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I disturbi dell’udito non curati costano oltre 700 miliardi all’anno

Allarme dell’Oms in occasione della Giornata mondiale che si celebra il 3 marzo. In Italia, l’impatto socio-economico stimato è di 21 miliardi di euro.

Un “macigno” da 750 miliardi di dollari (circa 710 miliardi di euro). È il peso economico dei disturbi dell’udito trascurati, che in un anno raggiunge una cifra pari al prodotto interno lordo di un Paese come l’Olanda ed è pari alla somma della spesa sanitaria di Brasile e Cina: una spesa per il sistema sanitario compresa tra i 67 e i 107 miliardi di dollari, un costo in termini di perdita di produttività e disoccupazione pari a circa 105 miliardi, un costo sociale risultante dall’isolamento e dalle difficoltà di comunicazione e di integrazione di circa 573 miliardi di dollari e un investimento per il sopporto formativo dei bambini con problemi di udito di 3,9 miliardi. Un impatto impressionante, che si stima superi i 21 miliardi di euro all’anno in Italia e i 178 miliardi di euro nell’Unione Europea. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Udito 2017 (si celebra il 3 marzo), sottolinea come sia il momento di agire contro i disturbi uditivi (“Action for hearing loss: make a sound investment”, “Agire sulla perdita di udito – Fare un buon investimento”, gioca sul doppio significato di “sound”). Contrastare l’ipoacusia è infatti necessario per limitare gli impatti legati a isolamento e difficoltà di comunicazione , perdita di produttività sul lavoro e difficoltà scolastiche.

Contro l’isolamento e la depressione

Si tratta di uno “spreco uditivo” enorme, dicono gli esperti. «La funzione uditiva svolge un ruolo centrale in tutto l’arco della vita delle persone e ignorare eventuali deficit può avere un grosso impatto a livello sociale e, dunque, economico — spiega Carlo Antonio Leone, direttore Unita Operativa Complessa Ospedaliera di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-facciale, Ospedale Monaldi Napoli, presidente della Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale — . Ad esempio, i problemi dell’udito rendono difficile comunicare e possono favorire l’isolamento e la depressione, determinando così anche un possibile aumento del consumo dei farmaci antidepressivi. Da non sottovalutare poi l’impatto che l’ipoacusia può avere a scuola e sul lavoro, influenzando negativamente le performance e determinando in alcuni casi il pensionamento anticipato. Inoltre i deficit uditivi possono accelerare, in particolare nei soggetti anziani, il decadimento cognitivo ed aumentare il rischio di cadute».

Fondamentale nei bambini per acquisire il linguaggio

Una perdita uditiva trascurata può alzare barriere sociali, nel campo dell’educazione, del lavoro e in molti ambiti della vita. Nei bambini, ad esempio, l’udito è fondamentale per acquisire il linguaggio: i disturbi durante l’infanzia e l’adolescenza possono causare riduzioni nella capacità di attenzione e di concentrazione, difficoltà di lettura e di comprensione, con conseguenze negative sul rendimento scolastico. Una gestione tempestiva dell’ipoacusia, invece, incide positivamente sulle capacità di apprendimento. Anche negli adulti prendersi cura dell’udito può ridurre il rischio di isolamento e di depressione, che nelle persone che non sentono bene è due volte più alto rispetto a chi ci sente. La ridotta capacità uditiva non adeguatamente trattata si associa, inoltre, ad una maggiore probabilità di declino cognitivo, che può essere fino a cinque volte maggiore nei casi gravi di ipoacusia. Infine, anche sul lavoro è necessario intervenire: le stime, infatti, indicano come una persona con difficoltà uditiva abbia il doppio delle probabilità di essere disoccupato.

Lo screening uditivo alla nascita

«Di fronte alle possibili conseguenze negative dell’ipocausia non trattata — aggiunge Carlo Antonio Leone — è essenziale agire precocemente per curarla e ridurne l’impatto. Alla nascita gli screening uditivi dovrebbero diventare la prassi, così da individuare un eventuale problema e risolverlo precocemente, mettendo il bambino nelle condizioni di acquisire correttamente le capacità linguistiche. I controlli audiologici periodici sono poi fondamentali non solo tra i più anziani, ma anche nella fascia d’età tra i 40 e i 65 anni, perché permettono di individuare e di correggere l’eventuale deficit prima che questo si aggravi. In caso di un’ipoacusia riconosciuta, anche di medio grado, è opportuno ricorrere alle più opportune soluzioni uditive, come si farebbe per gli occhiali di fronte a un difetto della vista. Praticamente invisibili e ipertecnologiche, le protesi moderne sono capaci di restituire le capacità uditive, migliorando la qualità di vita delle persone».

I controlli periodici

I controlli periodici giocano un ruolo centrale nella riduzione dell’impatto dei problemi di udito, così come la diagnosi e gli interventi precoci: più di 6 casi di ipoacusia su 10 potrebbero essere evitati se venissero adottate adeguate misure preventive. Sono dunque necessarie iniziative di educazione per dare vita già tra i banchi di scuola ad attività di sensibilizzazione su una corretta “ecologia sonora”.
Ruggiero Corcella. corriere.it

Convegno ASI 3 marzo 2017

La sordità infantile

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