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San Sergio di Radonez

S. Sergio di Radonez (1314-1392), eremita, egumeno, nacque a Rostov (Russia), morti i suoi genitori si ritirò nella foresta e il suo eremitaggio divenne presto un cenobio. Sei mesi prima della sua morte, avvenuta il 25 dicembre 1392, Dio gli rivelò che presto lo avrebbe chiamato a sé. Egli, allora, elesse un suo successore e si chiuse in un assoluto silenzio, preparandosi ad accogliere sorella morte. Sergio e i suoi genitori furono scacciati dalla loro casa dalla guerra civile e dovettero guadagnarsi da vivere facendo i contadini a Radonez, a nord-est di Mosca. A vent’anni Sergio inizia un’esperienza di eremitaggio, insieme al fratello Stefano, nella vicina foresta. Presto altri uomini si uniscono a loro e nel 1354 si trasformano in monaci, conducendo vita comune. Nasce così il monastero della Santa Trinità (Troice-Lavra), punto di riferimento per il monachesimo della Russia settentrionale. Sergio fonda anche altre case religiose, direttamente o indirettamente. Nel 1375 rifiuta la sede metropolitana di Mosca, ma continua a usare la sua influenza per mantenere la pace fra i principi rivali.


È stato uno dei primi santi russi a cui furono attribuite visioni mistiche. Attraverso il suo discepolo Nil Sorskij si diffuse l’esicasmo, la preghiera del cuore resa celebre dai «Racconti di un pellegrino russo»: «Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me». Il monastero della Trinità di Serghiev Posad è ancora oggi meta di pellegrinaggi. Fu canonizzato in Russia prima del 1449 e lo ricordiamo il 25 settembre.

Nel 1940 la Santa Sede autorizzò un calendario liturgico per i cristiani cattolici in comunione con Roma, che includeva le feste di circa trenta santi russi, ventuno dei quali mai comparsi in un calendario latino, come il monaco S. Sergio di Radonez, il più famoso e il più importante dei pustinniky, ovvero uomini della solitudine, che contribuirono a far respirare una nuova aria in Russia dopo le invasioni dei tartari nel XIII secolo, che avevano distrutto la cultura urbana nel meridione, indebolito i monasteri e lasciato il popolo demoralizzato e in disgrazia.
Durante l’udienza generale di mercoledì 21 aprile 2021 il Romano Pontefice ha raccomandato la lettura del celebre quanto adespota libretto “Racconti di un pellegrino russo”: «Vi aiuterà – ha precisato – a comprendere cosa sia la preghiera vocale».

Il Pellegrino russo viaggia in compagnia di un sordo racchiuso nella sua armatura di silenzio.
“È un mercante di qua, un buon vecchio, e per di più è completamente sordo. Puoi urlare fin che ti pare, egli non sente nulla di nulla; quando gli si vuol chiedere qualcosa, bisogna scriverlo su un pezzo di carta”.
P. Vincenzo Di Blasio

PER SAPERE DI PIU
Racconti di un pellegrino russo
San Sergio di Radonez

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