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Non discriminare sui test uditivi

L’ipoacusia congenita grave-profonda ha conseguenze importanti sullo sviluppo del linguaggio e sullo sviluppo cognitivo e globale del bambino. Questi problemi però si potrebbero evitare o almeno limitare, attraverso una corretta terapia riabilitativa con protesi acustiche applicate tempestivamente e, in seguito , se necessario, con impianti cocleari (a una o a entrambe le orecchie).

Tali provvedimenti, se accompagnati a un adeguato trattamento di riabilitazione logopedica, consentono ai bambini l’acquisizione e lo sviluppo del linguaggio con tappe e caratteristiche in molti casi in linea con quelli dei coetanei senza problemi di udito.

Per ottenere buoni risultati la conferma dell’eventuale ipoacusia deve però avvenire entro il terzo mese di età. A questo scopo i neonati che non superano i test di screening alla nascita vengono sottoposti sin dalle prime settimane di vita a un accurato protocollo di diagnosi audiologica con test elettrofisiologici, e, nei mesi successivi anche con prove audiometriche comportamentali. Gli apparecchi acustici, quando indicato, possono essere utilizzati già a partire dai due-tre mesi di età del bambino.
Nei casi di ipoacusia grave-profonda, qualora non si ottengano benefici sufficienti attraverso la protesi, si procede eventualmente all’installazione di un impianto cocleare unilaterale o bilaterale a un’età compresa tra i 10 e i 18 mesi. La scelta dipende oltre che dall’entità della perdita dell’udito, anche dai risultati ottenuti con le protesi acustiche sia in termini di recupero uditivo sia di sviluppo comunicativo-linguistici .
 Anche la famiglia ha un ruolo importante in questo percorso e dovrebbe essere affiancata fin da subito da specialisti in logopedia e da psicologi che la seguano durante la fase di adattamento da parte del bambino, nel corso della quale la protesi acustica viene progressivamente perfezionata per rispondere al meglio alle esigenze del piccolo paziente. L’attuazione di programmi di screening audiologico neonatale su tutto il territorio, permetterebbe di selezionare in ogni parte del nostro Paese i neonati con sospetta ipoacusia.
 A oggi però, in Italia, non esiste una normativa nazionale sullo screening, anche se, di fatto in diverse Regioni è obbligatorio. La generalizzazione di questa procedura permetterebbe di rimediare a una discriminazione di fatto nelle possibilità di recupero da una condizione gravemente invalidante.
di Stefano Berrettini,
Responsabile U.O. Otorinolaringoiatria Azienda ospedaliera universitaria Pisana
Fonte: il corriere della sera
 
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