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Italia’s got talent 2020 e il rapper sordo

«Italia’s Got Talent 2020»: Brazzo, il rapper sordo che commuove tutti

Francesco Brizio, in arte Brazzo, è il rapper sordo che conquista la giuria e il pubblico del talent show di Tv8 con un brano, «Volere è potere», che dimostra che, quando c’è l’impegno, i sogni possono diventare realtà
«Volere è potere, in alto puoi andare, la voce può sfondare». Sono questi i versi che Francesco Brizio, in arte Brazzo, propone sul palco di Italia’s Got Talent nella speranza che Federica Pellegrini, Joe Bastianich, Mara Maionchi e Frank Matano gli regalino un «sì» per andare avanti. Il ragazzo, originario di Taranto, è un rapper molto particolare: a differenza dei suoi colleghi, infatti, trova particolari difficoltà ad andare a tempo con la musica in quanto sordo. Nato in una famiglia di non udenti, fino ai 5 anni non ha mai proferito parola: «Dai 5 anni ai 15 anni ho fatto un lungo percorso di logopedia per imparare a parlare e interagire con il mondo», spiega il ragazzo ai giudici, la tuta rossa e lo sguardo buono.

Francesco “Brazzo” Brizio è la testimonianza che niente è impossibile se lo vuoi.

Da qui il desiderio di stregare il pubblico di Tv8 con una canzone che parla del bisogno di credere nelle proprie capacità per arrivare lontano: si intitola Volere è potere ed è un chiaro messaggio che dimostra non solo la voglia di abbattere il muro della sordità che poteva precludergli la possibilità di partecipare al programma, ma anche il bisogno di sentirsi come tutti gli altri mettendoci impegno e dedizione. «È iniziata come una sfida e poi è diventata una passione: voglio diffondere la lingua dei segni che in Italia non è riconosciuta», spiega Francesco mentre il pubblico solleva le mani in aria per dedicargli una standing ovation tutta particolare, l’applauso silenzioso.

«Io la musica non la sento. Percepisco solo le vibrazioni e i rumori forti e, poi, ho creato Sara – la sua interprete – come un metronomo umano», sottolinea Brazzo mentre Joe Bastianich spiega come il suo talento sia qualcosa di unico al mondo: «La cosa più difficile di tutte è affrontare un problema del genere in maniera così profonda e così coraggiosa, una grande umanità». D’accordo è anche Federica Pellegrini, che definisce il rapper come «un messaggio vivente per tutte le persone che ti guarderanno e ti sentiranno». Per lui, manco a dirlo, quattro sì e una gran voglia di scoprire quali saranno i versi che tirerà fuori sul palco la prossima volta.
Mario Manca. Fonte: vanityfair.it

 

Volere é potere di Brazzo


Il prof. Umberto Ambrosetti contro Italia’s got talent: “Passa un messaggio devastante”

Polemica sull’esibizione di Francesco Brizio, in arte Brazzo, a Italia’s Got Talent: un luminare audiologo contesta la sordità profonda del ragazzo ed espone il suo pensiero
Italia’s Got Talent è uno dei programmi della tv satellitare più apprezzati dal pubblico generalista. Sul palco del programma di Sky si alternano di volta in volta talenti più o meno cristallini che desiderano dimostrare la loro arte e le loro capacità.
Tra loro, nella puntata del 22 gennaio, c’era Francesco Brizio, in arte Brazzo.

Lui è un ragazzone tarantino apparentemente molto simile a tanti suoi coetanei ma è quando inizia a raccontare la sua storia che si scopre che, in realtà, non è così. Francesco Brizio è un rapper ma per lui andare a tempo risulta molto più difficile rispetto ai suoi colleghi, perché Brazzo è nato in una famiglia di non udenti e fino ai 5 anni non ha mai parlato. “Dai 5 anni ai 15 anni ho fatto un lungo percorso di logopedia per imparare a parlare e interagire con il mondo”, ha spiegato ai giudici commossi per la sua storia.

Un racconto emozionante quello fatto a Italia’s Got Talent ma c’è chi ha mosso alcuni dubbi sulla sua veridicità. Così abbiamo contattato Umberto Ambrosetti, professore associato di audiologia e foniatria nel Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università degli Studi di Milano, medico direttore di Unità Operativa Semplice Dipartimentale e della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Policlinico di Milano e ha espresso tutto il suo scetticismo davanti al caso di Francesco Brizio.

“Quel signore lì o non ha una sordità grave come lui dice, cioè che non ha mai sentito da 0 a 5 anni – quando ha iniziato la riabilitazione – e non dice se ha messo l’apparecchio in età giovanile (ma sembra di no). Vedendo il filmato ha su l’apparecchio, ben per lui, e non è possibile che una persona come lui, che parla così bene, affermi di non sentire nulla”, ci spiega il professore al telefono, motivando poi la sua tesi. Dall’alto della sua esperienza quarantennale, il professor Ambrosetti afferma che Francesco Brizio potrebbe aver avuto in origine una sordità lieve che progressivamente è peggiorata, il che spiegherebbe la sua padronanza del linguaggio, “o non è un sordo così grave.”

Il professore ha deciso di intervenire e di dire la sua per contrastare quello che, secondo lui, è un “messaggio fuorviante” rispetto a quello che i medici audiologi, da tempo, cercano di divulgare in base ai loro studi. “Bisogna fare una diagnosi precoce, una terapia precocissima con la riabilitazione, con la protesi ed eventualmente con l’impianto”, continua il prof. Ambrosetti nella sua spiegazione. Secondo il professore, “una famiglia che si trova nelle condizioni di essere perplessa sull’agire rapidamente sul fare l’impianto, dice: ‘Ma questo qui canta, è bravissimo, parla che è una meraviglia, e ha iniziato la riabilitazione a 5 anni.’ Quindi questo bambino può aspettare tranquillamente, quando le condizioni neurologiche del nostro cervello a 5 anni non permettono può l’acquisizione del linguaggio, se non è stato amplificato.”

La teoria del professore, luminare nel suo settore, è che sia impossibile arrivare a questi risultati iniziando la terapia a quell’età: “Ai bambini che seguo da tempo, per avere un risultato brillante come quello lì, facciamo la diagnosi intorno a 2-3 mesi, mettiamo l’apparecchio acustico, facciamo la riabilitazione, e se la sordità è significativa come dichiara Brazzo, attorno all’anno si esegue l’intervento di impianto cocleare e un bambino così trattato raggiunge livelli simili.” Il pensiero del professor Umberto Ambrosetti sull’esibizione di Francesco Brizio a Italia’s Got Talent è molto chiaro: “Dopo quello che è stato detto sul palco di Italia’s got talent, sta passando un messaggio devastante.”
Francesca Galici. Fonte: ilgiornale.it (28 gennaio)

Lettera aperta di Brazzo (risposta a Il Giornale) 26 febbraio

“Vi racconto chi sono davvero”
Francesco “Brazzo” Brizio risponde alle critiche ricevute con una lettera aperta in cui parla della sua persona ma anche della sua avventura come artista
Gentile Direttore,
in data 29 gennaio è stato pubblicato sull’edizione on line del quotidiano da Lei diretto un articolo a firma Francesca Galici dal titolo “Italia’s Got Talent: parla il professor Umberto Ambrosetti”, in merito al quale mi preme fare alcune precisazioni.

Io sono sordo, affetto da sordità congenita ereditaria bilaterale, figlio di sordi. Comunico attraverso la lingua dei segni, leggo il labiale, parlo grazie alla logopedia. E non sento. Qualcuno, di recente, mi ha riferito che un famoso cantautore italiano, Francesco Guccini, anni fa scrisse una canzone dal titolo “L’avvelenata”, in cui se la prendeva con chi lo attaccava gratuitamente, con i critici e militanti politici più ipocriti. Ebbene, in un prossimo pezzo vorrei “prendermela” pure io con tutti quei dottori che mi considerano, solo per il deficit, un “paziente” da curare, che non può parlare bene come parlo io, perché altrimenti viene il dubbio che non sia veramente sordo.

Per un cantante avere l’opportunità di esibirsi e condividere la propria arte con un grande pubblico è un onore e un onere non indifferente. Partecipare a Italia’s Got Talent è stata un’esperienza ricchissima di emozioni. Portando la mia arte su quel palco sapevo bene che tanti mi avrebbero apprezzato, tanti si sarebbero incuriositi e avvicinati al mondo e alla cultura della Comunità Sorda, ma altrettanti avrebbero potuto avanzare dubbi su chi sono e su ciò che rappresento.

Salire su un palco e mostrarsi a un pubblico, andare in televisione, per un artista, per una persona, significa mettersi a nudo per ciò che si è, mostrarsi integralmente senza filtri e senza scuse; senza ambiguità. Sono state dette tante cose, con parole più o meno equivoche. Parole che hanno toccato non solo la mia sordità, ma anche la mia storia personale, ciò che sono come persona e come artista. Se ci sono occhi disposti a leggere e orecchie disposte ad ascoltare, ecco chi sono io: un ragazzo nato sordo in una famiglia sorda e proprio per questo per i primi anni della mia vita sono cresciuto unicamente con la Lis, la Lingua dei segni.

Con le scuole elementari, con l’inizio cioè di un vero percorso scolastico in mezzo ad altri bambini udenti in una scuola pubblica, iniziare a parlare e iniziare a farlo bene divenne stimolo e necessità immediata. Sono cresciuto attraversando due vite, due mondi: da una parte le mie radici, la mia famiglia sorda e la mia prima lingua, quella dei segni; dall’altra, un mondo nuovo, quello udente, di cui volevo entrare a far parte e in cui, a causa della mia giovane età e dell’inesperienza, per molto tempo ho taciuto la mia sordità. Riuscire ad integrarsi è stimolante, ma complesso. E quando si è più giovani si tende a fare di tutto pur di difendersi. Ma tacere su ciò che si è non è mai la scelta giusta.

Sono stati anni di lotte e sacrifici che, però, mi hanno portato ad essere quello che sono. Ora sono qui: sono sordo, bilingue e parlo così bene che a volte le persone non ci credono. Ma non sono un caso isolato, nulla che già non esista. Solo che io, a differenza di altri, ho fatto di questa dote, di questa peculiarità, la mia arte; l’ho resa qualcosa di cui andare fiero e non qualcosa da nascondere. Come me e prima di me, tanti altri sordi hanno fatto altrettanto. Non vergogniamoci di ciò che siamo, di ciò che rappresentiamo. Possiamo fare di noi dei portatori di storie costruttive e motivanti. Non affossiamoci su ciò che gli altri ci dicono che non possiamo fare o che non siamo in grado di fare. Non affossiamoci su ciò che gli altri ci dicono che noi dovremmo fare o dovremmo essere. Siamo ciò che siamo, siamo esseri umani pieni di potenzialità infinite, con o senza disabilità.

Io sono solo questo: una persona sorda che sa parlare come altre persone sorde. Ma proprio partendo da qui, ho deciso di creare qualcosa, un’arte, uno stile che fosse mio; di usare la mia voce (oltre che i miei segni) per aprirmi e comunicare in modo nuovo, senza vergogna, senza barriere. Ho deciso di raccontare, di raccontarmi e di farlo con la musica, che da sempre unisce e avvicina. Metto in conto che chi mi guarda possa avere dei dubbi e pensare di me ciò che vuole. Ma io sono comunque qui. Continuerò a segnare finché le mie mani si muoveranno e continuerò a parlare finché avrò voce per farlo, pur circondato da dubbi e ambiguità. Io racconto storie ed emozioni. E chissà che non saranno proprio queste le prossime a passare attraverso la mia musica.
Francesco “Brazzo” Brizio

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