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Raffaelo Martini. Missionario laico

Fratel RAFFAELLO MARTINI pms (1872-1920)
Nato a Firenze nel 1872, entrò, a Roma, nello studentato della Piccola Missione per i Sordomuti nel 1896.

Martini Raffaello 1872 - 1920

Vagheggiava salire l’altare per dedicarsi al ministero ecclesiale a favore dei sordomuti. Ma, già avanti nell’età, trovava molta difficoltà negli studi, allora accolse l’invito dei superiori a rinunciare e così diventò un valido e attivo fratello coadiutore, specialmente nelle incombenze nella sua città di Firenze, per far conoscere l’Istituto Gualandi e seguire le sue tante pratiche amministrative e legali. Molti in città lo riconoscevano con la sua barba fluente e lo amavano come “padre dei poveri sordomuti”. Incessante era il suo impegno in casa, nella scuola e nell’assistenza ai tanti alunni bisognosi di attenzioni assidue e delicate. C’era sempre bisogno di lui, sempre sereno e sorridente.

Alla fine dell’agosto 1920 ebbe l’opportunità e la gioia di accompagnare un alunno a Catania. Nel ritorno visitò Napoli e Pompei, poi si fermò a Roma per fare un corso di esercizi spirituali al Collegio americano. Ma dopo tre giorni colto da febbre dovette ripartire per Firenze e mettersi a letto. Era infezione gastrica o tifo. Lentamente, il 19 ottobre, lo portò alla morte, accolta con rassegnazione, fortezza nel male, gratitudine per l’assistenza fraterna ricevuta.

I funerali si svolsero nella cappella dell’Istituto e il feretro, dopo una soste nella Chiesa parrocchiale di Badia a Ripoli, proseguì verso il popolare cimitero fiorentino di Trespiano.

L’Unità Cattolica così il 21 ottobre 1920 ricordava il nostro confratello:
La Morte de un insigne ministro della carità «All’Istituto Gualandi per Sordomuti è passato all’altra vita Raffaello Martini, confratello coadiutore da venticinque anni dei benemeriti Padri di quella mirabile casa di carità ch’è il nostro Istituto Gualandi. I numerosi frequentatori del benefico educatorio conoscevano tutti e ammiravano la dolce bontà, la solerzia instancabile, la compitezza squisita dell’uomo, che con serena modestia aveva consacrato la sua giovinezza e la sua virilità (compiva ora 48 anni) ad un’opera di tanto valore dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. Ma più conoscevano, ammiravano e amavano quest’anima bella i suoi confratelli, i suoi cari Sordomuti. Lo spirito di sacrificio, perenne, desiderata, amata consacrazione a un’opera santa aveva dinanzi agli occhi di chi conobbe nell’intimo il mite, modesto ministro di carità riflessi del puro sorriso, che abbella e impreziosisce e feconda i fedeli coadiutori del Padre divino dei sofferenti. Presentiamo le nostre vive condoglianze alla benemerita comunità del Gualandi.»
P. Vincenzo Di Blasio

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