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Azioni contro il Miur…

La Lombardia discrimina gli alunni disabili, azione collettiva contro il Miur. I genitori ricorrono al Tribunale di Milano contro un comportamento discriminatorio.
Elisabetta Reguitti

Oggi 30 genitori di 17 diversamente abili hanno depositato un ricorso per ricordare che “il diritto del disabile al sostegno scolastico si configura nel nostro ordinamento come diritto fondamentale della persona, non comprimibile e non soggetto ad adeguamenti con altri interessi, quali quello di bilancio”.
E’ questo il motivo per cui queste famiglie hanno deciso di intraprendere una battaglia legale a tutela dei loro figli: “Per contrastare le azioni discriminatorie attraverso gli atti e le condotte delle amministrazioni convenute consistenti nel riconoscimento, per l’anno scolastico 2010-2011, di un numero di ore di sostegno scolastico inferiore a quello necessario”.
Insomma, siamo di fronte a un ricorso collettivo, un’ azione giuridica corale nei confronti del ministero dell’Istruzione.

“Azione discriminatoria”
Al tribunale di Milano viene dunque chiesto di “accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dal Miur, dall’ufficio scolastico regionale per la Lombardia e da quello provinciale di Milano, nell’aver previsto una dotazione di organico di insegnanti di sostegno ampiamente inferiore a quella necessaria per soddisfare il relativo bisogno, nell’attribuire agli alunni, in particolare a quelli rappresentati dagli odierni ricorrenti, un numero di ore di sostegno scolastico inferiore a quello necessario come individuato secondo la procedura descritta in narrativa”.

Lo sancisce una convenzione Onu
Oggi come oggi, infatti, gli alunni disabili “più fortunati” possono contare sulla metà di ore di sostegno. Ma a molti altri può anche andare peggio.
Il risultato? La discontinuità di formazione può essere paragonata a un azzeramento dell’apprendimento con una conseguente esclusione di fatto dalla scuola.
Genitori, Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità), avvocati per niente sostenuti dalla commissione Pari opportunità del Comune hanno quindi deciso di agire per via giudiziaria per ottenere non tanto una soluzione “ad personam” ma il riconoscimento del diritto fondamentale allo studio sancito anche dalla convenzione Onu.

Un evidente disparità di trattamento
Il ricorso degli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, infatti,  è fondato sul carattere discriminatorio dell’attuale normativa che nella pratica attua una disparità di trattamento. Ogni alunno infatti deve essere messo nella condizione di essere messo “alla pari” degli altri compagni di classe.

12 mila insegnanti di sostegno per 28 mila alunni
Per inquadrare il disagio delle famiglie basta ricordare come oggi, in Lombardia, dopo le integrazioni all’organico fatte dall’ ufficio regionale scolastico ci sono 12.218 cattedre di sostegno per 28.685 alunni disabili. Il rapporto insegnante di sostegno/allievi è pari a 1 a 2,35.

Lo cose peggiorano in provincia di Milano con 4.897 cattedre a fronte di 11.822 alunni disabili. Ma alla questione degli alunni diversamente abili è legato anche un altro fenomeno che si sta diffondendo. Quello cioè dell’avvio di percorsi paralleli ed esterni alla scuola pubblica messi a disposizione da scuole o istituti privati con il pericolo della rinascita delle scuole speciali.

Elisabetta Reguitti . Fonte: ilsalvagente.it


Sostegno e ricorsi al Tar. Nocera (Fish): “Genitori, fate solo richieste plausibili”

Il vicepresidente della Fish invita i genitori di alunni con disabilità che propongono ricorsi al Tar a non chiedere un aumento sproporzionato delle ore di sostegno. Il rischio, infatti, è quello di essere chiamati – anche solo in parte – al pagamento delle spese

ROMA – Genitori, fate richieste ragionevoli. E’ l’invito rivolto dal vicepresidente Fish Salvatore Nocera ai genitori che intendono chiedere un aumento delle ore di sostegno per i propri figli con disabilità. “Ho ricevuto critiche – afferma Nocera – per le mie considerazioni sulla recente sentenza del Tar Campania che ha compensato le spese per un ricorso, parzialmente accolto, aumentando le ore di sostegno, ma rigettando la richiesta di 30 ore di sostegno settimanali e l’efficacia della stessa per tutti gli anni successivi”. “L’accusa che mi è stata mossa – dice Nocera – è di essere stato io non corretto sotto il profilo giuridico e paternalista verso i genitori, che addirittura terrorizzerei sconsigliandoli a non presentare ricorsi”.

“Sotto il profilo giuridico – ribatte allora Nocera – debbo precisare che a tutti noi avvocati è noto il principio di procedura secondo cui ‘le spese seguono la soccombenza’: pertanto chi perde paga le spese di causa. Nel caso di specie il Tar ha accolto solo parzialmente il ricorso e lo ha rigettato per altri aspetti: ha quindi compensato le spese fra i genitori e l’Amministrazione, spese che sarebbero invece state tutte a carico dell’Amministrazione se i genitori si fossero limitati a chiedere solo un congruo aumento di ore e non un numero spropositato, superiore al massimo di una cattedra di sostegno, oltre che altre cose che si potevano chiedere anche successivamente”.

“Il mio consiglio – spiega dunque il vicepresidente Fish – era ed è quindi di fare richieste plausibili non solo per ottenere giustizia immediata, ma anche per recuperare le alte spese che un ricorso comporta: il criterio della compensazione delle spese è pratica costante della nostra Giurisprudenza anche in presenza di controversie di rilevante novità e quindi aver messo in guardia i genitori non mi pare che sia terroristico, ma anzi un consiglio saggio e prudente”.

Fonte: superabile.it (21 novembre 2010)

 

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