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Le volontà del conte Bonoris. Perpetua inalienabilità della proprietà

Le volontà del conte Bonoris: «Perpetua inalienabilità della proprietà». È scritto nero su bianco

Il testamento del conte Bonoris. Un testamento corposo: il conte Bonoris era ricchissimo. Assai generoso oltre che uomo di buon cuore perchè lasciò l’immensa proprietà immobiliare alla Congrega della Carità affinchè la gestisse a beneficio esclusivo di coloro che ne avevano necessità. Sono cambiati i tempi ma non lo spirito con cui viene gestito un patrimonio considerevole a favore dei meno abbienti. Un testamento che in parte riguarda Verona, e in particolare la destinazione della tenuta di caccia. Le volontà e poi una postilla del 29 marzo 1923. La riportiamo integralmente.

«La tenuta detta dei Cervi in Comune di San Zeno Montagna pure restando di proprietà della erigenda Fondazione che porterà il nome della mia famiglia sarà data in godimento all’istituto dei sordomuti di Verona perchè ne faccia una specie di colonia agricola per sordomuti poveri e con speciale riguardo a quelli di questi che fossero di gracile costituzione. Tutte le norme regolamentari riguardanti la costituzione della colonia agricola dovranno essere approvate dal consiglio di amministrazione della Fondazione che avrà sempre il diritto ed il dovere di assicurarsi e provvedere al funzionamento morale e materiale della colonia». Poche pagine dopo il «letteral tenore» della disposizione: «Anche l’intera tenuta detta dei Cervi passerà in proprietà della mia Fondazione e pure per essa la Fondazione provvederà al vincolo della sua perpetua inalienabilità. Detta tenuta però sarà data in godimento e sfruttata dall’istituto dei sordomuti poveri della provincia di Verona la quale con speciale statuto e regolamento da approvare dalla rappresentanza della Fondazione vorrà costituire una specie di colonia agricola per detti sordomuti poveri. (…) La villa con le sue adiacenze così come si troverà al momento della mia morte con tutti i mobili e i suppellettili non potrà mai essere occupata dagli amministratori della Fondazione nè dai dirigenti della colonia ma essere concessa in affitto a titolo di villeggiatura». Si liberò di tutto, dai vestiti agli argenti ai mobili. Di tutto tranne che degli arredi della villa della tenuta «deve rimanere come accessorio della villa stessa».

Fonte: arena.it

 

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