parola.
Nel 1844 visita la scuola il professor Zaccala Gruel, insegnante nell’istituto francese di Caen e si augura di poter mandare a Modena le sue religiose a imparare i metodi modenesi. Nel corso degli anni il metodo orale raccoglierà sempre più consensi finché nel 1880, al Congresso Internazionale di Milano, verrà reso obbligatorio per tutte le scuole.

Le regole dell’Istituto
Desiderando definire meglio la sua opera, il Fondatore scrive il testo delle “Massime Fondamentali” e le sottopone, come voleva la prassi, al Vescovo e al Duca che poi le invieranno a Roma.
Il 20 dicembre 1844 la Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari approva l’Istituto; il successivo 9 gennaio anche il Papa Gregorio XVI concede la sua approvazione.
Le Costituzioni delle Figlie della Provvidenza verranno approvate nel 1932 in modo temporaneo e definitivamente nel 1941.

Ultimi anni e morte di Don Severino
La gioia del riconoscimento pontificio del 1845 viene presto offuscata da preoccupazioni, difficoltà, problemi che tormentano Severino Fabriani negli ultimi quattro anni di vita. Accanto alle questioni dell’Istituto (dotazione da parte del governo ducale, terremoto politico del 1848, sicurezza e indipendenza economica), c’è la salute malferma e pericolante.
Qualche conforto gli viene dal suo lavoro, dall’elezione a vescovo dell’antico compagno di studi monsignor Luigi Ferrari, dalla stima e dall’amicizia dei suoi collaboratori.
Gli ultimi anni della sua vita sono spesi per rendere la scuola sempre più rispondente alle nuove esigenze e per assicurare serenità economica all’Istituto; il Fabriani però continuerà a dedicarsi allo studio e a scrivere opere.
Alle ore cinque di domenica 26 agosto 1849 è colpito da ictus cerebrale; resta in vita fino al pomeriggio del lunedì e muore alle 17.30 del 27 agosto 1849.
Il 29 agosto ha luogo il solenne funerale nella Chiesa parrocchiale di San Domenico e la sua salma viene tumulata nei tombini sotterranei dell’Istituto. Nel 1937 le sue ceneri saranno trasferite nella Cappella.

Grandezza del Fabriani
Fabriani scrive cose dotte, ma non è soltanto letterato; insegna in Seminario e in scuole private, ma non è soltanto professore; difende con numerose e preziose opere la Religione, ma non è soltanto apologista; tutela le sordomute assicurando loro maestre e superiore, ma non è soltanto fondatore di un istituto per sordomute e di una Congregazione religiosa; se ci accostiamo un po’ di più a lui, noteremo che egli sorrideva  delle lodi che gli venivano rivolte e considerava la fama letteraria e religiosa “fumo mondano che si disperde nella luce della gloria di Dio”. La sua profonda dottrina, la sua vasta cultura non sarebbero servite a nulla, se non avesse vissuto intimamente le verità che proclamava: era talmente innamorato di Dio (è questa la sua grandezza) che scriveva per non bruciare dentro: e scriveva, senza nessuno sforzo di composizione, centinaia e centinaia di pagine, che rivelano appunto la sua anima.
Quando egli ebbe scoperto – attraverso il dolore, la penitenza, la grazia – che bisogna rinnegare il mondo per ottenere Iddio, educò suore e sordomute a mettere Dio e il suo amore al primo posto nella vita; molte di esse morirono in concetto di santità e di alcune egli stesso scrisse, per edificazione di tanti, la vita: Celestina Baraldi, Rosa Zanasi.
I suoi numerosi scritti sono ancora oggi validi documenti di un’età tumultuosa, di un animo nobile, di una mente ricca di dottrina. Fama personale a Fabriani venne, però, particolarmente dalle “Lettere logiche sopra la grammatica italiana”, un sistema pratico e semplice per insegnare la lingua italiana ai sordi.
L’opera ebbe diffusione anche fuori dei confini d’Italia… lodi e menzioni onorevoli da Accademie italiane e straniere merita anche oggi una lettura.
Lo scrittore Antonio Peretti ebbe a dire: “Se fra i libri che pure in copia da qualche anno si pubblicano tra noi, mi si chiedesse quello di cui il mio amor proprio vorrebbe farmene autore, io non esisterei punto a scegliere le ‘Lettere Logiche’ del Fabriani”.

I principali scritti di Severino Fabriani
La maggior parte dei suoi scritti è costituita da articoli comparsi su due riviste culturali, le “Memorie di Religione.
Morale e Letteratura” e le “Memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti”.
Inoltre è autore di opere di interesse teologico, letterario e scientifico. Qui si limita ai titolo degli scritti più consistenti.
“La Religione cristiana dimostrata per la natura dei suoi misteri” (Modena, Soliani, 1832).
“Lettere logiche dell’Abate Severino Fabriani al Prof.Marco Antonio Parenti sopra la grammatica italiana pe’ sordomuti” (Modena 1857).
“Primi elementi di grammatica italiana per le fanciulle sordo-mute educate dalle Figlie della Provvidenza in Modena, secondo i principi delle lettere logiche dell’ab. Severino Fabriani” (Modena, Cappelli, 1845).
“Grammatica della Lingua italiana secondo i principi delle Lettere Logiche dell’Ab. Severino Fabriani. Opera inedita compiuta ed annotata dal Sac. Giuseppe Pollastri, Istruttore nell’Istituto delle Figlie della Providenza per le Sordo-mute” (Modena, Tip. ‘Immacolata Concezione’, 1875).
La sua opera oggi
Oggi le Figlie della Provvidenza sono presenti in Italia e in Brasile. Mantenendosi fedeli all’ispirazione del loro Fondatore, si dedicano, con un voto speciale, “all’istruzione e all’educazione dei nonudenti, per sottrarli all’emarginazione, per aprirli alla conoscenza di Dio, per assegnar loro un posto autonomo ed attivo nella società”.
Esse si occupano della loro riabilitazione che, dotata di insegnanti specializzate e di attrezzature tecniche specifiche, si inserisce nel contesto socio-culturale dell’ambiente, si muove nella linea del rinnovamento, promuove la collaborazione con le famiglie degli alunni, vuole trasmettere valori autentici in costante confronto con l’attualità, persegue la finalità della formazione globale della persona dell’alunno, sotto il profilo umano e cristiano.
Nella scuola di S. Croce di Carpi, dal 1978 attuano un progetto di integrazione tra bambini audiolesi e bambini normo-udenti, con l’obiettivo di costruire una comunità scolastica nella quale entrambi i gruppi crescano serenamente insieme. Dal 1976 le Suore sono presenti in Brasile, là dove i diritti del “cittadino sordo” non vengono considerati, e vi conducono una scuola speciale per bambini sordi alla periferia di Sao Paulo.
Seguono i loro alunni fino al compimento della scuola dell’obbligo ed oltre, anche da adulti, sollecitando la loro partecipazione alla vita della comunità ecclesiale e stando loro vicino nei problemi della loro vita quotidiana.
Nigeria e Sri-Lanka saranno i nuovi campi dove le Figlie della Provvidenza porteranno il loro carisma? Novizie e giovani suore provenienti da questi Paesi lo lasciano sperare.

is008 (2000) Franco Zatini

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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

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