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Lana Terzi Francesco dei Gesuiti (Newsletter della Storia dei Sordi n.156 dell’8 gennaio 2007)

Lana Terzi Francesco dei gesuiti (Brescia, 13 dicembre 1631 – Brescia, 22 febbraio 1687) – fisico, precursore dell’aeronautica. Fissando la convenzionale data di nascita della navigazione aerea al 5 giugno 1783 (prima ascensione di un pallone aerostatico ad aria calda ottenuta in Francia dai fratelli Montgolfier) il p. Lana Terzi ha il vantaggio di un buon secolo su tale data; e se anche risaliamo al piú lontano esperimento che pare certamente riuscito (quello del p. Bartolomeo Lorenzo de Gusmâo, brasiliano, che riuscí ad alzarsi con lo stesso mezzo 1’8 agosto 1709 in Spagna) il gesuita italiano conserva un margine di almeno quarant’anni. Benché infatti il p. Lana non si sia mai alzato da terra, né, come pare certo, abbia fatto alzare alcun aerostato, egli fu il primo ad aver l’idea – nel 1670 – di risolvere il problema della navigazione aerea col mezzo di una macchina piú leggera dell’aria; non solo, l’idea fu da lui presentata cosí egregiamente che non pare azzardato ai tecnici asserire che la moderna tecnica aeronautica poggia fondamentalmente sui principi da lui dettati, inoltre fu subito cosí diffusa, che esercitò su molti una notevole influenza stimolando studi ed esperimenti. Egli fu quindi il vero precursore e l’antesignano della navigazione aerea. Nato dalla nobile famiglia bresciana dei conti Terzi, il p. Francesco Lana entrò nella Compagnia di Gesú nel 1647 a Roma, ove compí gli studi mentre si dedicava ad esperienze di fisica sotto la guida dell’eruditissimo p. Atanasio Kircher, che fondava allora il famoso museo detto da lui kircheriano (e ora Pigorini). Nel 1516 il p. Lana insegnava nel collegio di Terni con grande soddisfazione di quella città, che, in segno di riconoscimento, decretò per lui e per la sua famiglia la cittadinanza onoraria. Passò quindi a Brescia a insegnare filosofia, fisica e scienze naturali, poi a Ferrara, docente di matematica, infine di nuovo a Brescia ove fondò l’accademia dei «filesotici» composta di dotti e studiosi di matematica e fisica e pubblicò quasi tutte le sue opere. Le esperienze e gli studi cominciati a Roma col p. Kircher continuarono in tutto questo tempo (e ne sono testimonianza le relazioni e l’amicizia con Daniello Bartoli e altri insigni maestri), oltre alle sue pubblicazioni sulle osservazioni barometriche fatte a Brescia e nei dintorni, e sulla storia naturale di quella provincia. La maggior fama gli è venuta dalla sua opera intitolata «Prodromo» o saggio dell’opera maggiore, il «Magisterium naturae et artis» alla quale lavorava da tempo. In questo saggio i capitoli piú importanti sono il quinto, nel quale studia «in qual modo si possano fabbricare uccelli che da se stessi volino per l’aria» e il resto, nel quale invece tratta «del fabbricare una nave che cammini sopra l’aria a remi e a vela». Come si vede egli aveva affrontato le due soluzioni del problema: quella del mezzo piú pesante e quella del piú leggero dell’aria. Maggior fortuna ebbe in questa seconda, ideando una navicella sollevata in aria da quattro sfere cave, vuotate dall’aria: la differenza di peso tra le sfere vuote e l’aria doveva fornire la spinta ascensionale per quest’elementare aerostato munito di vela per la dirigibilità. Il p. Lana dichiara nello scritto di non aver mai potuto compiere l’esperimento per la povertà religiosa, che non gli ha permesso di spendere il «centinaio di ducati» necessari alla costruzione della macchina, ma il principio da lui ritrovato rimane giusto. E, infatti, benché i gas adoperati poi nell’aeronautica siano stati: l’aria calda dapprima, poi l’idrogeno e l’elio, il massimo di forza ascensionale sarebbe dato dal vuoto. Si è riconosciuto poi che il sistema non è praticamente utilizzabile per la difficoltà di tenuta dell’involucro e il peso che dovrebbero avere le pareti delle sfere per esser tanto robuste da resistere alla pressione atmosferica esterna. La difficoltà tuttavia non era sfuggita al p. Lana il quale aveva pur calcolato dimensioni e spessore delle sfere di rame sufficientemente robuste ma leggere. Come abbiamo detto l’esperienza non fu fatta prima dell’uscita del volume e probabilmente nemmeno dopo; ma il principio che doveva risolvere il problema della navigazione aerea fino all’avvento del motore a scoppio era stabilito e la soluzione, sostituendo il gas con il vuoto, era stata trovata. Gli studi e le esperienze si orientarono da allora in questo senso e altri realizzarono l’idea che il p. Lana aveva lanciato. Non minore fama gli compete per quanto ha scritto nei trenta e piú capitoli del «Prodromo» e nei tre volumi del «Magisterium»; e non solo per il numero grandissimo di studi, ricerche ed esperienze che descrive sui piú disparati argomenti (dalla criptografia all’educazione dei sordomuti, dall’umidità dell’aria all’agricoltura, dal contachilometri al cannocchiale, etc…), ma per la profondità, la saggezza e spesso la modernità dei criteri scientifici, che egli espone, per l’arditezza delle idee che concepisce, per l’audacia con la quale mostra di essere un ricercatore acuto e un inventore geniale. E tutto, come dichiara espressamente, non «per una sola inquieta curiosità, per solo diletto o passatempo» né «per fine di acquistarsi nome et onore, per procacciarsi ricchezze o restar vincitore nelle contese de’ letterati» ma «per esercitare il lume dell’intelletto ottenuto da Dio a fine di giovare al genere umano». La vita breve e le varie infermità non gli concessero di portare in fondo nemmeno la sua maggiore opera, della quale il terzo volume, che non doveva esser l’ultimo, uscí postumo; tuttavia i suoi scritti e le sue esperienze, con la fama che ebbe nella Compagnia e fuori, ne fanno uno degli uomini piú rappresentativi del suo tempo.
Segnalato: Giuseppe Bolzoni (2007)

nw156 (2007)


Newsletter della Storia dei Sordi n.156 dell’8 gennaio 2007

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