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Si può allenare il proprio cervello a sentire meglio?

Gli effetti della funzione cognitiva nell’ascolto e nella comprensione del parlato continuano ad affascinare la comunità scientifica. Un attributo della funzione cognitiva è la “memoria di lavoro” (“working memory”, in inglese), un tipo di memoria a breve termine, che permette di mantenere nella mente le informazioni rilevanti durante l’esecuzione di una azione.

Molti studi hanno esaminato gli effetti della “memoria di lavoro” sulle prestazioni uditive delle persone in svariate circostanze. Hanno analizzato questa capacità in persone che ascoltano in ambienti con disturbi del segnale (ad esempio, con rumore di fondo stazionario, con rumore di fondo modulato, o con accento pronunciato nel parlato ), oppure utilizzando diverse tecnologie di amplificazione (ad esempio, apparecchi acustici, impianto cocleare, o con riduzione del rumore), o in possesso di determinate caratteristiche (ad esempio, formazione musicale, diversi tipi di età, o parlato nella seconda lingua dell’ascoltatore).
Jerker Rönnberg e colleghi (Fonte Syst Neurosci 2013) proposero la teoria “Ease of Language Understanding”, ELU, per spiegare i processi cognitivi complessi e i processi sensoriali coinvolti nella comprensione del parlato.
Nel modello, la comprensione del parlato si ottiene con una veloce memoria episodica e un ciclo di comprensione lenta del linguaggio.
La veloce memoria episodica connette le informazioni vocali ricevute dall’ ascoltatore con rappresentazioni linguistiche già esistenti nella memoria a lungo termine in modo da ricavare il significato delle informazioni. Questo tipo di memoria episodica è generalmente rapida ed automatica, ed è più efficace in condizioni ottimali di ascolto.
Il ciclo di comprensione lenta del linguaggio, invece, viene utilizzata in situazioni di ascolto difficili. In queste condizioni non ottimali, l’ascoltatore può presentare uno squilibrio tra l’input uditivo e il lessico mentale immagazzinato nella memoria a lungo termine. Questo richiede uno sforzo cosciente per evocare funzioni di elaborazione di livello superiore e decodificare il lessico.
Queste funzioni esecutive possono includere:
inibizione delle informazioni irrilevanti per tenerle fuori dalla memoria di lavoro, aggiornare vecchie informazioni memorizzate con le nuove informazioni nella memoria di lavoro, e ricostruire mentalmente le informazioni frammentate e dare un senso ai segnali uditivi in arrivo. Coinvolgere e richiamare queste funzioni richiede uno sforzo e aumenta il carico cognitivo.
In un altro articolo, Maria Rudner e Thomas Lunner hanno riassunto i percorsi neurali per le diverse funzioni cognitive, così come gli effetti della disabilità uditiva, dei rumori di fondo, e dell’utilizzo di apparecchi acustici nell’ascolto e nella comprensione orale.
Essi hanno inoltre elaborato il concetto della “capacità di riserva cognitiva per la comunicazione” (cognitive spare capacity), che si riferisce alle risorse mentali possedute dalle persone per richiamare capacità cognitive di livello superiore (ad esempio, ricordare le ultime parole di una serie di frasi).
Gli autori hanno misurato questa capacità con un test: il Test per la capacità di riserva cognitiva (CSCT), che è stato sviluppato di recente da Sushmit Mishra e colleghi. In breve consiste nel far ricordare alle persone esaminate il numero più alto e quello più basso da un gruppo di 13 numeri. I numeri vanno dal 13 al 99. I gruppi sono 48.
Il Test può essere svolto in quiete o con rumori di sottofondo. I numeri vengono presentati in modalità audiovisiva o con solo audio.
Prima della presentazione della successiva lista, viene richiesto alla persona di ricordare o il valore massimo o il numero più basso dalla lista precedente. Come risultato, la “memoria di lavoro” deve essere aggiornata; l’ascoltatore deve scartare i numeri non pertinenti.
Inoltre, gli autori hanno esaminato la relazione tra “memoria di lavoro”/”capacità cognitiva di riserva”, le caratteristiche del linguaggio, e di altri fattori che influenzano audizione.
I risultati sono molto interessanti.
Il rumore di fondo aumenta lo sforzo cognitivo e riduce capacità cognitiva di riserva inutilizzata. In parole povere un disturbo impegna di più il cervello.
La memoria di lavoro e capacità di riserva cognitiva sono vicine, ma non sono correlati.
Gli adulti con udito normale ottengono punteggi più bassi nel Test CSCT nella condizione audiovisiva rispetto alla condizione di solo audio in posizione tranquilla, probabilmente perché segnali visivi sono distrazioni in una condizione così favorevole.
Gli anziani con perdita dell’udito ottengono punteggi CSCT simili nel solo audio e nella condizione audiovisiva in condizione tranquilla, cioè quando il carico di memoria di lavoro è basso. La condizione audiovisiva migliora i punteggi quando il carico di memoria di lavoro è alta e nel rumore in generale.

La riduzione del rumore può aumentare la capacità di riserva cognitiva, migliorando il richiamo della parola sia negli adulti con udito normale che con perdita di udito.
La rappresentazione fonologica nel lessico mentale è influenzata da fattori quali la compromissione dell’udito, le caratteristiche del parlato, l’uso di dispositivi di amplificazione, e la distorsione o il miglioramento di elaborazione del segnale. Una buona memoria di lavoro può compensare una parte delle eventuali perdite.
Spunti semantici e testuali possono aiutare le persone con disabilità uditiva a capire il discorso in situazioni impegnative. Sono necessari ulteriori studi per esaminare la relazione tra i segnali semantici/ testi, le strategie di elaborazione del segnale, e le abilità cognitive.
Gli anziani hanno punteggi nel test CSCT più bassi rispetto ai più giovani perché possono avere bisogno di impegnare maggiori risorse cognitive per compensare la degradazione sensoriale o declino cognitivo.
La perdita dell’udito è associata con il declino cognitivo e con una più povera memoria a lungo termine, ma non con un declino della memoria di lavoro.
La formazione in capacità multitasking può migliorare la memoria di lavoro. Mantenere il cervello sano fornendo ricchi input sensoriali può aiutare gli anziani a comprendere il discorso in situazioni impegnative.
Concludendo la memoria di lavoro e la capacità di riserva cognitiva giocano un ruolo chiave nella comprensione del parlato. Imparare a ottimizzare queste risorse è un settore importante!
Allenare il cervello con stimoli diversi e nuovi, ogni giorno è, secondo questo studio, fondamentale anche per migliorare la comprensione del parlato e l’udito.
Dr. Leonardo Tei – Fonte: digita.it
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