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De L’Epée Carlo Michele – Grande Educatore dei Sordi d’Europa

De L’Epée Carlo Michele – Grande Educatore dei Sordi d’Europa
De L’Epée Carlo Michele nacque a Versailles il 29 novembre 1712 e morì a Parigi il 23 dicembre 1789: Sacerdote e Grande Educatore dei Sordi di Francia. Nel 1753 incontrò a Parigi, per la prima volta, due giovani sordomute prive di educazione, rimase colpito e commosso diventò loro educatore. Successivamente fondò la scuola per sordomuti (sempre a Parigi) e diresse il suo “Istituto Nazionale” riconosciuto dallo stato: la prima istituzione pubblica per l’educazione dei sordi in Europa ed anche nel mondo.

Studioso degli scritti del Varim, del Bonet e dell’Amman, adottò il metodo “mimico” (all’epoca si usava questo termine) ma non trascurò l’importanza della parola parlata, sostenendo comunque la mimica come metodo più conveniente per istruire e dare la gioia della fede ad un gran numero di sordi. Scrisse l’opera “Intuition des sordusmutes” e in altra opera tradotta anche in italiano: “La vera maniera d’istruire i sordomuti”, frutto di una lunga esperienza, che è conservata nella biblioteca dell’Istituto Statale dei Sordomuti di Milano (Piazza Arduino).Già a quell’epoca c’era una fortissima controversia sui metodi, in particolare era contrario l’irriducibile “Oralista”, ebreo tedesco, Samuele Heiniche (1729 – 1790), ma alla fine l’Accademia francese dette ragione all’abate De L’Epée. Per opera sua molti maestri furono preparati per istruire i sordi nelle scuole da loro appena fondate in vari paesi d’Europa fra cui in Aralia, dove fu aperta a prima scuola nel 1784 ad opera dell’Abate Tommaso Silvestri. Ecco la storia dell’Abate Carlo Michele De L’Epée

Prima scuola pubblica per i sordi d’Europa
Il primo educatore di sordomuti di cui si ha notizia fu l’abate francese Carlo Michele De L’Epée che fondò a Parigi il primo Istituto per Sordomuti a carattere pubblico, riconosciuto dallo Stato al tempo in cui regnava Luigi XVI.

Vocazione religiosa di De L’Epée
La famiglia dell’Abate De L’Epée era benestante: il padre era responsabile degli Immobili di Sua Maestà, il Re Luigi XVI.
Il più giovane figlio dei De L’Epée, Carlo Michele, seguì con interesse e profitto gli studi ed ebbe rapporti di amicizia sia con i maestri, sia con i compagni. Egli sentì la vocazione religiosa mentre stava preparando gli esami di teologia, ma preferì laurearsi in giurisprudenza ed entrare a far parte dei Tribunali, dove fu stimato dai Giudici. Ma la vocazione sacerdotale torno a farsi sentire e De L’Epée riprese gli studi dei Santi ed il 5 aprile 1738 fu ordinato sacerdote dal Vescovo Bossuet. Il giovane Abate fu predicatore del popolo a cui spiegava il Vangelo per educare cristianamente, con parole chiare e colte,ma comprensibili da tutti quanti seguivano i suoi sermoni, tra cui il noto protestante svizzero Giovanni Ulrich, che si convertì al cattolicesimo. I suoi metodi di insegnamento lo portarono ad avere divergenze con alcuni altri prelati che non si adattavano alle teorie di De L’Epée e lo accusarono anche al Papa; per quella ragione l’Arcivescovo di Parigi gli proibì di predicare e gli tolse la confessione. L’Abate, pur provando un dolore inconsolabile, si rassegnò a quella imposizione. Un giorno, quando un sacerdote si rifiutò di spargere le sacre ceneri sulla sua testa, De L’Epée gli disse “Io sono venuto peccatore pentito ad umiliarmi ai vostri piedi. Questo vostro rifiuto accresce la mia mortificazione. Dio solo vede i miei sentimenti”. Quel sacerdote poi si ammalò gravemente, e ad assisterlo amorevolmente fu lo stesso Abate De L’Epée, che in tal modo dimostrò la sua grande umiltà e carità.

Missionario dei Sordomuti
Chiamato da una famiglia, l’Abate De L’Epée entrò un giorno in una casa di Via dei Fossi di San Vittore, dove vide due ragazze che stavano riordinando in cucina. Le salutò con cortesia e fece loro delle domande, non ottenendo risposta dalle due giovani fanciulle, che si limitavano a sorridere. Arrivò la madre la quale, piangendo, disse che le due figlie erano sordomute ed erano rimaste prive di qualsiasi istruzione, dopo la morte del loro maestro, il Padre Vanin, che aveva iniziato ad educarle con l’ausilio di un sistema figurato. Da quel momento, De L’Epée si sentì come chiamato da Dio a svolgere la funzione di missionario dei sordomuti, perché subito disse con voce ferma alla madre delle ragazze: “Non piangete! Io le istruirò ed aprirò una scuola per sordomuti”. L’Abate, quindi, si dedicò alla ricerca e allo studio per apprendere un modo di educare e per togliere le sordomute dall’ignoranza. Scoprì, con raccapriccio e con profondo dolore, che una legge risalente al tempo della Roma imperiale e della Grecia, nell’antichità si uccidevano i sordomuti perché erano considerati un peso per la comunità, mentre ancoraal suo tempo, pur se non condannati a morte, i sordomuti erano costretti ad uno stato di povertà, di pietà e di miseria.

Metodo per l’istruzione ai sordomuti d’Europa
Circa due secoli prima, in Spagna, il monaco Pedro Ponce (1520-1584) aveva ideato un metodo per insegnare a parlare e per istruire un poco i sordomuti delle famiglie nobili di quell’epoca, ma l’Abate De L’Epée non conosceva nulla di Ponce, perché i manoscritti del monaco spagnolo erano andati distrutti da un incendio scoppiato nella biblioteca in cui erano conservati, e di cui egli apprese solo in seguito, quando una persona sconosciuta gli offrì l’esemplare di un libro scritto nel 1620 da Giovanni Paolo Bonet, di Pastiglia (1579-1633) sul metodo per dare la parola ai sordomuti, che egli lesse con interesse, come pure lesse un altro libro sullo stesso argomento, scritto dal medico svizzero Corrado Amman (1669-1724) che aveva ideato un altro sistema per l’emissione della parola articolata nei bambini sordomuti.

L’Abate aveva già iniziato ad istruire i sordomuti con un suo metodo mimico-gestuale, simile alla lingua dei segni odierna, oltre ad usare una scrittura a immagine visiva,e preferì continuare in base alla sua già maturata esperienza e con il sistema da lui ideato, che consentiva una agevole istruzione e un buon apprendimento. Con tale suo metodo mimico-gestuale, De L’Epée favorì lo sviluppo intellettivo dei sordomuti che frequentarono la sua scuola. Tuttavia, per istigazione di alcuni, si cominciò a dire male di lui ed a tramare per togliergli il merito di saper istruire i sordomuti, ma l’abate proseguì con serenità e volle propagare il metodo di insegnamento ai sordi anche nelle altre province di Francia e nei paesi europei. Egli imparò quattro lingue europee, italiano, spagnolo, inglese e tedesco, perché “… solo conoscendo queste lingue,potrò istruire convenientemente anche i sordomuti delle altre nazioni e propagare in Europa l’arte che li potrà togliere dall’ignoranza”. Da questa biografia dell’Abate De L’Epée, si capisce che egli fu il primo educatore da cui prese l’avvio l’insegnamento metodico e pedagogico speciale dei sordi in tutta l’Europa.

Sordomuti ed Eucaristia
Nell’ Istituto fondato dall’abate Carlo Michele De L’Epée, i sordomuti cominciarono ad apprendere le nozioni della fede, che diventava chiara anche per loro attraverso la mimica e la scrittura. Egli ottenne quindi il benestare dall’Arcivescovo di Parigi, che i sordomuti si potessero confessare con lui e, con grande gioia dell’Abate, poi gli stessi suoi allievi sordi ottennero pure il permesso di accostarsi alla Comunione, che fino ad allora era sempre stata invece rifiutata, perché erano ritenuti degli ignoranti. Per tale motivo, l’Abate De L’Epée è considerato l’apostolo dei sordomuti in Europa.

Giuseppe II Imperatore di Austria
Un giorno, nella Chiesa di San Rocco a Parigi, mentre l’Abate De L’Epe si accingeva a celebrare la Santa Messa, una persona gli presentò un fanciullo per servire la Messa. Per ricambiare la cortesia, poi l’abate invitò quella persona a visitare il suo Istituto. Lo sconosciuto accettò l’invito e durante la visita mostrò molto interesse, ponendo diverse domande. Nell’accomiatarsi, quella persona offrì un simbolo in ricordo della sua visita: era Giuseppe II Imperatore d’Austria e di Germania. L’Abate rimase assai sorpreso nel constatare che un personaggio così importante avesse accettato di visitare l’Istituto Nazionale dei Sordomuti di Parigi. L’Imperatore Giuseppe II si recò ancora all’Istituto dell’Abate e vi portò pure sua sorella Maria Antonietta, Regina di Francia. Al suo rientro in Austria l’Imperatore volle fondare anche nel suo Paese una scuola per sordomuti, e allo scopo mandò a Parigi il sacerdote Stork, per apprendere il metodo di insegnamento dell’Abate De L’Epée, che poi adottò nel primo Istituto Imperiale per sordomuti di Vienna.

Incontro con l’abate italiano Silvestri
La fama dell’Abate De L’Epée si era diffusa anche in Italia e, in quel periodo, l’avvocato concistoriale romano, Pasquale Di Pietro, volendo aprire una scuola per sordi, mandò a sue spese l’amico sacerdote Tommaso Silvestri a Parigi, per apprendere come insegnare ai sordomuti con il metodo di De L’Epée e nel 1784 aprì la prima scuola per sordomuti in Italia con la benedizione del Pontefice, Pio VI. Come l’austriaco Stork, anche l’italiano Silvestri si è poi rivelato un grande educatore di sordomuti. Ci furono altri casi analoghi che, seguendo le indicazioni dell’abate francese, hanno costatato la validità di quel metodo per l’insegnamento ai sordomuti, che fu quindi adottato anche in altri paesi europei.

Istituto Nazionale Sordomuti di Parigi
La storia di Giuseppe
Un aneddoto racconta che un giorno il De L’Epée, essendosi recato all’Ospedale, fu avvicinato da una suora, che gli presentò un sordomuto di 15 anni, lì ricoverato da due anni per una malattia. La suora raccontò all’abate che quel giovane era stato trovato, nel 1773, abbandonato, affamato e in completa miseria e fu affidato ad una signora caritatevole, che lo aveva condotto in quell’ospedale. A gesti, il sordomuto fece capire all’Abate che aveva la madre e tre sorelle e che il padre era morto e narrò che un signore mascherato lo aveva rapito e poi lo aveva abbandonato nella strada. Il ragazzo aveva un aspetto dolce ed i suoi gesti molto espressivi ed esposti in modo chiaro, così l’Abate gli prestò fede e volle rendere nota la narrazione del sordomuto a tutti i villaggi della Francia. De L’Epée, intanto, aveva prelevato il giovane dall’ospedale e lo aveva condotto con se all’Istituto, dove alloggiavano altri 26 alunni sordi. Quel giovane fu chiamato Giuseppe. Alcuni mesi dopo, l’abate apprese che, due anni prima, era sparito il figlio tredicenne ad una Contessa, vedova de Solar, e mise in relazione il racconto e della suora e di Giuseppe con quel fatto e volle meglio informarsi per avere altre notizie più certe delle circostanze, cominciando in tal modo a conoscere le vere origini di Giuseppe, ed apprese che furono gli stessi parenti di Giuseppe che avevano avuto intenzione di sopprimerlo per avere essi il titolo nobiliare e la rendita patrimoniale lasciatagli dal padre. Una donna, che era stata Dama di compagnia presso una zia del giovane, riconobbe Giuseppe e appena lo vide, nell’estate 1777, disse “questo giovinetto è figlio del conte de Solar” ed allora l’abate fu convinto e si decise a riportarlo al padre della Contessa de Solar, il quale riconobbe Giuseppe per suo nipote, che era pure molto somigliante alla sorella di lui Carolina, e questo confermò che Giuseppe era il figlio del defunto Conte De Solar. Il Duca di Penthievre, nonno del Re di Francia, Luigi XVI, ammirò molto l’Abate per le sue opere umanitarie e scientifiche e si interessò al caso di Giuseppe per aiutarlo a riavere il legittimo titolo, nonostante che, allora, la Contessa madre fosse anche lei defunta. Fu trovato un documento che poté dimostrare la causa per cui i parenti avevano tentato di far scomparire l’unico figlio maschio di quella casata nobiliare, essendo sordomuto. L’Abate rammentò il versetto della Bibbia: “Apri (o Signore) la bocca in favore del muto, e a difesa di tutti i passeggeri, ossia degli innocenti che si vogliono perdere”. Il Tribunale di Chatelet dichiarò quindi ufficialmente il sordomuto figlio del Conte de Solar e suo erede, e che gli spettava pure il titolo nobiliare, e questo fu possibile, nonostante che gli avversari di Giuseppe fossero dei potenti. Quando, nel dicembre 1789, l’abate De L’Epée morì, il sordomuto patì la mancanza di quel forte appoggio morale. Poi, in seguito alla Rivoluzione francese, cambiò anche la politica del governo, ed i parenti di Giuseppe tornarono all’attacco presso il Tribunale di Parigi, e questa volta ebbero la meglio ed il nuovo giudice del Tribunale annullò la precedente sentenza a favore di Giuseppe, che fu privato del titolo di nobile. Il sordomuto, trovatosi nuovamente solo, senza famiglia né alcun reddito titolare di nobiltà, quando scoppiò la guerra, si arruolò nei Dragoni, ma ben presto dopo lo sfortunato rimase ucciso in battaglia, per non aver sentito il segnale della ritirata. L’ingiustizia sarebbe ugualmente rimasta, anche se il sordomuto fosse sopravvissuto alla guerra, perché sempre ci fu corruzione fra le famiglie nobili francesi, anche dopo la rivoluzione, e rimase tutto così per anni perché per la ricostruzione della giustizia è occorso molto tempo, sia per le cose primarie, sia soprattutto per i più deboli. Soltanto nel Novecento le legislazioni si sono orientate verso i Diritti Civili, ma ancora è necessario correggere le disuguaglianze, e queste sono possibili, specificatamente per i sordi, soprattutto se collegate con l’evoluzione dell’istruzione, ed è un fatto che questa ebbe origine per le opere lungimiranti di De L’Epée e degli altri Educatori caritatevoli di quei tempestosi periodi passati, che permisero di abolire le inique leggi inabilità di cui furono vittime i sordomuti, permettendo ad essi di avere anche pari dignità sociale ed umana. Sotto questo aspetto, dunque, Giuseppe può essere considerato un vero Martire di quei non dimenticati soprusi.


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L’attuale sede dell’Istituto Nazionale dei Sordi in Parigi

Onorificenze e titoli nobiliari
L’imperatore d’Austria, Giuseppe II offrì un abbazia, nel suo Impero, all’abate De L’Epée, in segno di gratitudine per la sua opera di valido educatore e per l’insegnamento metodico che egli aveva impartito al sacerdote austriaco Stork, dell’Imperiale Istituto Sordomuti di Vienna. L’imperatore offrì all’abate un titolo onorifico che gli avrebbe permesso di vivere con un’ottima rendita, ma De L’Epée cortesemente rifiutò con questa osservazione: “Se allorquando io incominciai ad istruire i sordomuti, qualcuno mi avesse offerto un ricco benefico, lo avrei accettato per loro. Ma ora sono vecchio, perciò non si pensi a me, sebbene a perpetuare un’opera che dona la vita intellettuale ai più infelici fra gli uomini”. L’Imperatrice Caterina II di Russia, quando seppe di come bene si istruissero i sordomuti in Francia, mandò un suo ambasciatore a Parigi per conoscere le opere fatte da De L’Epée, facendo pervenire allo stesso, che era il direttore dell’Istituto Sordomuti di Francia, dei preziosi doni, ma l’Abate rilasciò un’ambasciata: “Dica all’Imperatrice che invece di questi doni mi mandi un sordomuto povero dalla nascita ed io lo istruirò”. Il Cardinale Arcivescovo di Parigi, De Fleury, offrì all’Abate un seggio vescovile, ma pure questo egli rifiutò cortesemente, per non doversi allontanare da coloro che egli considerava suoi figli e ancora bisognosi del suo aiuto e della sua istruzione. Il reddito patrimoniale che gli aveva lasciato suo padre era notevole, ma egli aveva speso tutto il patrimonio per poter istruire i sordomuti, vivendo in umiltà e povertà per l’amore che elargiva ai sordomuti poveri con la sua attività apostolica ed educativa, di cui aveva una profonda concezione evocazione missionaria, per cui ha dedicato tutta la sua vita. Anche il Re di Francia, Luigi XVI, volle riconoscergli dei meriti, assegnandogli comunque una rendita fissa annuale ed anche un convento per la nuova sede della scuola di De L’Epée, con riconosciuto untitolo onorifico. Ma egli morì prima di poter vedere quella nuova sede.

La morte dell’abate De L’Epée
L’Abate amava trascorrere gran parte della giornata con i sordomuti, giocando con loro e conversando con essi usando le mani, in serenità e circondato dall’amore dei suoi discepoli. Un giorno annunciò, con la lingua dei segni, ai suoi sordomuti, che la sua morte era vicina. Egli aveva 77 anni, e commentò piangendo: “Il Cielo è il luogo dell’immortalità e della felicità eterna là andrò io ad aspettarvi”. Tutti si rattristarono e, nel silenzio che seguì a quelle parole, si videro alcuni piccoli sordomuti dire a segni che volevano andare subito con lui in Paradiso. De L’Epée era molto ammalato. Ricevette i sacramenti degli infermi il 23 dicembre 1789, due giorni prima di Natale, dall’Arcivescovo di Bordeaux Mons. Cicé, che lo rassicurò dicendogli “Vai in pace, la Patria provvederà all’educazione dei tuoi figli”, e dopo quelle parole De L’Epée, che era circondato dalle massime Autorità dello Stato, si addormentò per sempre nella pace del Signore. I sordomuti avevano perduto il loro vero padre e piansero davanti alla salma del loro venerato maestro ed apostolo di tutti i sordomuti. I funerali furono impotenti e seguiti dagli allievi e dagli ex allievi educati da lui e da molte altre persone tra cui numerose personalità dell’alta nobiltà. La sua salma fu seppellita nella cappella di famiglia “San Nicola” nella Chiesa di San Rocco a Parigi e nel suo Istituto fu collocato un busto marmoreo opera dello scultore sordo De Seine, accanto a numerosi suoi ritratti pittorici eseguiti dai sordomuti. Il successore di De L’Epée, l’abate Ambrogio Sicard, seppe proseguire assai bene nell’opera iniziata dal suo grande Maestro.

Rivoluzione francese
La Rivoluzione francese causò la morte per decapitazione di Re Luigi XVI (21 gennaio 1793), come di molti altri nobili e cittadini. Furono anche profanate le chiese ed i luoghi di culto e perfino le tombe delle famiglie di nobili, per asportarne tutto il materiale ferroso che contenevano e che potesse servire per trasformarlo in palle da obice. Anche la tomba dell’abate De L’Epée fu, purtroppo, profanata durante la Rivoluzione francese. Ci fu però un sordo coraggioso, Ferdinando Berthier, il quale ha poi raccolto in un libro di memorie bibliografiche la vita e le opere del suo Maestro, che con altri sordi andò a ricercare i resti dell’abate nel sotterraneo della Chiesa, per farne poi una nuova decorosa sepoltura. Il Parroco acconsentì a quella nuova sepoltura, dicendo: “Non si perda il loro padre!”. Dopo aver raccolto la somma necessaria per la ricostruzione della nuova tomba, recante il busto scolpito dal sordomuto De Seine in onore del grande Educatore dei sordomuti, tutto fu risistemato dagli stessi sordomuti rieducati da lui, ed ancora oggi quella tomba è ben conservata e curata dai sordomuti francesi di nuova generazione, e meta di venerazione da parte dei sordi di tutta Europa e non solo.


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Chiesa di Saint Roch in Parigi

Monumento in onore dell’Abate Carlo Michele De L’Epée
Anche nella città di Versailles sorge un monumento bronzeo, questo alto ben 2 metri e mezzo, scolpito in onore dell’abate De L’Epée. Questa statua dell’abate fu inaugurata nel 1843, con notevole ritardo sul previsto, a causa della difficile situazione politica della Francia, ai tempi della Rivoluzione. Altri monumenti in onore e in ricordo dell’abate si trovano un pò ovunque, in vari complessi scolastici d’Europa, mentre nell’Istituto Statale dei Sordi di Parigi si trova la statua più significativa per questo preziosa, opera dello scultore sordo Martin, che fu inaugurata nel 1879 dal Ministro dell’Interno francese, Le Pere, in occasione del centenario della morte di De L’Epée. Lo scultore Martin fu premiato con il titolo di Cavaliere della Legion d’Onore, famoso ordine cavalleresco di Francia. Attualmente i Sordi d’Europa continuano a commemorare e a riverire l’anniversario di De L’Epée, considerato uno dei più grandi educatori di tutta l’Europa, e importante figura per la sua altissima opera di socialità svolta con somma fede ed esemplare impegno sacerdote per l’istruzione e l’educazione dei non udenti, tanto che pure gli studiosi di oggi consultano gli scritti metodici di De L’Epée.

Franco Zatini – ps095 – 23 novembre 2012

INFO:

Video 300 anni della nascita di De L’Epée
Benefattore dell’umanità: De L’Epée
Istituto Nazionale Sordi di Parigi I.N.J.S.
Federazione Nazionale dei Sordi di Francia F.N.S.F.

Commemorazione del 300mo di nascita dell’abate Carlo Michele De L’Epée organizzata dalla Federazione Nazionale dei Sordi di Francia (2012)

 


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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

 

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