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Sordità: vi racconto il mondo senza parole

A Bergamo l’unica scuola che insegna ai bambini (udenti) la lingua dei segni

Sordità: vi racconto il mondo senza parole

Elisabetta Maio durante una lezione nella lingua dei segni ai bambini di Alice parco dei bimbi

Provate a pensare a un mare senza lo sciabordio delle onde. O al suono del sole che si tuffa nell’acqua all’orizzonte. O al rumore di una farfalla che sbatte le ali. Riuscireste a immaginarlo? Perché è questo il mondo d’incertezze che si porta dentro un bambino sordo. E che da grande si trasforma nell’isolamento, nell’enorme fatica di carpire quello che sta succedendo intorno, o addirittura di spiegare, a chi ti fa domande di soccorso, il motivo di un’emergenza.

E’ Elisabetta Maio a raccontarci il mondo senza parole da sentire, senza rumori, suoni e musica. L’abbiamo incontrata alla scuola materna “Alice parco di bimbi” di Bergamo, l’unica in tutta la provincia ad aver organizzato un corso nella lingua dei segni per i bambini. Bambini udenti, s’intende. Perché solo con la mente aperta dei piccoli ci si può confrontare con la diversità di un mondo che i grandi relegano, frettolosamente, alla categoria disabilità.

Affiancata da Jessica Bennato, la sua interprete di “Conosci Lis”, con cui rimane in costante contatto di sguardi quasi fossero in sintonia nell’anima, Elisabetta parla della sua vita. Della madre che non ha mai accettato la sua sordità. Di genitori che la vivono come un’onta. Delle sue lotte per conoscere, vedere e frequentare altre persone sorde. Dell’educazione rigida che fa sentire un bambino diverso e inadatto anche quando non lo è. E di come sia difficile, nella società dell’immagine, parlare attraverso quella “strana” lingua fatta di gesti.

La sua è una vita d’impegno. Mamma di due bimbi entrambi sordi, orgogliosamente madrelingua Lis, Elisabetta si batte per portare la lingua dei segni nelle scuole italiane. E’ entrata nel consiglio delle donne di Bergamo ed è membro della Federazione mondiale sordi (Wfd). Lo scorso ottobre è stata a Valencia, in Spagna, per il primo forum delle donne sorde europee (Eud, European union of the deaf), di cui è delegato italiano.

Il forum si è concluso con un documento di proposte per l’uguaglianza di genere e il riconoscimento dei diritti delle persone sorde in Europa. Molti Stati hanno già provveduto a inserire nella loro agenda politica nuove iniziative. In Italia, come spesso accade, si coniuga al futuro.

E dire che ogni anno nel nostro paese nascono duemila bambini sordi. Mentre sono circa 250mila le persone che hanno menomazioni uditive gravi. Come se due città grandi come Bergamo non sentissero alcunché, per intenderci. Due città che non hanno alcun diritto e sono discriminate nei servizi pubblici, nell’assistenza, nella vita di tutti i giorni.

“Purtroppo oggi nel nostro paese non ci sono servizi” spiega Elisabetta. Un esempio: negli ospedali non ci sono interpreti per i sordi, roba da neolitico. Per spiegare che stai male, devi cercarti un interprete personale e pagarlo di tasca tua. Salvo poi scoprire, magari, che nello stesso ospedale hanno un interprete per l’arabo, l’urdu o le lingue dell’est, pagato dalla collettività. “La lingua dei segni non è riconosciuta come tale. Da qui, nessuna assistenza” aggiunge con rammarico Elisabetta.

Eppure è l’unico modo di comunicare per i 700 sordi che vivono a Bergamo. Una scuola materna, l’unica in Bergamasca, ha deciso di dar loro una mano. E’ un sassolino, per carità. Ma spesso dalle cose piccole nascono i grandi sogni.

E’ l’asilo di via Stoppani, a Bergamo. Si chiama “Alice parco dei bimbi bilingual pre-school”. Ha sede in una meravigliosa villa della metà del Novecento. Ed é gestito con tanta passione da Maria Elena Crotti, sulle orme della madre Mirella. Qui, oltre all’italiano e alle lingue straniere, i bambini da ormai due anni imparano anche la lingua dei segni. E ne sono entusiasti, nonostante quello dei sordi fosse un mondo a loro prima sconosciuto.

“E’ il modo per preparare i bambini ad affrontare le diversità in maniera serena” spiega Crotti. “Imparano fin da piccoli a confrontarsi con qualcosa che è diverso dalla loro realtà quotidiana, vivendolo con normalità. I bambini a questa età sono privi di condizionamenti, sono aperti, vivono le cose con emozione, gli piace imparare, sono curiosi. In pochissimo tempo imparano come usare le mani per parlare con queste persone. E questi insegnamenti alla fine gli restano”.

“Alice Parco dei bimbi” è una scuola materna all’avanguardia, anche negli insegnamenti. Incomparabile per l’estrema cura dedicata ai piccoli, sembra una famiglia allargata. Accoglie bambini dai due ai sei anni e li guida, con attenzione e sensibilità, nella loro crescita individuale e collettiva. Anche di civiltà.

Wainer Preda. Fonte: bergamosera.com

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