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Giovani e volontariato

Giovani e volontariato, sì alla LIS, ma impianti cocleari e protesizzazione precoce hanno cambiato radicalmente il mondo della sordità

È stato approvato dal senato il 3 ottobre il Testo Unico n. 302 sul riconoscimento della Lis. La LIS (Lingua dei Segni Italiana) è la lingua usata dalle persone sorde ed è un sistema comunicativo che sfrutta il canale visivo-gestuale che risulta integro nelle persone Sorde. Questa approvazione, da tutti i non addetti ai lavori, viene considerata una buona cosa ma per chi la sordità la vive tutti i giorni le cose sono diverse, così una delegazione di giovani sordi della Fiadda Umbria (Famiglie Italiane per la difesa dei diritti delle persone audiolese) e della Sezione di Roma, si è recato alla Camera dei Deputati per esprimere la propria posizione rispetto a questo Testo Unico.

I ragazzi hanno spiegato con chiarezza e determinazione cosa vuol dire essere sordi oggi, alla luce dei tanti progressi fatti dalla tecnologia. Infatti, ora, un bambino che nasce sordo o con carenze uditive può tornare a sentire attraverso impianti cocleari e protesi , che non eliminano l’handicap, ma non necessitano di un linguaggio come la LIS ovvero di un linguaggio dei segni perché, con i dovuti accorgimenti, i ragazzi sentiranno. “Come spesso accade – hanno spiegato i giovani di Fiadda – chi non si ritrova a contatto con le persone interessate, difficilmente può comprendere o immaginare quale sia la situazione attuale sulla sordità. Abbiamo pensato quindi di farci conoscere in prima persona, raccontando parte del nostro vissuto e di come siamo arrivati ad essere oggi persone autonome e indipendenti nonostante la nostra condizione.

Delegazione Giovani Fiadda Camera dei Deputati 25 ottobre

La delegazione dei giovani della FIADDA che hanno partecipato all’incontro alla Camera dei Deputati (25 ottobre)

Per raggiungere ciò, sono stati fondamentali l’impegno delle nostre famiglie, una diagnosi precoce, la protesizzazione o interventi di impianto cocleare, ed un percorso di abilitazione al linguaggio verbale in condizione di parità con i coetanei. Questi passaggi però non sono resi disponibili a tutti nelle stesse modalità in tutto il territorio nazionale. È di questo che secondo noi si dovrebbero occupare le istituzioni, e far sì che la sordità diventi sempre di più sostenibile per tutti onde evitare condizioni di handicap, date le grandi possibilità che ci sono attualmente. I nostri pensieri non vogliono andare contro chi si trova nel bisogno di usare il Lis come modalità per comunicare, ma si tratta solamente di rendersi conto che noi non ci sentiamo di appartenere ad una minoranza linguistica o ad una comunità dei sordi. Per noi la comunità in cui viviamo è quella italiana, ci sentiamo semplicemente dei cittadini di questo paese, alcuni di noi affermano persino di sentirsi parte del mondo, l’unico mondo che ci accomuna tutti, non ne esistono altri. Proprio per questo vanno trovate soluzioni universali, come ad esempio può essere la sottotitolazione nei programmi televisivi.

Perché, se oggi, ma già da diversi anni, ci sono le possibilità per raggiungere l’autonomia, dobbiamo ancora trovare delle figure professionali che devono parlare al posto nostro con il inguaggio dei gesti? Per chi è abituato a ragionare per numeri allora si deve rendere conto che sono i numeri a parlare. Noi invitiamo tutti coloro che sono interessati ad approfondire la situazione, a venire a conoscenza dei casi di persone con sordità che oggi sentono e parlano, e sono inclusi nella società senza bisogno di intermediari ed interpreti. Le nostre difficoltà maggiori sono state quelle di accettazione della propria condizione e quella di riuscir ad includersi nella società di tutti. Non crediamo che sia utile formare altro personale che sappia la lingua dei segni o etichettare i ragazzi con problemi uditivi come “sordomuti” in modo tale che abbiano bisogno di interpreti. Non sarebbe meglio utilizzare le risorse per dare la possibilità ai ragazzi non udenti di tornare a sentire?”.
Fonte: umbriadomani.it

ARTICOLO CORRELATO

L’incontro dei Giovani sordi con parlamentare

Disegno di legge approvato Conferenza nazionale del Filo d’Oro al via oggi 

Apre oggi l’ottava Conferenza nazionale delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro. «L’approvazione del disegno di legge per il riconoscimento della lingua dei segni è stato un primo passo per garantire i diritti delle persone sordocieche e promuovere la rimozione delle barriere e degli ostacoli nella comunicazione. Ma c’è ancora tanto da fare per far sì che queste persone non vivano isolate e possano avere anche loro una piena partecipazione alla vita sociale», dice Rossano Bartoli, segretario generale dell’Associazione.

Da oggi (9 novembre) fino a domenica 12 novembre, le persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro si riuniscono ad Abano Terme. L’evento ha cadenza triennale e rappresenta un’occasione importante di incontro, confronto e stimolo per le persone sordocieche a cui l’Associazione si dedica da oltre 50 anni. Oggi (il 9 novembre n.d.r.) dopo l’apertura dei lavori del presidente della Lega del Filo d’Oro Francesco Marchesi e i saluti del sindaco di Abano Terme Federico Barbierato, seguiranno gli interventi del Presidente del comitato delle persone sordocieche Francesco Ardizzino e del senatore Francesco Russo, relatore del provvedimento sul disegno di legge per il riconoscimento della lingua dei segni italiana, approvato al Senato nei giorni scorsi.

Il titolo della Conferenza di quest’anno Verso il mondo che vorrei vuole evidenziare il percorso di attività e di crescita delle persone con sordocecità. Purtroppo ancora oggi molte persone sordocieche vivono in uno stato di isolamento, mentre altre non accettano la loro condizione.
Alcuni tengono nascosti i loro problemi oppure i familiari stessi non consentono loro di condurre una vita indipendente per paura che non possano essere autosufficienti. Secondo un recente studio realizzato dall’Istat in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro, in Italia le persone affette da problematiche sia alla vista che all’udito sono 189 mila. Fra questi, anche bambini e ragazzi iscritti alle scuole primarie e secondarie.
Arianna Carini. Fonte: Corriere Adriatico

Lingua Segni
Perche’ quel Testo Unico non va bene

Secondo Antonio Cotura, presidente della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi), «il Testo Unico “Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordo cieche”, approvato dal Senato e attualmente all’esame della Camera, è inaccettabile, perché oltre a fondare le proprie tesi su alcuni errori e pregiudizi, è molto confuso, promettendo di tutto e di più, da realizzarsi per altro a costo zero».

Come presidente dell’Associazione FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi) e a nome delle persone sorde e delle loro famiglie che essa rappresenta, vorrei esprimere contrarietà e preoccupazione per le inevitabili conseguenze discriminatorie che deriverebbero a molti Cittadini italiani, se diventasse Legge il Testo Unico che ha unificato cinque precedenti Disegni di Legge (nn. 302, 1019, 1151, 1789 e 1907), inizialmente etichettato come Riconoscimento della LIS, successivamente rinominato Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde, con disabilità uditiva in genere e sordocieche, e approvato come tale il 3 ottobre scorso dal Senato (attualmente all’esame della Camera).

L’approvazione di quel testo è stata accolta con molto favore ed enfasi da vari Senatori, Enti di rappresentanza, Gruppi di interesse personali e parti dell’opinione pubblica, come se trattasse la soluzione di tutti i problemi delle persone sorde o sordocieche. Viceversa un’attenta e ragionata lettura offre una visione ben diversa della natura e della portata di quel testo.

Si tratta in sostanza di un Testo Unico inaccettabile, perché molto confuso, che promette di tutto e di più. Si va dalla realizzazione dei diritti di cittadinanza, alla libera scelta, alla diagnosi precoce, allo screening neonatale, alla correzione del deficit uditivo, all’accessibilità ovunque e comunque, all’inclusione scolastica, universitaria e postuniversitaria, alle politiche attive della formazione e del lavoro, alla tutela della salute, alla fruizione di arte cultura e tempo libero e, chi più ne ha, più ne metta!

Tutti questi interventi verrebbero destinati addirittura – a completamento della confusione del testo – a un milione di persone e forse, a ben guardare, anche a molte di più. Con il sorprendente paradosso, però, che tutta questa enorme mole di iniziative e attività previste si dovrebbero realizzare a costo zero, secondo l’articolo 14 (Clausola di invarianza finanziaria). La “magia” consisterebbe nel creare nuovi ipotetici posti di lavoro per introdurre interpreti LIS  dappertutto, perfino nella scuola, a prescindere dalla loro assoluta mancanza di conoscenze pedagogiche e didattiche, tanto per promuovere l’insegnamento LIS agli alunni udenti affinché essi aiutassero pretestuosamente i compagni sordi…

Le mistificazioni sono evidentemente molte, a cominciare dal titolo che si è più volte trasformato, fino alla stesura finale, durante la discussione in Aula del Senato, su proposta del relatore, senatore Francesco Russo, in Legge quadro sui diritti di cittadinanza delle persone sorde con disabilità uditiva in genere e sordocieche.

È necessario ricordare che esiste già una Legge-quadro destinata alle persone con disabilità ed è la Legge 104/92, che ove bene applicata produce già effetti inclusivi. Perché le persone sorde dovrebbero averne una riservata a loro? Qual è il senso? A chi gioverebbe un’altra Legge Quadro in un contesto siffatto? Essa risponderebbe realmente ai bisogni delle persone sorde, specialmente delle giovani generazioni? E ancora, analizzerebbe davvero fatti e contesti attuali e futuri o volgerebbe anacronisticamente lo sguardo indietro, mistificandolo verso improbabili innovative proiezioni di lungo periodo?

Tutte domande di ampio respiro per le quali attenderemmo risposte chiare, esaustive e soprattutto sincere e oneste. E per le quali una nostra precisa chiave di lettura già esiste: una Legge del genere non si occuperebbe delle persone sorde, bensì di professionisti presunti della sordità.

Non è un caso, del resto, che in questo Teso Unico, quando si tratta di inclusione scolastica, venga introdotta la figura dell’interprete LIS e LIS tattile. In realtà, la citata Legge quadro 104/92 prevede già per l’inclusione scolastica l’insegnante di sostegno e l’assistente alla comunicazione, che sono figure con competenze pedagogiche e didattiche. Competenze di cui è priva del tutto la figura dell’interprete LIS, che con questo Disegno di Legge si vorrebbe introdurre artatamente nella scuola e non solo. Nella Legge 104/92 l’interprete è già previsto solo per le Università, ovvero dove non sono richieste competenze sulle discipline, né conoscenze di pedagogia.

Ancora al nuovo titolo, poi, dobbiamo rifarci, per parlare ulteriormente di mistificazione, facendo segnatamente riferimento alle parole disabilità uditiva in genere. Ciò infatti significherebbe che una persona sorda dalla nascita o preverbale, con grave e profonda disabilità, potrebbe essere assimilata nei bisogni e confusa, ad esempio, con un signore anziano con presbiacusia, oppure con un operaio di fonderia, o addetto all’uso del martello pneumatico, e in quanto tale con danno di tipo audiologico generato dall’ambiente lavorativo in età adulta.

Si tratta evidentemente di situazioni assolutamente incomparabili. Mai le problematiche di una persona con sordità prelinguale, ovvero con grave disabilità, possono essere confuse con quelle di una persona con disabilità uditiva in genere.

Si tratta di fatti e contesti che, una volta illustrati con chiarezza e onestà intellettuale, metterebbero ogni Cittadino italiano nelle condizioni di comprenderli; tutti, meno i Senatori, ai quali sono stati narrati e che invece, con tanta magnanimità, hanno approvato questo Testo Unico.

Per quanto poi riguarda l’esplicito riferimento alla presenza degli alunni sordi nelle scuole, è doveroso ricordare che essa corrisponde a meno di 6.400 unità, ovvero il numero di quanti in Italia frequentano le scuole di ogni ordine e grado, mediamente molto meno di uno per ogni Comune di Italia. Basterebbe dunque un impegno coerente e l’applicazione delle attuali Leggi italiane, per risolvere adeguatamente ogni genere di loro problema. Un dato di fatto, questo, confermato anche dal numero delle persone sorde prelinguali, ovvero con certificazione di sordità, che usufruiscono dell’indennità di comunicazione e che complessivamente risulta essere pari esattamente a 43.507, compresi tutti i minorenni.

Il testo di cui si parla, inoltre, fonda le sue tesi su alcuni errori e pregiudizi.

In Italia i bambini sordi non sono obbligati a frequentare gli Istituti Speciali, come accade in molti Paesi nel mondo e anche in Europa. Il nostro, infatti, è stato il primo e unico Paese che ha compiuto le giuste scelte di modello inclusivo scolastico per tutti gli alunni con disabilità sensoriale o di altro tipo.
Già il solo titolo del Disegno di Legge approvato, quando si riferisce ai diritti di cittadinanza delle persone con disabilità uditiva in genere, determina un’alterazione della realtà: infatti, con esso, si vorrebbe sostenere che la norma verrebbe destinata a circa un milione di persone e talvolta anche molte di più, e che queste risulterebbero bisognose di poter disporre della Lingua dei Segni e degli interpreti della stessa nei luoghi più disparati e nelle più diverse situazioni. Sofisticando così la realtà, non si tutelano le persone sorde, ma altri interessi economici e personali.
Bisogna dunque chiedersi e chiedere – ove mai ce ne fosse bisogno – come mai tante persone sorde abbiano imparato a parlare, leggere e scrivere, avendo come unica lingua madre e naturale l’italiano letto, parlato e scritto, mentre il Disegno di Legge sottende che la lingua naturale delle persone sorde sia quella segnica, al punto che l’alunno sordo debba essere educato con il cosiddetto “bilinguismo”. Niente di più fittizio e deleterio: il bilinguismo è problematico e non facilita affatto l’aumento di competenza linguistica, fermo restando l’aspetto demografico, ovvero l’esiguità del numero di alunni sordi coinvolti, come già evidenziato.

Naturalmente i nostri pensieri non vogliono andare contro chi si trova nel bisogno di usare la LIS come modalità per comunicare, ma si tratta solamente di rendersi conto che con questa norma potrebbe essere di fatto, e per legge, attribuita l’appartenenza a una minoranza linguistica, mai riconosciuta o condivisa. Ovvero il rischio di restaurare di fatto – nonostante la cancellazione del riferimento all’articolo 6 della Costituzione – , con altre modalità e per vie traverse, il concetto di riconoscimento di minoranza e cultura sorde, per la quale ci si era tanto opposti. Ciò rimarrebbe invece un dato di fatto con il quale fare successivamente i conti.

Alcuni sostengono, compreso qualche Senatore, che l’Italia sia indietro di vent’anni perché non ha riconosciuto la Lingua dei Segni. A nostro parere, invece, l’Italia è il Paese che – nonostante evidenti distonie e inadempienze, tutte correggibili con buona volontà, senso del dovere e della corresponsabilità e adempienza pratica del proprio lavoro – si trova con oltre quarant’anni di anticipo rispetto ad altri e ha realizzato un modello scolastico inclusivo, capace di rendere le persone sorde autonome e indipendenti da qualsivoglia forma di dipendenza o interprete.
Pertanto qualunque legge prodotta dal Parlamento italiano dovrebbe innanzitutto valorizzare le buone prassi che hanno consentito alle persone e agli alunni sordi di arricchirsi di esperienze di vita quotidiana con i propri coetanei in ambienti inclusivi piuttosto che speciali.

Nel ribadire quindi che la tecnica usata dal Relatore di questo Disegno di Legge è di un evidente “ecumenismo”, promettendo di tutto e di più in un unico testo, per concludere poi con la clausola di invarianza finanziaria al citato articolo 14 – ciò che a nostro parere (e non solo) rappresenta un’evidente e assoluta incoerenza – riteniamo che quel testo sia da rigettare, per riscriverne uno che parta dalla valorizzazione delle buone prassi, a cui ci si è appena riferiti, adottate in Italia a favore degli alunni con sordità e che vada oltre ogni forma di pregiudizio, per assicurare i percorsi più avanzati secondo modelli consolidati e validi per l’abilitazione di ogni bambino e persona sorda. Questo al fine di garantire loro un’autentica inclusione scolastica, sociale e lavorativa, partendo non da mistificazioni, ma da numeri veritieri, ovvero dai bisogni delle persone sorde che spesso rimangono a rischio di handicap, quando mancano una diagnosi precoce e l’intervento protesico e abilitativo, indispensabili per l’avvio di un percorso di acquisizione della parola e dell’autonomia e indipendenza personale.

Come sempre, naturalmente, la nostra testata è aperta a opinioni diverse sul tema trattato, che siano per altro pienamente motivate e centrate sul merito della questione.

Fonte: superando.it

PER SAPERE DI PIU’

Altre considerazioni su quel Testo unico

Disegno di Legge 302/S

Lingua dei Segni Italiana

 Lis 3 ottobre da Pd

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