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Sordomuta bocciata all’esame. Il Tar: può ripetere la prova

Sordomuta bocciata all’esame. Il Tar: può ripetere la prova.

La scuola l’ha bocciata all’esame di riparazione di matematica e Irene, studentessa sordomuta, sta ora ripetendo il quarto anno di studi in scienze sociali. Ma il Tar lombardo ha deciso che la verifica dello scorso settembre va rifatta. Nell’esaminare la 19enne – dice l’ordinanza del giudice – i professori non hanno tenuto conto della sua disabilità, che per legge comporta il diritto a tempi più lunghi per fare il compito e all’assistenza di un insegnante di sostegno.

«Sono felice – dice Irene Erbizzoni, che sente grazie a un apparecchio acustico – giustizia è fatta, dopo tante sofferenze». E se il suo avvocato Filippo Facino parla di «riconoscimento da parte della giustizia delle carenze della scuola nella gestione dell’handicap», Paola Tieri, preside dell’istituto Besta, non ci sta. E in una relazione contrasta le accuse rivolte alla scuola. Nel sospendere l’esito dell’esame, il giudice sostiene che il provvedimento di bocciatura «non contiene riferimento al piano educativo individualizzato. .. né indica quali attività integrative e di sostegno siano state svolte», invece previsti dalla legge 104 del 1992 sulla disabilità.

La ragazza è arrivata al Besta nell’ottobre 2008, dopo due bocciature in classi diverse alla scuola paritaria. Al primo quadrimestre dello scorso anno aveva quattro materie insufficienti, ridotte a fine anno alla sola matematica, in cui è stata rimandata. Ma è andata male: voto fra il 3 e il 4 sia allo scritto sia all’orale. «Irene è stata penalizzata – dice Angelo, il padre pensionato – le è stato fatto pagare un rapporto non buono con alcuni insegnanti». Ora Irene, che vive a Brugherio con la famiglia, attende che la scuola fissi la data per rifare l’esame. «Penso solo a studiare», dice con una parlata resa sicura da quell’apparecchio acustico che le permette di sentire, ma che non può portare per oltre due ore consecutive (ed è questo l’altro addebito fatto alla scuola: durante la prova la ragazza lo avrebbe tenuto per più tempo).

Bruna Sinnone, preside del Besta al momento dell’iscrizione della ragazza nel 2008, racconta: «La famiglia non ci aveva parlato della sua disabilità, e senza accorgerci di nulla la avevamo bocciata all’esame di idoneità. Dopo averlo saputo, la abbiamo ammessa». La preside Tieri sostiene di avere fatto richiesta per un insegnante di sostegno, una volta accertato l’handicap, che il provveditorato non avrebbe però soddisfatto perché «caso di handicap compensato dalla capacità di interagire».

Franco Vanni. Fonte: Repubblica.it (8 gennaio 2010)

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