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Comunicazione (Newsletter della Storia dei Sordi n. 433 del 25 febbraio 2008)

La comunicazione
(dal lat. cum = con, e munire = legare, costruire e dal lat. communico = mettere in comune, far partecipe) va intesa anzi tutto come un processo di trasmissione di informazioni (secondo il modello Shannon e Weaver).
In italiano, comunicazione ha il significato semantico di “far conoscere”, “render noto”.
In tedesco, il termine Mitteilung mantiene la radice latina mettere in comune. La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far sì che il ricevente pensi o faccia qualcosa (Grice, 1975).

Poiché il termine viene impiegato in contesti assai diversi,dalla filosofia alla sociologia alla psicologia, alla biologia, alla teoria dell’informazione, si rivela difficile offrire una definizione che sia da un lato significativa, dall’altro valida in ogni contesto.

La filosofia si è occupata, nel caso di alcuni pensatori, di svolgere il problema della comunicazione con particolare riferimento alle modalità più opportune di svolgere e diffondere il senso del pensiero filosofico stesso. Esempi di queste riflessioni si trovano in Socrate (Il dialogo: sommo bene) e Platone; il tema è poi trattato esplicitamente in Kierkegaard (Comunicazione d’esistenza)e in pensatori più recenti, come ad es. Wittgenstein o Derrida.

Comunicazione puó significare cosí sia il quotidiano parlare assieme delle persone, sia pubblicitá o pubbliche relazioni. Gli agenti della comunicazione possono essere persone umane, esseri viventi o qualsiasi altra “cosa”: se infatti è colui che “riceve” la comunicazione ad assegnare a questa un significato (Friedemannn Schulz von Thun, Ludovica Scarpa), è evidente come la potenzialitá creativa dell’essere umano possa sempre assegnare significati ad ogni cosa, collegando il sistema comunicazione alle due caratteristiche dell’essere umano: l’ immaginazione e la creazione di simboli.
È tuttavia argomento di discussione se la comunicazione presupponga l’esistenza di coscienza, o se si tratti di un processo che può avvenire anche tra macchine.

Il concetto di comunicazione comporta in ogni caso la presenza di un’interazione tra soggetti diversi: si tratta in altri termini di una attività che presuppone un certo grado di cooperazione. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le direzioni e, secondo alcuni, non si può parlare di comunicazione là dove il flusso di segni e di informazioni sia unidirezionale. Se un soggetto può parlare a molti senza la necessità di ascoltare, siamo in presenza di una semplice trasmissione di segni o informazioni.

Nel processo comunicativo che vede coinvolti gli esseri umani ci troviamo cosí di fronte a due polarità: da un lato la comunicazione come atto di pura cooperazione, in cui due o più individui “costruiscono insieme” una realtà e una verità condivisa (la “struttura maieutica” proposta da Danilo Dolci); dall’altro la pura e semplice trasmissione, unidirezionale, senza possibilità di replica, nelle varianti dell’imbonimento televisivo o dei rapporti di caserma. Nel mezzo, naturalmente, vi sono le mille diverse occasioni comunicative che tutti viviamo ogni giorno, in famiglia, a scuola, in ufficio, in città.

Il concetto di feedback, o retroazione, centrale nella cibernetica, ha un ruolo fondamentale anche nei processi comunicativi. Possiamo individuare nella qualità della retroazione, e nel modo in cui il feedback viene valorizzato nel processo comunicativo nel suo complesso, un segnale per una “buona comunicazione”. In tal caso si puó dire che il significato di una comunicazione sta nel suo risultato – ed è indipendente quindi dalle intenzioni dei partecipanti (come accade di dover sperimentare amaramente nella vita quotidiana). Vedi anche la voce: ascolto. Da Wikipedia 29.1.08

nw433


 

Newsletter della Storia dei Sordi n. 433  del  25 febbraio 2008

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