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Mons. Luigi Moneta: la vita per i Disabili (Newsletter della Storia dei Sordi n. 274 del 22 giugno 2007)

Luigi Moneta era nato a Lecco nel 1886 e si era formato al sacerdozio, prima dell’ordinazione nel 1910, tra Monza e il Seminario Maggiore di Milano, contraddistinto, all’epoca dell’episcopato del Card. Ferrari, da intenso spirito pastorale e da una forte vocazione al servizio del territorio pur rispettando l’autonomia e la dignità della dimensione civile. Nella Milano dei parroci e della carità privata, avversi alla riforma crispina delle “opere pie”, il neosacerdote Moneta fu mandato a Cerro Maggiore a dirigere l’Istituto Marelli dell’Immacolata consacrato dal 1906 al sostegno a sordomute, cieche e deficienti bisognose di aiuto. Fu assistente della Casa lavoro per sordoparlanti, aperta nel 1897, entrambi emanazioni dell’Istituto San Vincenzo per l’educazione dei deficienti fondato in Via Copernico a Milano da Don Luigi Casanova, presso il quale egli rimase fino al 1919. Nel 1914 era stato chiamato a dirigere anche l’Istituto nazionale medico-pedagogico della città , tra i cui collaboratori vi era padre Agostino Gemelli, operante nel vicino Laboratorio di psicopedagogia emendatrice.
Nell’ottobre 1919 Moneta venne nominato direttore dell’Ospizio della Sacra Famiglia, che contava allora 586 disabili. Conosciuta la realtà degli inabili al lavoro e della campagna come coadiutore a Cimnago, si trasformò presto da tiepido confessore in ardente responsabile della giovane istituzione della periferia milanese. In quella che fu definita la “Villa dei Poveri” della “campagna dimenticata dalla pubblica beneficenza”, come scriveva il fondatore don Pogliani, Moneta operò e si adoperò per tutta la vita.
Sull’esempio del predecessore, la sua fu una carità cristiana sostenuta da pragmatismo e coraggio imprenditoriale, manifestati in una serie di innovazioni: dal bollettino “Ospizio Sacra Famiglia” del neodirettore, al nuovo regolamento interno del 1921, anno in cui Achille Ratti benedisse la prima pietra del nuovo padiglione che gli sarebbe stato intitolato. Nel 1949, il Card. Schuster si congratulava con Mons. Moneta per i trent’anni di rettorato. Nel 1951 veniva inaugurato il nuovo padiglione per piccoli cronici “Casa Ss. Innocenti”, senza contare che l’Istituto già gestiva altre case in Lombardia, Piemonte e Liguria.
Al centro di un’azione talora febbrile e sempre costante fino alla morte nel 1955 Moneta poneva la valorizzazione e la cura umana e religiosa degli inabili: “Vi è una parte rilevante del lavoro che qui si compie, dedicato alla redenzione di esseri che fuori dall’Ospizio non avrebbero trovato né considerazione né valorizzazione… noi ritorniamo alla società diverse centinaia di bambini che frequentano le scuole differenziali, o le scuole di avviamento professionale e l’apprendistato, nel quale tanti giovinetti ritrovano se stessi e la propria idoneità a una occupazione proficua.” Ogni aspetto di tale attività risponde ai dettami della carità evangelica, sempre capace di rinnovarsi, come scrive: “La carità cristiana che una volta si esprimeva con l’aiuto vicendevole, da uscio a uscio, in questi tempi di approfondita organizzazione sociale, ha la sua espressione nella organizzazione di questi grandi Istituti che nel nome di Cristo accolgono i “poveri del Vangelo, per inserirli come elementi fecondi nella vita sociale onde si possono orientare verso il fine ultimo dell’uomo che è l’amore di Dio.”

Fonte: Luigi Moneta. Un prete ambrosiano per un miracolo di carità, a cura di Edoardo Bressan (Milano: Vita e Pensiero, 1996)
Piero Rampi, L’Ospizio S. Famiglia per incurabili fondato dai sacerdoti D. Pogliani e L. Moneta, in Preti ambrosiani a servizio dei poveri, a cura di Vittoria Folli (Milano, NED, 1981)

Segnalato, con immagine degli Istituti di Luigi Moneta, da Giuseppe Bolzoni – nw274


Newsletter della Storia dei Sordi n. 274 del 22 giugno 2007

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