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Sicurezza nelle emergenze anche per disabilità motorie, auditive e visive.

Lunedì 4 maggio 2015 le Edizioni Universitarie hanno presentato un libro di Giorgio Sclip che approfondisce il tema.

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità, in un rapporto del 2010, definisce le persone con disabilità mentale uno dei gruppi più vulnerabili al mondo e richiama governi e società civile ad attuare strategie per migliorare le loro condizioni di sicurezza e la qualità di vita. Eppure finora nessuno studio strutturato si è occupato di analizzare gli approcci e le strategie di comunicazione da attuare per garantire la sicurezza delle persone con disabilità intellettive anche in caso di emergenze, come i terremoti.

A colmare questa lacuna ci ha pensato l’Università di Trieste, che su questa materia è all’avanguardia: dal 2008, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria e i Vigili del Fuoco, ha avviato il progetto “SicurezzAccessibile”, con l’obiettivo di indagare sulle tematiche legate alla sicurezza in relazione alle problematiche delle persone con disabilità, per individuare e diffondere soluzioni condivise che garantiscano con pari dignità la sicurezza a tutti.
Attraverso una serie di volumi, editi da Eut Edizioni Università, sono state prese in esame le strategie da adottare per garantire la sicurezza delle persone con disabilità motorie, auditive, visive. A questa collana si aggiunge oggi un nuovo volume a cura di Giorgio Sclip, “Sicurezza tra salute mentale e disabilità intellettiva: strategie per migliorare approcci e comunicazione in caso di emergenza”.
Il libro é stato presentato lunedì alle 16 in Sala Tessitori (piazza Oberdan, 5), alla presenza di autorità, rappresentanti delle associazioni, dell’Azienda Sanitaria e dell’Università. «Generalmente la difficoltà di portare soccorso alle persone con disabilità mentale e intellettiva è dovuta all’impreparazione del soccorritore nei riguardi del disabile o all’inefficace organizzazione della sicurezza nei luoghi che ospitano queste persone – sottolinea nella prefazione il curatore -.
Spesso si considera un traguardo importante la sola possibilità di garantire l’accesso ad un edificio, dimenticandosi invece dell’importanza di dover assicurare a tutti la condizione di potersi allontanare nel caso in cui circostanze sfavorevoli lo dovessero rendere necessario». L’accessibilità 3.0 è insomma questa, e in una città in cui il numero di anziani è in costante crescita è inevitabile che aumentino e si differenzino sempre più anche i casi di disabilità. «Se questi temi non sono ancora al centro dell’attenzione – conclude il curatore – presto lo diventeranno, perché interesseranno concretamente la vita di milioni di persone».
Giulia Basso – Fonte: Il Piccolo di Trieste
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