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Sabina Santilli (1917-1999), sordocieca mai rassegnata

Sabina Santilli, sordocieca mai rassegnata. Accade spesso. Il nomignolo appioppato da un bambino coglie l’essenza delle persone più di un trattato di ontologia. Anche con quella ruvidezza che spesso appartiene ai bambini nel dare nome alle cose. Le sue amiche d’infanzia, a San Benedetto dei Marsi, Sabina Santilli la chiamavano «montone». Perché era ostinatamente silenziosa, ma anche incredibilmente testarda, intraprendente, coraggiosa, volitiva. Sabina era sorda e cieca. Da un giorno all’altro, per via di una meningite, perse in un colpo vista e udito: era il venerdì santo del 1924 e Sabina aveva appena sette anni.

Quando a fine estate Rossano Bartoli, segretario generale della Lega del Filo d’Oro, mi propose di scriverne la biografia, non sapevo nulla di Sabina Santilli, non avevo mai incontrato un sordocieco e persino il presentarmela come la «Helen Keller italiana» mi diceva poco, se non la sensazione claustrofobica con cui avevo visto il film Anna dei miracoli.

Oggi che quel libro, che abbiamo intitolato “Le mie dita ti hanno detto”, esce insieme a VITA, devo dire che Bartoli e la Lega del Filo d’Oro mi hanno fatto un regalo, perché mi hanno permesso di “vedere” un altro pezzetto di mondo.

Ho incontrato Sabina, che è morta nel 1999, attraverso il suo sterminato archivio privato, il ricordo affettuoso della sorella Loda e lo sguardo gemello di altri sordociechi che le sono stati amici e che in lei hanno soprattutto trovato l’esempio e il coraggio per uscire dall’isolamento (e non è una metafora) e diventare protagonisti della propria vita.

Non aveva strumenti Sabina: donna, sordocieca, in un piccolo paese contadino dell’Abruzzo negli anni Venti. La cosa più naturale sarebbe stata rassegnarsi alla disgrazia, con una rassegnazione impotente o magari riconsegnata alla volontà divina.

Invece Sabina riuscì a mettere in rete i sordociechi italiani, a dare visibilità all’esistenza dei «grandi sconosciuti», dei loro problemi e dei loro diritti, fino a creare nel 1964 la Lega del Filo d’Oro, la prima e unica associazione che si occupi di sordocecità come disabilità specifica.

Non aveva mezzi, agganci, conoscenze specifiche, ma non si fece spaventare. Sabina cominciò da sola, da quello che lei poteva fare, che era scrivere e scrivere e ancora scrivere in Braille, migliaia di puntini, lettere su lettere agli altri sordociechi per spronarli, rassicurarli, consigliarli. E portarli «su un piano di parità con gli altri», in un ideale di vita indipendente che lei, con una stupefacente modrena dialettica definiva come «essere capaci di stare con tutti». È questo l’eredità di Sabina, che travalica la storia sua personale e della Lega del Filo d’Oro e che ci mette, oggi, al riparo dalla rassegnazione.

Fonte: Vita non profit online del 23-03-2012 – nw058

PER SAPERE DI PIU’

Biografia di Sabina Santilli

Recensione del libro “La Luce dentro e altri scritti su Sabina Santilli” di Loda Santilli


 

 

Il Comune di San Benedetto dei Marsi ha intitolato alla Piazza Sabina Santilli. Fondatrice della Lega del Filo d’Oro ecco la lapide:

Dopo 5 anni della morte della fondatrice Santilli gli Alpini del Gruppo Moroni posero il monumento alla piazza del Comune di San Benedetto dei Marsi:

«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

Lega del filo d'oro di Sabina Santilli

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