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Il Parlamento europeo approva la direttiva antidiscriminazioni (Newsletter della Storia dei Sordi n. 673 del 3 aprile 2009)

Il Parlamento europeo approva la direttiva antidiscriminazioni.
Interverrà negli ambiti della disabilità, dell’età, del genere, dell’orientamento sessuale e del credo religioso in tutti i settori lasciati scoperti dalle precedenti direttive. Il provvedimento è ora al vaglio del Consiglio dei governi Ue.
BRUXELLES – Nonostante l’opposizione dell’ultimo minuto del gruppo di centro-destra dei popolari europei (Ppe), la direttiva orizzontale anti-discriminazioni è riuscita a passare al vaglio del Parlamento europeo con 363 voti a favore e 226 contrari. La direttiva, se riceverà l’approvazione anche da parte del Consiglio dei governi Ue, servirà a proteggere dalla discriminazione sulla base della disabilità, dell’età, del genere, dell’orientamento sessuale e del credo religioso in tutti i settori lasciati scoperti dalle precedenti direttive anti-discriminazione. Queste riguardavano solo il mercato del lavoro, l’origine etnica e l’uguaglianza di trattamento tra uomo e donna. La nuova direttiva orizzontale dovrebbe porre fine quindi alle discriminazioni per l’accesso all’abitazione, ai servizi socio-sanitari, all’educazione, ma anche a spettacoli, musei, spettacoli sportivi, ecc.

Quasi tutti i deputati del centro-destra hanno votato contro la direttiva, adducendo come motivazione il fatto che avrebbe introdotto moltissimi orpelli legali e amministrativi difficili da sostenere per le piccole e media imprese (pmi), o per fornitori di servizi di piccole dimensioni. Per calmare questi timori, è stato approvato un emendamento che esclude le pmi. Esclusi anche i settori di pubblicità e media, per il rischio di vedere giudicate come discriminatorie campagne pubblicitarie o programmi Tv che giocano sulle differenze di genere, età, orientamento sessuale o credo religioso.

La direttiva coprirà anche i casi di discriminazione multipla (ovvero quando più fattori di discriminazione si sommano, come potrebbe succedere a una omosessuale anziana e disabile) e per associazione (quando si vieni discriminati per il legame che si ha con una vittima di discriminazione, come potrebbe succedere ai famigliari di un disabile).

Previste altre eccezioni, come nel caso dell’accesso a istituzioni scolastiche religiose (a patto che siano differenze proporzionali e necessarie). Inoltre, assicurazioni e banche potranno continuare a differenziare la loro offerta sulla base dell’età o della disabilità del cliente, finché queste rappresentano un fattore determinante per la valutazione del rischio. Altre discriminazioni basate sull’età rimarranno legittime, come per la vendita di alcol, l’utilizzo di armi, o per la patente di guida. D’altra parte però, i deputati chiedono che giovani e disabili possano godere di tariffe agevolate all’accesso a trasporti, sport e cultura.

L’opposizione dei popolari ha scatenato una risposta scandalizzata da parte dei gruppi della sinistra. La socialista belga Véronique De Keyser ha accusato in un comunicato i popolari di prendere in ostaggio i diritti dei disabili per usarli contro gli omosessuali. Infatti, all’inizio dell’iter legislativo il Ppe aveva proposto che la direttiva coprisse solo la disabilità, probabilmente per accontentare l’ala cristiana del gruppo, decisamente restia nel riconoscere i diritti degli Lgbt (lesbiche, gay, trans e bisessuali) a livello europeo. C’è infatti il timore che questa direttiva possa essere usata come grimaldello per vedere riconosciuti i diritti delle coppie omo sposatesi nei paesi dove ciò è permesso anche nel resto dell’Ue. Per i socialisti però “non possiamo fare una gerarchia delle discriminazioni, ritenendo quelle contro i disabili più gravi rispetto a quelle contro gli omosessuali o le persone di altre religioni”.

I deputati tengono comunque a sottolineare che la direttiva non avrà alcuna incidenza sul diritto di famiglia, sulla laicità dello Stato, sull’organizzazione dei curricula scolastici o sulle differenze di trattamento basate sulla nazionalità, lasciando completamente inalterato l’equilibrio di divisioni tra Unione europea e Stati nazionali. Il voto contrario del Ppe, se non fosse stato contrastato da quello favorevole del gruppo Alde (liberali) avrebbe dato un colpo pesantissimo alla direttiva, mettendola seriamente a repentaglio. Anche se non ha potere legislativo in materia (ma soltanto consultivo finché il Trattato di Lisbona non entrerà in vigore), un no da parte del Pe avrebbe dato un motivo in più per rigettare la direttiva a quei governi meno propensi a riconoscere i diritti dei ‘diversi’. Matteo Manzonetto Fonte: superabile.it  nw673


 

Newsletter della Storia dei Sordi n. 673 del 3 aprile 2009

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