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Il “Ritorno delle parole”, ovvero quando sordità fa rima con normalità

Diagnosi precoce, tecnologia di ultimissima generazione, informazione e sensibilizzazione per abbattere I pregiudizi, sono gli obiettivi che da moltissimi anni Fiadda Onlus persegue, perchè anche una persona con problemi di sordità possa decidere per la propria vita in autonomia e indipendenza. Perchè oggi si può.

Orecchio bionico, protesi acustiche digitali, Impianto cocleare e apparecchi di quarta generazione fanno parte di una tecnologia in continuo divenire che, insieme alla logopedia in età infantile, permette ormai da anni e sempre meglio, che ogni bambino che nasce e viene riconosciuto sordo e che porta con sé l’handicap di questo deficit che è il mutismo, IMPARI A PARLARE. L’associazione Fiadda Onlus (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) rappresenta da oltre quarant’anni l’altra faccia della medaglia della sordità, quella che persegue l’autonomia e l’indipendenza della persona sorda. Quale mamma o papà vorrebbe NON sentire MAI la voce, le parole, I pensieri del proprio figlio o della propria figlia? Fi adda Toscana e Nazionale credono fermamente che nessun genitore lo vorrebbe.

Ma c’è molto di più: quale individuo vorrebbe non essere autosufficiente nella quotidianità della sua vita, dalle azioni più banali come chiedere un’informazione per strada alle situazioni più complesse come svolgere un’attività lavorativa allo stesso modo di tutti? Chiunque sia in grado di decidere per la propria vita, opterebbe per l’indipendenza.

Fiadda crede fermamente che il genitore debba dare al bambino il diritto ad avere, un domani, questa possibilità di scelta di indipendenza, SCELTA che si ha solo se si è in grado di parlare. Un individuo come tutti gli altri, con le sue potenzialità, i suoi punti forti e i suoi punti deboli, ma comunque libero di non dipendere da un interprete in vita. Un altro punto importante su cui lavora l’associazione è l’abbattimento delle barriere della comunicazione utilizzando, quando possibile, strumenti utili a tutti e in particolare ai sordi: la tecnologia di cui oggi disponiamo (sottotitolazione, chat, email, sms e social network) è sicuramente utile a tutti e indispensabile per i sordi in quanto consente loro soddisfacenti relazioni sociali.

Purtroppo ci sono ancora antichi e nuovi pregiudizi, purtroppo ancora oggi non esistono protocolli e servizi capillari su tutto il territorio nazionale, ma oggi tutti i sordi con la protesi e/o con l’impianto cocleare hanno la possibilità di sentire più o meno bene e di raggiungere una competenza linguistica tale da poter vivere insieme a tutti con gli stessi diritti e doveri.

Fonte: larepubblica.ot

PER SAPERE DI PIU’

La Sordità infantile

Il linguaggio del bambino sordo

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Meno funziona l’udito piu’ il cervello si affatica. La sordita’ tra le cause del declino cognitivo

Declino cognitivo, un problema che può riguardare tutti con l’avanzare dell’età. Le cause sul banco degli imputati possono essere diverse, ma spesso, però, si trascura l’udito. Uno degli organi di senso che ci permette di rimanere vigili e in sintonia con quanto accade intorno a noi. L’anziano che sente poco e male tende a isolarsi socialmente e la solitudine aumenta il rischio del suo declino mentale. Chiediamo a Nicola Quaranta, direttore della unità operativa di Otorinolaringoiatria dell’università Aldo Moro di Bari e docente dei corsi nazionali per medici organizzati dal centro ricerche e studi Amplifon, che relazione esiste tra declino cognitivo e sordità. «Numerosi studi hanno evidenziato la correlazione tra l’ipoacusia e il declino cognitivo. In pratica chi a 60 anni sente meno del normale, ha una probabilità 6 o 7 volte maggiore di sviluppare declino cognitivo rispetto a un coetaneo con udito buono». Ma perché chi sente meno logora più rapidamente le sue abilità cognitive? «I meccanismi sono essenzialmente due. Il primo è l’isolamento sociale causato dalla sordità, il secondo, e più probabile, è il sovraccarico cognitivo. Chi sente meno è costretto, per comunicare, a ‘sforzare’ il cervello e questo porterebbe, a lungo termine, a un esaurimento delle funzioni cognitive». Il pericolo di decadimento cognitivo è proporzionale al livello di ipoacusia? «Sì, tanto peggiore è l’udito, tanto maggiore è il rischio». Ma cosa si deve fare quando ci si accorge di cominciare ad avere problemi? «La prima cosa da fare è rivolgersi allo specialista che eseguirà una visita accurata e opportuni esami per valutare la capacità uditiva, un esame audiometrico tonale e vocale». Quali sono i possibili rimedi? «Gli attuali rimedi sono le protesi acustiche digitali, utili in caso di sordità da lieve a medio-grave, le protesi impiantatili e gli impianti cocleari, utili in caso di sordità grave o profonda». E nel caso dei bambini, se il pediatra segnala un’ipoacusia cosa si deve fare? «In età pediatrica, la principale causa di ipoacusia sono le otiti catarrali, in questo caso è necessaria una terapia medica e raramente chirurgica». Come mai su oltre 7 milioni di italiani ipoacusici solo 700.000 portano gli apparecchi acustici? «I motivi della scarsa diffusione della protesizzazione acustica sono numerosi. Sicuramente il costo e l’estetica hanno un ruolo importante, ma probabilmente il motivo principale è rappresentato dalla tardiva applicazione della protesi. Gli anziani spesso non accettano di buon grado l’uso della protesi, fanno fatica ad applicarla e dimenticano di metterla».
Maurizio Maria Fossati. Fonte: lanazione.it

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