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Gli esperti insistono: Fondamentale individuare tempestivamente eventuali patologie legate alla sordità
GLI ESPERTI INSISTONO: «FONDAMENTALE INDIVIDUARE TEMPESTIVAMENTE EVENTUALI PATOLOGIE LEGATE ALLA SORDITÀ». Udito «corto», la diagnosi precoce è il primo passo per la riabilitazione
Il bimbo tarda a pronunciare le prime parole? Non si gira quando viene chiamato? Non alza la testa se c’è un rumore? Tre possibili “spie” alle quali ogni genitore dovrebbe prestare attenzione, per intercettare prima possibile un eventuale problema d’udito. L’ipoacusia, malattia congenita in 8 casi su 10 e causata da una lesione della coclea, l’organo chiave dell’ascolto, colpisce in Italia 100 mila bambini da zero a 14 anni. Ogni anno nascono nella Penisola mille bebè che soffrono di sordità, di cui 250 (uno su 4) solo in Lombardia, dove è attivo un network regionale modello per una diagnosi precoce e un intervento personalizzato e multidisciplinare. Una “Rete udito” che dal 2005 offre uno screening neonatale in una ventina di punti nascita del territorio, i principali della regione.
Sensibilizzare le famiglie sui disturbi dell’udito tra i bambini e gli adolescenti è stato l’obiettivo dell’edizione 2011 della Giornata europea della logopedia che si è tenuta lo scorso 6 marzo: un appuntamento che ha visto in campo la Federazione logopedisti italiani (Fli) accanto al Coordinamento dei logopedisti europei (Cplol). “(Lo) senti chi parla?” è stato lo slogan della Giornata, che è stata celebrata con una serie di iniziative lungo tutto lo Stivale.
Circa 8 milioni di italiani (il 12%) convivono con un disturbo uditivo e oltre 500 mila adulti soffrono di sordità invalidante, ricordano i logopedisti. Sotto i 3 anni l’ipoacusia è presente nell’1% della popolazione (con deficit gravi in un bimbo su mille nuovi nati con sordità); il problema colpisce poi il 2% dei bambini tra 4 e 12 anni, il 4% della fascia 13-45 anni, il 10% dei 46-60enni, il 25% dei 61-80enni e addirittura la metà degli over 80. Ma sempre, avvertono gli esperti, «la diagnosi precoce è fondamentale e la riabilitazione logopedica può fare la differenza». «Per i bambini ipoacusici da entrambi i lati e in fase di apprendimento del linguaggio – spiega Oskar Schindler, già ordinario di audiologia e foniatria – la comunicazione verbale/linguistica, la sua acquisizione e il suo grado di sviluppo dipendono dal tipo e grado di sordità, dalla presenza o meno di concomitanti compromissioni (sensoriali, motorie, cognitive, relazionali), dall’adozione di apparecchi acustici o impianti cocleari e dalla loro precocità di utilizzo, e da fattori educativi e scolastici».
«Negli anni – ha sottolineato Tiziana Rossetto, presidente della Fli – lo screening prenatale e neonatale (compresa l’esecuzione delle otoemissioni acustiche effettuate in molti nidi ospedalieri) ha permesso di identificare e inviare a una diagnosi precoce molti bambini affetti da sordità alla nascita e di iniziare un tempestivo percorso educativo e riabilitativo. Naturalmente solo alla conferma di diagnosi di sordità, e in base alle caratteristiche del singolo caso, gli approfondimenti specialistici saranno fondamentali per scegliere i rimedi utili (uso della protesi o posizionamento dell’impianto cocleare) e per programmare l’intervento riabilitativo logopedico e il percorso educativo e scolastico più idoneo».
In ogni caso, ha aggiunto l’esperta, «per ogni fascia d’età il logopedista, sia in fase diagnostica che riabilitativa, condurrà il proprio intervento all’interno di un’equipe multiprofessionale, confrontandosi e collaborando con gli altri specialisti per perseguire obiettivi comuni». Sensibilizzare i genitori all’importanza di diagnosi e intervento precoci è la chiave per ottenere risultati, e da qui l’impegno a un filo diretto tra esperti e cittadini in occasione della Giornata europea della logopedia.
Diagnosticare tempestivamente i problemi di udito e avviare i pazienti a un intervento su misura sono obiettivi che la Lombardia ha inserito già nel Piano socio-sanitario regionale 2002-2004. «La “Rete udito” identifica un primo raggruppamento di strutture ospedaliere pubbliche e private lombarde attive nel campo della patologia uditiva – riferisce Eleonora Carravieri, presidente dell’Associazione logopedisti lombardi, federata Fli – con l’obiettivo di garantire ai pazienti un’assistenza di qualità».
In particolare, per il bambino vengono indicate le linee di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. «Con la primaria – precisa Rossetto – è possibile evitare le forme di sordità legate a ittero neonatale, ototossicità da farmaci e alcune malattie infettive (sono raccomandate le vaccinazioni per rosolia, parotite e morbillo). La prevenzione secondaria evita l’aggravamento del problema uditivo nelle otiti medie e nelle sordità da meningiti, mentre la terziaria punta a evitare che la sordità diventi causa di disabilità e handicap comunicativi, soprattutto quelli cronici come il sordomutismo».
Fonte: Bresciaoggi.it.