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Cuneo: Guido Miglio, il pittore ritrovato (Newsletter della Storia dei Sordi n. 630 del 22 gennaio 2009)

Cuneo: Guido Miglio, il pittore ritrovato. Pare annoiarsi, il custode della Sala Meinero di Corso Dante 41. E’ la prima delle due domeniche di mostra e, poco prima delle sedici, la sala espositiva è deserta. Lui è su, al piano di sopra, sta alla scrivania e verosimilmente non vede un gran andirivieni. Un vero peccato. Le telecamere a circuito chiuso hanno forse sostituito quella che un tempo era magari una necessità: la presenza di qualcuno in sala; non si sa mai! Qualche scalmanato…

Così, l’arrivare nel grande spazio espositivo in perfetta solitudine è ad un tempo splendido e disarmante. Splendido perchè l’attenzione non è distolta da alcunchè. Disarmante perchè si è soli con un’arte ancora sconosciuta, senza appoggi se non quelli, utilissimi, di una biografia vergata con certosina perizia e talmente preziosa da farne, in quest’articolo, una vera e propria icona che accompagna le impressioni qui raccolte e viene fornita a fine articolo in formato fotografico per meglio rendere, attraverso il percorso biografico, l’idea di un pittore non cuneese che grazie a colui che il Presidente della Provincia, Raffaele Costa, ha definito cuneesissimo(nel saluto che accompagna il catalogo della mostra), ha potuto essere salvato per così dire dall’oblio di una casa alessandrina ormai disabitata e chiusa. Fiorenzo Prever, questo il nome del mecenate che ha salvato l’intera produzione di questo artista che fu allievo di Casorati e che nel colore e nelle forme gode di una propria autonomia che lo caratterizza.

I titoli, poi, non secondari a parere di chi scrive queste righe per poter marcare profondamente una situazione, assumono spesso una loro incisività che arriva dal non canonico, che ti lascia favorevolmente incuriosito. E’ il caso de LA FORNACE ISOLATA, che celebra la produttività in un contesto, appunto, di isolamento circostante. Isolamento che indubbiamente ha pesato nella vita del sordomuto artista. Capace forse, questo stato, di portarlo ad un legame stretto con le opere. Lo si coglie nelle espressioni di un cavallo molto curato dal punto di vista del colore ma ancor più dell’espressione quasi malinconica, davvero toccante. Che dire poi di un LE RAPE DISORDINATE che assurgono per via dell’etichettatura data, evocante una certa libertà, a paradigma di una distribuzione nello spazio che non segue i canoni rigidi di certa natura morta! Anche la ZUCCA BOTTIGLIA è un altro modo per descrivere in modo originale un prodotto che non sta negli schemi, che è stato prediletto da madre natura per forma e per colore, vista anche la riuscita della parte pittorica. Infine è interessante notare come ARLECCHINO e SAN GIACOMO MAGGIORE, che dovrebbero appartenere a due classi ben distinte da un punto di vista del vissuto, hanno una una comunanza di sguardo che non sfugge. Paiono entrambi evocare l’altro, colui che non è presente. E mi si perdoni se, come ho già detto in apertura, non siano la rappresentazione non voluta di quel vuoto che (ed il pensiero va ai numerosissimi cataloghi che giacciono pesantemente a terra ancora imballati, visto che quelli a disposizione all’ingresso paiono bastare per i flussi odierni) mostre come questa, purtroppo non evocanti richiami consolidati finiscono, purtroppo, per rappresentare quando si fanno i conti con le presenze. L’augurio è che, al di là dell’andamento delle visite, che ci si augura possano crescere, sia percepita l’assoluta originalità di questo pittore che, contraddicendo il sotto-titolo della mostra che lo dipinge retoricamente come ‘scomparso da sempre’, è bene rimanga nel novero degli artisti piemontesi ed abbia modo di essere ancora apprezzato altrove.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 25 gennaio, con il seguente orario: dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; sabato e domenica dalle 15 alle 19. Sala Meinero, Palazzo della Provincia. Corso Dante 41, Cuneo
Marco Roascio            
Fonte: targatocn.it

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Newsletter della Storia dei Sordi n. 630 del 22 gennaio 2009

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