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Santuario di Santa Maria dell’Olivella di Sant’Elia Fiumerapido (Frosinone)

La storia dei santuari mariani legati ai sordomuti ricorda che “la Statua fu rivenuta, nei primi anni del sec- XVI, tra i rami di un ulivo, nel punto stesso ove apparve la Madonna a una fanciulla muta, che riebbe miracolosamente la parola, per poter annunziare il prodigio” (Giovanni De Carlis, 1971).

SANTA MARIA DELL ‘OLIVELLA, detta anche MADONNA DELLE GRAZIE, è chiesa monumentale, sita nella contrada che oggi si chiama Olivella, ma fino a tutto l’Ottocento si chiamava Casale della Valle di Clia, dove Clia sta per Cairo. Imponente la sua facciata, con modanature e lesene in pietra; quattro nicchie con statue di Santi; quattro medaglioni ottogonali con sculture in bassorilievo, raffiguranti i quattro Evangelisti; un portale rettangolare in pietra, sormontato da lunetta fratta e bassorilievo verticale con Madonna e Bambino.
La struttura architettonica interna è lineare, semplice, elegante e solida.
Le due preziosità più rare sono una tela e la statua della Madonna. La tela, di notevoli dimensioni, è del pittore Lorenzo di Caro, che lavorò anche a Montecassino, e rappresenta la Visitazione: particolarmente eleganti e avvenenti le morbide delicate sembianze di Maria e di Elisabetta. La statua lignea della Madonna è ricavata da un tronco di ulivo e risale al 1400. Vivaci i colori. La Vergine tiene con la mano sinistra il Bambino e con la destra un ramoscello di ulivo. Il Bambino benedicente sostiene con la mano sinistra il piccolo mondo sormontato da una croce.
La chiesa è stata ampliata secondo le attuali dimensioni dal 1711 al 1745.
Leggenda, devozione, tradizione e storia si confondono intorno alla Chiesa dell’Olivella. La primitiva cappella, che occupava il sito dell’attuale altare, fu eretta attorno ad un ulivo, su cui si rinvenne la statua della Madonna, arrivata fino a noi. Fu una fanciulla, pastorella del posto, muta, appartenente alla famiglia Cerrone, a cui apparve la Madonna. Il primo miracolo fu la riacquistata parola della giovane, che così poté parlare ai paesani per raccontare l’evento. La gente accorsa trovò la statua della Madonna sull’ulivo dell’apparizione. Per costruire la chiesa fu necessario seguire il disegno formato da una fila di formiche che usciva dall’ulivo. I primi documenti che parlano della chiesa risalgono al 1534 (inventano di Montecassino) e al 1555 (registro delle visite pastorali dell’abate Isidoro Mantogazzi).
Ancora leggenda e tradizione avvolgono la figura di Sant’Isidoro Agricola, il santo madrileno protettore dei contadini. Una notte tempestosa, la piena del torrente Rio Secco travolse a valle, fino a San Germano, Cassino, la statua del Santo. I Sangermanesi non vollero restituire la statua, come se gli elementi della natura avessero loro fatto di forza questo sacro dono. In cambio, però, assunsero l’onere di ricondurre all’Olivella la sta tua di Sant’Isidoro una volta l’anno, la prima domenica di maggio e con l’impegno di arrivare in territorio santeliano prima della mezzanotte, pena la restituzione del simulacro. In tali occasioni avvenivano contrasti tra i fedeli: quelli di San Germano affrettavano il passo per arrivare in tempo, quelli di Olivella infrapponevano ogni sorta di ostacolo per rallentare la marcia degli “avversari”.
Una tradizione ancora viva e attuale riguarda la processione della Madonna dell’Olivella.
Fonte: www.laciociaria.it

LA CHIESA DI SANTA MARIA DI OLIVELLA
La bellissima chiesa della frazione Olivella di S. Elia Fiumerapido, in perfetto ed ammirevole stile barocco, è oggi conosciuta come Chiesa della Madonna dell’ Ulivo. Marco Lanni (1) nel 1873 la chiama Madre delle Grazie; Giuseppe Picano (2), nel 1900, Santa Maria delle Grazie; Angelo Pantoni (3), nel 1966, S. Maria dell’ Olivella. Tutti i nomi, comunque, riportano alla stessa popolare tradizione per cui essa fu edificata : l’ apparizione della Madonna su una pianta di “ulivo”, sul finire del 1500, ad una pastorella muta, che ebbe, in tale occasione, “la grazia” di riavere l’ uso della parola ed alla quale la Vergine indicò, tramite una fila di formiche che usciva dalla pianta di ulivo a formare un rettangolo in terra, che in quel posto voleva che fosse costruita una chiesa in Suo onore.Così fu che la chiesa fu costruita, dov’ essa ancora si trova, con grande emozione e devozione del Clero santeliano (4). Era il 1592, come riporta la data scolpita sull’ altare maggiore e sul quale è sormontata una teca in vetro contenente la statua della Madonna, scolpita proprio in legno di ulivo e risalente, probabilmente, allo stesso XVI secolo. Fu da quel tempo che la contrada cominciò a chiamarsi, per voce popolare e per tradizione, Olivella. Fino ad allora (e se ne ha notizia già dall’ XI secolo), la valle del Rio Secco, lungo il quale sorge l’ attuale abitato, aveva nome Valle di Chio (5), dal greco “declivo scosceso”. Erroneamente (e gli errori come tanti altri, in storiografia, purtroppo si tramandano per carenza di più attenti controlli documentali da parte di chi vuol fare “lo storico”),Marco Lanni (6) trascrisse tale nome, da un documento manoscritto benedettino del 7 ottobre 1006, in Valle di Clia, confondendo l’ hacca (H) in elle (L) ed il fregio amanuense sul lato alto destro della O nella lettera A : da Chio, dunque, scrisse Clia. Nella valle, comunque, sin dal X o XI secoli, già esistevano due chiesette : quella di S. Benedetto in Chio (7), nella parte alta detta oggi Prepoie, ai confini fra i territori comunali di S. Elia e di Belmonte, dove oggi ancora scorre un torrente chiamato proprio “Chiesa”, e quella dedicata a S. Isidoro Agricola (8), nella parte pianeggiante della valle, laddove adesso c’è la chiesa di S. Maria di Olivella (o delle Grazie o dell’ Ulivo). Quella, bellissima ed in perfetto e magnifico stile barocco che ancora oggi si può ammirare, è frutto di una ricostruzione e ristrutturazione avvenute a cavallo del XVII e XVIII secoli ed inaugurata e benedetta il 29 aprile 1711 dal Padre Vicario Generale della Diocesi di Montecassino, Don Desiderio Mazzei (9). Da allora vi si cominciò a celebrare una grande e solenne festa, in onore della Madonna delle Grazie, il lunedì dopo la Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua) (10), da diversi anni ormai, spostata alla prima domenica di agosto. “Questa Chiesa, che è la più bella di S. Elia” (11), ha una sola navata con sei archi laterali, tre per lato, con sei altari adornati di fini ornamenti di stucco di ordine corinzio. Su uno dei sei altari laterali campeggia un grande e pregevole quadro, dipinto e firmato dal pittore barocco napoletano Lorenzo De Caro   (1719 – 1777),  raffigurante la visita della Madonna a Santa Elisabetta.

La chiesa è ben visibile in tutta la sua magnificenza, sulla sinistra dell’ adiacente via Sferracavallo che da Cassino conduce a Belmonte Castello ed Atina.
(Benedetto Di Mambro)
1. 1) Marco Lanni : Monografia su Sant’ Elia sul Rapido, Napoli 1873
2. Giuseppe Picano : Notizie sul Santuario di Nostra Signora delle Indulgenze, Cassino 1900
3. Angelo Pantoni : S. Elia Fiumerapido, Bollettino Diocesano Montecassino 1966
4. Marco Lanni : op. cit.
5. Torquato Vizzaccaro : Atina e Val di Comino, Cassino 1982
6. Marco Lanni : op. cit.
7. Torquato Vizzaccaro : op. cit.
8. Giuseppe Picano : op. cit.
9. Marco Lanni : op. cit.
10. Ibidem
11. Ibidem

Fonte: www.cuoresanteliano.it

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