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Sorda dalla nascita e adottata. La testimonianza: «Amo la mia vita»

Riportiamo di seguito la storia di Maria. Una testimonianza speciale che insegna come scegliere l’adozione non significhi abbandonare i propri figli, bensì offrire loro un portone di opportunità. Ed è stato proprio grazie all’amore dei suoi genitori adottivi che Maria è riuscita a superare un altro scoglio che si è presentato nella sua vita: la sua sordità. 

“Sono nata il 12 settembre 1977 all’ospedale civile di Pescara. La donna che mi partorì decise di darmi in adozione perché non aveva i mezzi per tenermi con sé, era sola, i genitori l’avevano cacciata di casa, le sorelle non avevano pietà di lei e mio padre non ne voleva sapere nulla di noi due e la lasciò. Dopo qualche giorno fui trasferita all’orfanotrofio di Teramo dove c’erano le suore che mi accudirono.

Ero solo una delle tante lì dentro. Il 30 marzo 1978 arrivò in orfanotrofio una donna bellissima: alta, bionda con occhi azzurri e un fisico snello da sembrare un’attrice insieme ai suoi genitori. Mi accolse con tanta gioia e amore. Finalmente avevo una casa e dei genitori amorevoli che mi amano più di ogni altra cosa al mondo. Si può dire che il nostro è stato un amore fortissimo, oserei dire folle! Tutti e tre insieme eravamo una potenza, lo diceva spesso il mio amato papà che ora non c’è più.

Nel 1980, mio padre che era allora un primario di malattie infettive molto rinomato anche a livello nazionale, si accorse che qualcosa non andava in me perché ancora non parlavo, così decise di portarmi da un suo collega ad Ancona e gli dissero che sentivo perfettamente e che probabilmente ero autistica. Un dramma. Papà non convinto, mi portò a Milano dal famoso prof. Del Bo e lì abbiamo avuto la prima diagnosi di sordità bilaterale profonda, poi confermata a Roma all’ospedale Bambin Gesù. Da lì iniziò un lungo percorso di logopedia e sono cresciuta come sorda oralista.

Nonostante le difficoltà andavo bene a scuola, non ho mai avuto bisogno di un insegnante di sostegno (mio padre lo rifiutava perché diceva che se c’è l’intelligenza c’è tutto). Infine mi sono laureata in farmacia, specializzata in patologia clinica (lo dico con una punta di orgoglio). Nel frattempo mi sono sposata ed ho avuto tre meravigliosi figli (tutti udenti). In età adulta (ma sono ancora una “bambina” nell’animo) ho scoperto la LIS (Lingua dei segni italiana), che i miei con fermezza avevano sempre rifiutato. Da allora mi si è aperto un mondo fantastico in cui finalmente ho trovato la mia vera identità di persona sorda e mi sono sentita veramente bene per la prima volta in vita mia!Ero finalmente me stessa.

Ora sono un’insegnante di sostegno e mi piace esserlo perché amo l’idea di trovare qualcosa di buono nei ragazzi con handicap o altri problemi. Devo dire che mi dà una grande soddisfazione vedere il sorriso dei loro genitori, perché per me significa che ho ottenuto un risultato anche se piccolo, ma sempre un risultato è! Ecco, questa è la mia storia di persona sorda adottata da persone meravigliose. Sono per la vita non per l’aborto, perché non è la soluzione giusta per risolvere i problemi. Anche l’adozione è una scelta d’amore perché significa dare la possibilità di dare una vita migliore al bambino come è successo a me perciò non finirò mai di ringraziare la mia mamma biologica anche se lei non vuole avere a che fare con me, ma questa è un’altra storia”

Cosa significa nascere ad un anno dall’approvazione della legge 194? Probabilmente per Maria è stata una benedizione che oggi ci regala la possibilità di leggere questa bellissima testimonianza e anche la nostalgia di un tempo in cui esisteva ancora la cultura delle adozioni. Mentre al giorno d’oggi la morte sembra diventata la soluzione a ogni problema. Basti pensare ai consultori che nella maggior parte dei casi propongono alle ragazze sole e smarrite l’aborto come la soluzione più semplice e immediata per sbarazzarsi dei loro figli.

Alcune ragazze addirittura mi hanno raccontato che i responsabili del consultorio hanno consigliato loro di andare ad abortire in Inghilterra, poiché lì è legale oltre i tre mesi previsti dalla legge 194, con l’assurda motivazione che a 20 anni una donna è “troppo giovane” per diventare madre. Inoltre mi riconosco molto nella storia di Maria dal punto di vista della sordità. Infatti, anche io sono sorda profonda dalla nascita e come lei sono cresciuta seguendo il metodo oralista e ad un certo punto della mia vita anche io ho imparato la lingua dei segni ritrovando così la mia originaria e incorruttibile natura umana.

Ed è proprio grazie a questa lingua meravigliosa che oggi lavoro come assistente per bambini sordi in una scuola. Cerco sempre di insegnargli ad accettarsi per ciò che sono e di non farli mai sentire sbagliati, di insegnargli che non siamo un errore a questo mondo, bensì una risorsa e che ognuno di noi è speciale e unico nel suo genere.

Purtroppo l’Italia è l’unica nazione europea in cui la lingua dei segni non è ancora stata riconosciuta dalla legge e questo limita fortemente l’accesso alla vita pubblica per migliaia di persone. Io ripeto sempre che il primo passo per sconfiggere l’aborto eugenetico è quello di creare una società più inclusiva per noi, dentro e fuori il grembo.

Anna Bonetti. Fonte: provitaefamiglia.it

 

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