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Le Suore Sordomute del Sacro Cuore di Maria di Torino (1848)

Il giornalino della Piccola Missione per i Sordomuti “La Domenica del Sordomuto” nel 1952 cita il titolo: Le Suore sordomute esistono da più di un secolo (Autore: I.Felici).
Quando il Padre Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) presentò alle Suore Vincenzine la prima sordomuta accettata disse: “Queste creature non sentono e non parlano, eppur everrà un tempo in cui ci sarò nella Piccola Casa un monastero di sordomute che giorirà e darà molta lode al Signore”.
Il tempo auspicato da Fontatore Santo é venuto: ed é venuto fin dal 1848, cioé fin da quando il Padre Luigi Anglesio, dopo maturo esame e dopo di aver pregato e fatto pregare, nella festa del nome di SS. di Maria, con le prime dodici aspiranti formò il monastero delle Suore Sordomute che chiamò del Sacro Cuore di Maria.
Sono vstite di un abito azzuro e portano in testa un velo color verde chiaro. Emettono i Santi voti, che rinnovano due volte all’anno, vivono in clausura sotto la direzione delle Suore Vincenzine, emulando le claustrali più ritirate e devote ed hanno per scopo di offire ogni giorno al Cuore Immacolato di Maria, le preghiere, le penitnze, i  Sacramenti ed opere buone per tutti i missionari e gl’infedeli del mondo.
Dunque fan parte del “Cottolengo che prega ed espia”; ma fan parte del “Cottolengo che lavora”, e non soltanto per quelle cinquantamila SS. Particole che settimanalmente confenzionano e ritagliano, offrendo ciò materia al Prodigio dei Prodigi, la SS. Eucarestia.

San Giuseppe Benedetto Cottolengo

Bisogna poi osservare gli amitti, i purificatoi, i corporali… come  son piegati, come son stirati, come son ricamati!… Le trine dei amici e delle tovaglie d’altare… Capolavori, come da esposizione!.
E i paramenti?! Vi sono paramenti preziosi gelosamente custoditi in appositi armadi come quelli detti della “Beatificazione” e  Canonizzazione” del Fondatore, del “Rosario”, dello “Spirito Santo”,,, Questi autentici capolabori si devono di operosità, di zelo e di sacrificio delle Suore Sordomute del Sacro Cuore di Maria, lo scopo delle quali (scopo materiale da aggiungersi a quello spirituale già accennato) é, oltre alla preparazione delle Ostie e Particole, la distribuzione quotidiana del vino per le SS. Messe, il cambio degli amitti e purificatoi, il bucato con la stiratura di quanto serve all’altare e la confenzione dei sacri paramenti. Dipingono con rara maestria, confenzionano stole, veli omerali, preparano le relique del Santo Fondatore. La Cappellina é un gioiello; se la son decorata da sè.

“E’ la carità di cristo che ne fa delle lavoratrici preziose – non di rado delle artiste bere e proprie – che anche con l’arte, come con la preghiera, onorano Dio e lo avvicinano all’occhio e all’anima dei fratelli di sventura”.

Nel 1984 la rivista dell’Opera Gualandi pubblicò l’articolo scritto dal Padre Vincenzo Di Blasio avente per il titolo “150 anni fa iniziava a Torino l’opera del Cottolengo a favore dei sordomuti: le suore sordomute del Cuore di Maria”.
1. Tutti bene o male conoscono la straordinaria carità di San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842). Pochi sanno però della sua delicata attenzione per i « sordomuti», cui volle dare una casa e un pò d’istruzione.
I biografi del fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza parlano diffusamente della istituzione delle « tre famiglie di sordomuti e sordomute», ma in genere non fissano la data di inizio.
Sappiamo però da un manoscritto del 2° successore del Santo, il Can. Domenico Bosso, che le sezioni per i sordomuti ebbero inizio nel settembre del 1834,un secolo e mezzo fa.
Esse furono avviate grazie all’aiuto del Cav. Gonella e all’opera intelligente di un giovane sordo, Paolo Basso, istruito nell’Istituto Assarotti di Genova, il quale prese poi l’abito dei Fratelli di S. Vincenzo.

2 – Un giorno il Cottolengo accettò una bambina sordomuta, Maria Margherita Bosso, la quale non stava volentieri nella Piccola Casa e spesso piangeva. Il Santo andò a trovarla, le mise una mano sul capo e rivolgendosi alla Superiora della famiglia, «Ti raccomando — le disse — questa fanciulia diventerà qualcosa di buono e non morirà semplicemente sordomuta».
Infatti crebbe un vero gioiello: a soli sette anni fu ammessa alla prima comunione e a tredici entrò fra le religiose sordomute del Cuore di Maria.
Prese il nome di Suor Maria della Visitazione e morì in fama di santità.
La famiglia delle Suore sordomute, profetizzata dal Cottolengo, fu istituita dal suo successore, il P. Luigi Anglesio, il 12 settembre del 1848.

 3 – Attualmente al Cottolengo di Torino non c’è più la scuola per i sordomuti, ma le suore del Cuore di Maria sono ancora là a testimoniare che anche i sordi sono chiamati alla perfezione evangelica e possono coltivare il germe della vocazione religiosa.
In una lettera per le feste di Natale mi confidavano però la loro preoccupazione per la Comunità che si restringe.
Ma lasciamo una volta tanto un po’ di spazio a loro:

« … Non abbiamo nessuna postulante e siamo ridotte al numero di quarantatre, mentre una volta eravamo una sessantina. Non ci perdiamo di coraggio però, preghiamo senza stancarci nella speranza che il Padrone della messe susciti nuove vocazioni.
Un tempo nella nostra Comunità si conduceva una vita ritirata, di stretta clausura, ora con le nuove Costituzioni abbiamo assunto vita attiva e caritativa apostolica, in tutto come la Congregazione delle Suore Cottolenghine e alcune di noi già prestano servizio nelle corsie.
« Essenzialmente però la nostra vita è rimasta conte l’ha voluta il nostro Fondatore, è nostro compito preparare le ostie e il  vino per la S.Messa,lavare, rammendare e stirare la biancheria, ricamare, confezionare e riparare paramenti sacri; un lavoro che unito alla preghiera assomiglia un po’ a quella della Madonna al tempio…
« Per esercitarci nella parola, in diverse occasioni e feste della Comunità, facciamo dei teatrini che ci tengono allegre e infervorano lo spirito. Ci è permesso la visita ai nostri familiari e quindici giorni di vacanza nella colonia alpina o al mare. Di tutto siamo grate alla Divina Provvidenza.
« Ricordiamo sempre al Signore e alla Madonna tutti i sordomuti d’italia e dei nostri Istituti perché incontrino persone che animate dalla carità di Nostro Signore si adoperino ad aiutarli, a guidarli e a formarli a una vita più umana e cristiana. Così più facilmente potranno sorgere le vocazioni alla vita religiosa, vita di sacrificio, di rinuncia, ma pur tanto bella!
Se le ragazze sordomute potessero comprendere quanto sia bella questa vita passata al servizio del Signore, tra il lavoro e la preghiera e in santa armonia, chissà quante vocazioni in più ci sarebbero!».

 Purtroppo non a tutti è dato di capire i segreti di Dio, lo disse anche Gesù: « Chi può intendere intenda ».

 Speriamo che l’appello delle Suore Sorde di Torino non cada nel nulla.

Durante la visita pastorale che il Papa, Giovanni Paolo II, ha fatto alla città di Torino domenica 13 aprile 1980 si recò, tra l’altro, al famoso Istituto Cottolengo che fu fondato, in quella città dal Canonico Giuseppe Benedetto Cottolengo, poi diventato santo. Il medesimo Istituto, come si sa, accoglie gli esseri umani più infelici e segnati dalle sventure, dalle malattie, dalle minorazioni e dalle anomalie d’ogni genere, e li assiste e li cura amorevolmente, cercando di recuperarli, per quanto é possibile, almeno alla solidarietà umana e all’amore dei cristiani.

Fra le suore che operano all’Istituto Cottolengo di Torino dedicandosi all’assistenza e al sollievo delle sofferenze umane, ve ne sono alcune sordomute. Durante la visita del Papa in quell’Istituto, il gruppo delle Suore Sordomute si mise dove potevano vedere bene da vicino il Santo Padre, reggendo un cartello dove era scritto: “Santo Padre, non possiamo udirti, perché siamo sordomute, ma possiamo vederti e ti ringraziamo di essere venuto tra noi”.

Il giornale dove ho letto la notizia non dice se il Papa si sia avvicinato alle suore sordomute e se abbia cercato di comunicare con loro, magari a gesti o attraverso la lettura labiale. C’é da suppore di si, perché un Papa, quando si accorge di avere vicino a sé dei sordomuti, non tralascia di rivolgere a loro la sua attenzione e la sua comprensione, il suo confronto e la sua benedizione. Non é, il Papa, il Vicario di Cristo?. Di Colui, cioé, che ridette l’udito e la parola ai sordomuti. Ricordate il famoso eposodio del Vangelo?. Quando Gesù mise un pò di saliva sulle orecchie del sordomuto e pronunciò la parola “Ephpheta” che significa “apriti”. Da quel momento e per quel fatto evangelico il sorodmuto é diventato il prototipo, un simbolo della sofferenza e della emarginazione umana, nonché un testimone dell’amore e della predilezione di Cristo per i sofferenti, gli emarginati, i deboli, gli infelici, i minorati, i poveri, gli indifesi. Inoltre, il sordomuto del Vangelo, e la sua guarigione miracolosa, stanno a significare anche la sordità del mondo, e spesso della società, alla Parola di Dio, alla legge dell’amore e della fratellanza umana, alle esigenze e ai diritti dei sofferenti e degli emarginati: e che senza la fede in Dio, senza il suo aiuto, e senza l’osservanza dei suoi comandamenti, che si comprendiano nell’amore, non é possibile risolvere in profondo i problemi dell’uomo, della società, del mondo intero, della storia, dell’esistenza umana.

Noi possiamo vederti” hanno detto quelle Suore Sordomute a Papa Giovanni Paolo II. E attraverso gli occhi di quelle anime semplici e piene di fede e di amore, passa l’udito dell’anima, il sentimento dell’anima, la vita dell’anima. Il che é tutto. Che bisogno c’é di guarigione fisiologica? (G.R.) – re023


Le Suore Sordomute di Sacro Cuore di Maria di Torino (1848)

Per informazioni: www.cottolengo.org

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