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1882 – Istituto Nazionale per i Sordomuti in Firenze

A Firenze il primo istituto per sordi fu fondato nel 1882 per ope ra degli «Uomini della ‘Societa’ per l’educazione dei sordomuti’»,di cui facevano parte autorità locali e personaggi di famiglie patrizie (nobili), ed avevano lo scopo di fronteggiare istruire quei sordomuti che non potevano essere accolti dall’unico Istituto allora esistente nella Regione, quello di Siena, dove i posti erano limitati per legge, e non c’erano altre possibilità per i sordomuti fiorentini del tempo, che così erano lasciati in stato di abbandono e privati dell’istruzione.

All’inizio, gli alunni sordomuti furono ospitati in esternato, sotto forma di scuola pubblica, e la direzione fu affidata al prof. Francesco Mangioni, amico del Pendola. Poi, nel 1887, prese l’avvio il convitto, la cui costruzione fu possibile grazie ad una donazione testamentaria della principessa slava Elena Koltzoff Massalsky, che permise all’Opera pia per l’educazione dei sordomuti, nel 1888, di sviluppare l’attività didattica dell’Istituto stesso.

L’opera Pia, con R.D. del l5 dicembre 1895, fu ufficialmente riconosciuta con la nuova denominazione di Istituto Nazionale pei Sordomuti di Firenze, rimasto in funzione fino al 1988, quando per le vicende politiche e l’indifferenza degli stessi dirigenti dell’Opera medesima, l’Istituto ha dovuto chiudere, anche se le proteste degli ex alunni sono riuscite a salvare, almeno in parte l’Opera, mentre il personale ed il patrimonio é stato assorbito dal Comune di Firenze.

La Regione Toscana ebbe comprensione per la legittima protesta degli ex alunni «…riguardo ai beni immobili si applicano i vincoli di destinazione dei servizi sociali per quanto attiene all’uso dei medesimi ed i proventi netti dalla loro Amministrazione, giusto il dettato dell’art.9 L.R. 96/82. In particolare, sentite le organizzazioni rappresentative della categoria, devono essere tenute presenti preliminarmente le esigenze di assistenza dei sordomuti…», anche se poi il Comune di Firenze non ha soddisfatto le aspettative dei sordi che si auguravano di riaprire lo storico Istituto, che in passato era stato in stretto rapporto con l’Istituto di Pendola di Siena per la formazione di insegnanti specializzati e per l’organizzazione didattica e pedagogica.

Nel 1919 era stato avvito il primo centro per l’attività degli ex alunni e poi fondata  l’Associazione di Mutuo Soccorso fra i Sordomuti, promuovendo incontri culturali, ricreativi, assistenza dei sordomuti.

Con R.D. 31 marzo 1927, n. 665, l’Istituto di Firenze fu parificato alle scuole pubbliche e la formazione professionale per sordomuti fu legalizzata, in modo che i sordi potessero fare ap¬prendistato anche al di fuori della scuola medesima.
Nel 1907 1’Opera si trasferì nella nuova sede in Viale Principe Eugenio (ora Viale Gramsci) e cominciò i lavori di ampliamento grazie ai contributi degli Enti locali e della Cassa di Risparmio di Firenze e in seguito, 20 anni più tardi, furono fatti altri lavori per il rialzo di un piano e modernizzare l’edificio, portare la capienza a oltre 100 allievi.

L’inaugurazione della nuova sede, nel 1932, fu uno cerimonia solenne, in presenza del Re Vittorio Emanuele III, della Regina Elena e dell’arcivescovo di Firenze, il Cardinale Elia Dalla Costa.
Lo sviluppo dell’opera continuò ad incrementarsi per l’abilità dei dirigenti e dei soci dell’Opera, quasi tutti membri di nobili famiglie fiorentine, e fu acquistata una villa cinquecentesca con vasto podere in località Rovezzano nei pressi di Firenze da destinare ad altre iniziative, scuola materna, sezione femminile, colonia agricola, ecc.). Parte del progetto non tu tuttavia realizzato, ma la scuola materna e la sezione femminile furono aperte nel 1962. Poi vennero gli anni dell’inserimento dei non udenti nella scuola pubblica e diminuirono progressivamente, di conseguenza, le iscrizioni nelle scuole speciali, mettendo in crisi pure quell’Istituto che non riusciva a pareggiare i costi.

Negli ultimi anni Settanta l’Amministrazione peggiorò ulteriormente fu così deciso di trasferire l’attività didattica all’Istituto ‘Gualandi’ di Firenze.

Tutti modi per salvare la figura giuridica dell’Opera di Firenze furono tentati, ma purtroppo ci si è sempre scontrati con il disinteresse degli Enti locali. L’unico sistema che può permettere di chiudere l’Istituto sarà quando non esisteranno più non udenti. Questo evidenzia il disinteresse dell’Opera che non ha mai voluto collaborare con gli ex alunni coinvolgendoli per difendere lo spirito dei sordomuti, nemmeno in onore del testamento dei benefattrici dedicati ai medesimi. Così è la fine del glorioso Istituto.

NOTE RIEPILOGATIVE
1882 — Fondazione dell‘Opera “Società fiorentina per l’educazione dei sordomuti”
1887 — Primo istituto con convitto
1887 — Riconoscimento in Ente morale con la nuova denominazione di Istituto Nazionale    per Sordomuti (R.D 15.12.1895)
1907 — Nuova sede in Viale Gramsci (sezione maschile)
1919 — Fondazione dell’Associazione ex alunni «Società di Mutuo Soccorso fra i Sordomuti “Francesco Magioni”»
1927 — Scuola pubblica parificata con R.D. 31.3.1927, n. 665.
1966  — Nuova struttura con scuola materna, sezione femminile e colonia agricola a Rovezzano, (FI).
1966 — L’Istituto è gravemente danneggiato nei piani seminterrati in conseguenza dell’alluvione del 4 novembre e poi ristrutturato.
1973 – Chiusura della sede di Viale Gramsci.
1978 – Soppressione di tutte le attività scolastiche.
1988 – Estinzione definitiva dell’Opera Pia.

DIRETTORI DELL’ISTITUTO
1. Prof. Francesco Mangioni  1882 — 1920
2. Prof. Giovanni Fossi        1921   – 1943
3. Prof. Romolo Noci         1943   — 1977
4. Prof. Aurelio Cecchi       1977   — 1982
5. Prof. Giovanni Giorni      1982   — 1988

Ecco il testo del messaggio del Presidente Egidio Cocchi e poi Commissario (nella stessa persona) del medesimo Istituto all’assemblea dei Soci dell’Istituto stesso.

«Egregi Consoci,
in conseguenza del nuovo indirizzo socio pedagogico tendente ad inserire nella scuola degli udenti anche i privi o difettosi dell’udito, così come tutti gli handicappati in genere, questo istituto si è trovato in gravissime difficoltà nella propria gestione per la mancanza di elementi e conseguentemente per la diminuzione dei proventi per rette. Contestualmente, anche e proprio per l’attuazione del suddetto indirizzo è intervenuta  la Legge 382 del 1975 la cui attuazione è stata disposta col D.P.R. 24-7-1977 n. 616 per la quale le IPAB, cui questo istituto appartiene, dovranno essere trasferite con le funzioni, il personale ed i beni, dal 1° gennaio 1979 ai Comuni.

La concomitanza delle condizioni suddette con le leggi citate hanno determinato l’impossibilità da parte dell’istituto di continuare la propria gestione per l’anno scolastico 1978-79, anche perché tale gestione investiva, per la sua parte maggiore, un periodo di pertinenza del Comune.

Il Consiglio, ravvisando nelle condizioni anzidette, la cessazione del proprio compito statutario, e nell‘intento di rendere più spedite le procedure attraverso una gestione commissariale, ha rassegnato le proprie dimissioni rimanendo peraltro in carica per l’ordinaria amministrazione in attesa delle decisioni da parte dei competenti Organi di controllo ai quali le dimissioni sono state notificate.

Nell’attesa ha disposto di redigere alcune brevi note sulla vita dell’Istituto dandone l’incarico al Prof. Aurelio Cecchi che per oltre 40 anni ha prof uso le proprie energie e le notevoli doti di educatore presso questo istituto fino a raggiungere le funzioni direttive e successivamente, dal 1974 — dopo il suo collocamento a riposo — nel Consiglio di Amministrazione prima quelle di Consigliere ed attualmente di Vice Presidente.

Dall’esame di tali note si evince la vitalità dell’Ente in tempi in cui la Società trascurava una categoria di persone che in conseguenza della loro menomazione venivano disattese e lasciate alla cosiddetta «carità» di pochi.

E questi «pochi» hanno comunque assolto il loro compito volontario con dedizione ed amore paghi soltanto di un dovere morale compiuto e della riconoscenza degli assistiti e delle loro famiglie.

Una prova veramente commovente è stata manifestata recentemente da parte dei genitori degli alunni presenti nell’istituto ed in corso di studio nell’anno scolastico 1977-78 quando, coralmente, ma inutilmente, hanno insistito presso gli Organi locali perché i loro figli continuassero la loro istruzione nello stesso ambiente con le stesse persone che li avevano curati fino allora, dando una dimostrazione di assoluta fiducia alla Istituzione nelle sue manifestazioni educative, culturali ed umane.

Si ritiene doveroso ricordare le persone che circa un secolo fa presero l’iniziativa di costituzione dell’Ente e ne formarono, nel 1882, la prima Commissione provvisoria, essi sono:
Avv. Lorenzo Conte
Aia. Massimiliano Giarrè
Cav. Felice Le Monnier
Comm. Angelo Modigliani
Prof. Giambattista Tassara

Inoltre sono stati chiamati, nel tempo, a presiedere i successivi Consigli di Amministrazione i sigg.:
Cav. Felice Le Monnier (1884-1885)
Col. Sebastiano Frosali (1886)
Avv. Lorenzo Conte (1887)
Cn. Avv. Arturo Carpi (1887-1907)
S.E. il Principe Don Andrea Corsini (1908-1926)
March. Ing. Lorenzo Niccolini (1927-1950)
Avv. Gustavo Calosi (1951-1958)
Avv. Agostino Agostini (1959-1960)
Avv. Guido Bosi (1961-1970)
Dott. Rag. Egidio Cocchi dal 1971

I nominativi di coloro che hanno fatto parte dei Direttivi e dei Consigli di Amministrazione succedutisi nel tempo — fra i quali spiccano personalità di rilievo, come Ubaldino Peruzzi — sono elencati nell’allegato unito.

Né va dimenticato il personale che ha efficacemente collaborato con il Consiglio nell’attuazione della finalità dell’istituto anche in tempi difficili, confidando nel mantenimento del posto di lavoro, fiducia che è stata compensata dalle disposizioni in corso di adozione da parte del Comune di Firenze per le quali il personale stesso, al quale sarà garantito lo stato giuridico ed economico in atto, sarà provvisoriamente trasferito, sotto forma di comando, al Comune che lo utilizzerà secondo le proprie necessità col rispetto delle relative funzioni.

Giova anche ricordare che, nonostante le difficoltà economiche succedutesi nel tempo e aggravatesi per la crisi generale in atto, il conto finale della gestione, tenuti anche presenti gli oneri per gli investimenti e la regolarizzazione di partite prepresse, chiude in pareggio. È questo un motivo di soddisfazione attese le situazioni di crescente disavanzo in cui si trovano gli Enti pubblici e altre Istituzioni similari.

Quanto precede vuole essere un  congedo da ciascuno di voi, un saluto per gli ex alunni e un augurio per tutti i menomati dell’udito perché, nella nuova forma di istruzione particolare alla loro situazione, trovino quei benefici che loro aspettano e di cui hanno pieno diritto.
Firenze, 5 ottobre 1978

IL PRESIDENTE
Dott. Rag. EGIDIO COCCHI
»

CENNI STORICI SULL’ISTITUTO NAZIONALE SORDOMUTI DI FIRENZE (1882-1978)

Premessa
Con il 1° gennaio 1979, per effetto del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, sull’attuazione della delega di cui all’art. 1 della legge 22 luglio 1975, n. 382, tutte le funzioni amministrative relative alla organizzazione e alla erogazione dei servizi di assistenza e di beneficenza sono attribuite ai Comuni ai sensi dell’art. 118, primo comma, della Costituzione e pertanto anche l’Istituto Nazionale Sordomuti che per la legge 18 luglio 1890, n. 6972, è da considerarsi a tutti gli effetti una istituzione pubblica di assistenza e beneficenza (I.P.A.B.), a tale data passerà al Comune nelle sue funzioni, con il suo personale e con i suoi beni patrimoniali (art. 25 del citato decreto 616), cessando di esistere come ente, dopo quasi un secolo di vita.

Il Consiglio di Amministrazione, attualmente in carica, cui compete il non gradito, ma obbligante compito di passare le consegne, avverte l’opportunità di redigere la cronistoria della vita dell’Istituto, nel lungo arco di tempo della sua esistenza, allo scopo di precisare e ricordare eventi istituzionali, evoluzione delle funzioni e compiti assolti a necessaria informazione dei soci che ancor oggi costituiscono la società che ha eletto i componenti del Consiglio stesso e per doveroso riconoscimento di quanti, nel tempo, hanno dato il meglio delle proprie energie in un’opera spesso ingrata e difficile, ma illuminata sempre da un vivo senso di umanità e di impegno sociale.

Per completare queste note storiche si indicheranno a conclusione, sia pure per sommi capi, le motivazioni che portano oggi alla estinzione dell’ente.

Costituzione e sviluppo dell’istituto
L’«Istituto Nazionale poi Sordomuti in Firenze» ebbe origine dal costituirsi nel capoluogo della Toscana della benefica « Società per l’educazione dei sordomuti » sorta nell’aprile dell’anno 1882 per far fronte alla impellente necessità di istruire l’elevato numero dei minorati uditivi non parlanti della Regione, per provvedere ai quali l’unico istituto toscano allora esistente — il «Tommaso Pendola» di Siena, fondato fino dal lontano 1828 — non era più sufficiente.

Nel maggio del 1884 la società suddetta poteva aprire, per un esiguo numero di alunni, la prima scuola fiorentina per sordomuti, funzionante agli inizi sotto forma di scuola pubblica ad esternato e dal 1887 in poi come istituto-convitto.

Un cospicuo lascito del 1888 consistente in beni immobili e denaro, effettuato per disposizione testamentaria dalla Principessa Elena Koltzoff Massalsky Ghica, più nota con lo pseudonimo di Dora d’Istria, permise all’Istituto di realizzare quella consistenza economica che era indispensabile per il suo sviluppo futuro.

Con il regio decreto 15 dicembre 1895 l’Istituto venne eretto in Ente Morale e la sua ragione sociale assunse l’attuale denominazione.

Nel maggio del 1907 l’istituto acquistò la sede — nell’odierno viale Gramsci — dove nel 1912 furono eseguiti importanti lavori di ampliamento dei locali, solennemente inaugurati l’anno successivo.

Con il regio decreto 31 marzo 1927, n. 665, l’Istituto venne ricono¬sciuto idoneo all’assolvimento dell’obbligo scolastico dei sordomuti e pertanto prescelto a svolgere tale funzione; con detto decreto la scuola dell’Istituto venne equiparata alle scuole elementari pubbliche.

Nel 1932 furono portati a termine nuovi e più importanti lavori di ampliamento e ammodernamento della sede citata con la sopraelevazione di un piano dell’edificio, la costruzione al di sopra di questo di una vasta terrazza panoramica di quasi settecento metri quadrati di superficie, in parte coperta, l’istallazione di riscaldamento a termosifone e di adeguate attrezzature igienico-sanitarie. L’istituto, dopo questi lavori inaugurati il 30 aprile dello stesso anno dal Capo dello Stato  e dal Ministro dell’educazione nazionale, poté ospitare oltre cento unità scolastico—convittuali.

 

Nell’armo 1935 l’Istituto acquistò in via del Guarlone, nei pressi di Rovezzano, a circa cinque chilometri di distanza dalla sede, una villa cinquecentesca con annessi un parco, un giardino all’italiana e tre unità poderali con relative case coloniche per un’estensione dì circa 10 ettari.  Qui fondò successivamente una scuola di agricoltura e giardinaggio per i sordomuti provenienti dai ceti rurali. Ma gli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra non furono favorevoli allo sviluppo di detta scuola e il complesso fu utilizzato, per la amenità e salubrità del luogo, come colonia estiva per quegli alunni che durante le vacanze non avevano la possibilità dì rientrare in famiglia.

Nell’anno 1962, a seguito di considerevoli lavori di adattamento della villa sopra menzionata, fu possibile aprire in essa una scuola materna per bambini sordi dai 3 ai 6 anni, separata e distinta — come i più autorevoli educatori del tempo suggerivano — dal luogo e dai locali di istruzione e di residenza degli alunni in età da scuola elementare e po¬st-elementare.

Annessa alla scuola materna fu successivamente aperta una sezione femminile destinata ad accogliere le bambine che, terminato il cielo prescolastico, non si riteneva opportuno venissero inviate alla sede del viale Gramsci che rimase riservata esclusivamente alla sezione maschile.

Fra il 1968 e il 1972, con tre successivi lotti di lavori, le case coloniche e la tinaia, annesse alla villa di via del Guarlone, furono completamente ristrutturate fino ad assumere l’aspetto e le funzioni che detti locali hanno attualmente: la tinaia divenne un ampio salone da pranzo e le case coloniche accolsero al piano terreno l’attuale cucina e dispensa, il salone dei giuochi e sei aule scolastiche; al primo piano quattro ampi dormitori per 36 unità convittuali, un’infermeria, una medicheria e una camera per la capo reparto; il tutto fu corredato di numerosi servizi igienico-sanitari e arredato con sobria eleganza.

Il progetto inizialmente finalizzato all’accoglimento di tre sezioni di scuola materna, mediamente di 12 unità ciascuna, per il decrescere, come si vedrà in appresso, delle ammissioni di bambini in età prescolare, fu, strada facendo, modificato e al completamento della sua realizzazione finì per accogliere, oltre ai bambini di scuola materna, anche la sezione femminile; in tal modo la villa vera e propria rimase disponibile per l’accoglimento dei maschi del primo ciclo elementare che erano ancora nel viale Gramsci.

Nel corso dell’anno 1973 ad opera dei cantieri di lavoro del Comune, all’uopo interessati dall’ammi-nistrazione dell’Istituto, fu convenientemente sistemata una vasta zona prospiciente tutta la parte nuova realizzata; fu aperto un cancello d’accesso dallo stradone di Rovezzano e si crearono un piazzale per il parcheggio delle macchine ed un ampio giardino, con pista di pattinaggio, per la ricreazione all’aperto.

Istruzione scolastica e professionale

Per quanto riguarda il metodo di istruzione è fin superfluo ricordare che fino dal suo sorgere l’istituto praticò e applicò sempre, con zelo e con tenacia, il metodo orale, basato sui due cardini dell’esercizio della labiolettura per la comprensione della parola parlata e sull’insegnamento del linguaggio fono-articolato per l’espressione verbale.

Nel tempo insigni educatori si avvicendarono nella guida della scuola; essi lasciarono preziosi scritti sull’arte e sulla tecnica di istruire i privi di udito, notazioni e suggerimenti ancor oggi da meditare.

I risultati della scuola furono spesso evidenziati con saggi scolastici pubblici presentati ad autorità competenti, che convalidarono con la loro convinta approvazione la bontà dell’opera compiuta.

Uno dei problemi, che, dopo la scuola, impegnarono maggiormente l’istituto fu quello dell’istruzione professionale degli allievi maggiori. Fino dagli inizi e per molti anni si provvide a detta istruzione attuandola per mozzo di officine interne, affidate ai così detti capi d’arte, secondo schemi tradizionali e anche nel nostro istituto funzionarono laboratori di falegnameria, legatoria, sartoria e calzoleria; lezioni di disegno, di pittura, di modellazione della creta e altre attività varie fornivano una con¬veniente preparazione di base per l’apprendimento di detti mestieri; periodiche mostre dei prodotti artigiani eseguiti, per l’apprezzamento che ottenevano, gratificavano gli alunni e confortavano i maestri d’arte e gli educatori che li avevano guidati e seguiti.

Dopo la seconda guerra mondiale, mutati i tempi e le consuetudini, fu affrontato con nuovo criterio il problema della preparazione professionale degli allievi: furono aboliti i laboratori interni ormai superati dai moderni sistemi di lavorazione e gli alunni in età di apprendistato cominciarono ad essere avviati, secondo le particolari attitudini e lo preferenze dei singoli soggetti, presso laboratori ed officine esterne della città che furono frequentate in orario extrascolastico; il sistema si rivelò efficace in primo luogo perché offriva una varietà di scelta delle attività lavorative irrealizzabile in istituto, ma soprattutto perché consentiva agli alunni sordi quel contatto con il mondo del lavoro composto di udenti normalmente parlanti, al fianco dei quali avrebbero poi dovuto vivere sempre, che appare indispensabile per normalizzare quanto più è possibile il comportamento del minorato uditivo e mettere in atto una forma di inserimento, intesa come base fondamentale per rendere i sordi indipendenti e autosufficienti nella vita.

Istruzione post-elementare
L’Istituto Nazionale Sordomuti di Firenze è stato dei primi, nel settore, a fare positive esperienze di istruzione post-elementare dei propri allievi e ciò quando l’obbligo scolastico si esauriva ancora con il conseguimento della licenza elementare, traguardo che buona parte degli educatori del tempo giudicava assai difficilmente superabile da parte di un minorato uditivo dalla nascita.

Fino dal 1955 fu iniziata la preparazione di un gruppo di allievi, che al termine degli studi sostennero gli esami di licenza della scuola di avviamento in un normale istituto per udenti.

Inizialmente l’esperienza fu attuata con gli allievi che presentavano migliori possibilità sul piano del rendimento, ma negli anni successivi furono gradualmente ammessi all’istruzione post-elementare tutti gli alunni che avevano concluso i cicli elementari.

Divenuta d’obbligo la scuola media unica, gli alunni vennero preparati a sostenere, presso scuole esterne statali, gli esami di idoneità e di licenza della scuola media con risultati soddisfacenti che aprirono a non pochi di essi le porte di una dignitosa e ben remunerata occupazione. A partire dall’anno scolastico 1971-72, poiché, come è stato detto, gli alunni più giovani della scuola elementare potevano già essere accolti nella sede di Via del Guarlone per la parte dei lavori che sì erano già realizzati a quell’epoca, l’Istituto accolse la richiesta fatta dal Comune di Firenze a favore della Scuola Media Statale «Carducci» di affittare una parte dell’immobile del Viale Gramsci, per l’esattezza il piano terreno e il sottosuolo. Si  presentò in tal modo la possibilità di far frequentare ai nostri allievi le tre classi di scuola media statale che furono aperte per loro al secondo piano dello stabile citato. L’esperienza si attuava con due attività parallele: al mattino la frequenza delle classi in cui insegnavano i docenti della scuola media statale, al pomeriggio la frequenza di lezioni integrative impartite dal nostro personale specializzato allo scopo di realizzare gli opportuni meccanismi atti a far superare agli alunni le difficoltà della frequenza di una scuola non specializzata. L’esperienza, che dette fino da principio risultati apprezzabili, continua ancor oggi più o meno negli stessi termini, con soddisfacente andamento.

Rieducazione audio-fonologica
Fino dal 1958 l’Istituto, attento e sensibile ai progressi tecnici che si andavano realizzando nel campo dell’audiologia e della strumentazione inerente, aprì nella sede del Viale Gramsci una prima aula di rieducazione elettroacustica e un modesto gabinetto per la misurazione del deficit uditivo degli alunni. Successivamente, nel 1962, il numero delle aule con apparecchiature di amplificazione fu portato a tre per complessivi n 30 posti-ascolto alla sezione maschile, mentre la sede di via del Guarlone fu attrezzata con un’aula a induzione per la scuola materna e una a conduzione per la sezione femminile: in tal modo il numero dei posti-ascolto per i sordastri e i sordi con residui uditivi utilizzabili saliva nelle varie sezioni maschile, femminile e di scuola materna a 50 unità.

Sempre alla stessa epoca il gabinetto audiologico veniva ampliato e corredato di nuove e moderne apparecchiature di indagine; in tal modo il complesso delle attrezzature diagnostico-rieducative veniva a costituire un centro audiologico di notevole importanza.

Purtroppo la disastrosa alluvione, che colpì la città di Firenze il mattino del 4 novembre 1966, danneggiò gravemente anche gran parte della sede del Viale Gramsci rendendo inutilizzabili le delicate apparecchiature delle tre aule e del prezioso gabinetto audiologico in essa esistenti; tuttavia va ricordato che, a breve distanza di tempo, prima con sistemazioni provvisorie, successivamente con impianti nuovi, il materiale acustico di indagine e di rieducazione fu non solo riportato al livello di quello in essere precedentemente all’alluvione, ma fu ulteriormente migliorato ed esteso.

Nell’anno 1973, completati definitivamente i lavori di rinnovamento del complesso di via del Guarlone e poiché ormai la maggior parte degli allievi risiedeva e veniva istruita in esso, anche il gabinetto audiologico veniva trasferito nella parte ristrutturata trovando nuova e più idonea collocazione.

L’anno successivo, a fianco del gabinetto audiologico, veniva aperto un gabinetto ortofonico corredato delle allora più recenti apparecchiature, le quali con sistemi vibratori e di visualizzazione del suono, della voce e della parola consentivano di operare un ancor più efficace trattamento di rieducazione individuale.

Il programma di quegli anni prevedeva la costituzione, a fianco di quelli indicati, di un terzo gabinetto, anch’esso da attrezzare con impianti adatti, da adibite esclusivamente alla rieducazione acustica individuale; i tre gabinetti, audiologico, di rieducazione acustica e ortofonico dovevano costituire un completo centro audio-fonologico ad uso principalmente degli allievi dell’istituto, che, in aggiunta alle esercitazioni acustiche e ortofoniche di classe, avrebbero potute essere trattati settorialmente, da soli o a piccoli gruppi, secondo le particolari necessità di ciascuno.

Inoltre detto centro sarebbe stato disponibile, ambulatoriamente, anche per tutti quei soggetti ipoacustici o comunque con alterazione del linguaggio fono-articolato, non allievi dell’istituto, che, frequentando scuole non dotate di apparecchiature specifiche, avessero avuto bisogno di esercitazioni attuabili nel centro stesso.

Purtroppo i nuovi indirizzi socio-psico-pedagogici che tendono ad escludere l’utenza di istituti speciali come il nostro, di cui diremo più oltre, le difficoltà economiche e le incertezze sulla sorte stessa dell’Istituto, fattori dominanti della vita del medesimo in questi ultimi anni, non hanno consentito di portare a termine il programma.

Attività varie
A completamento della funzione primaria della istruzione, realizzata prima attraverso la scuola elementare e l’apprendimento di un mestiere, poi attraverso il completo iter scolastico delle scuole materna, elementare e media l’istituto ha sempre ritenuto indispensabile dare ai propri alunni, quando non vi fossero espliciti divieti da parte delle fami¬glie, la preparazione e l’assistenza religiosa per una guida spirituale basata sul messaggio cristiano.

Nel tempo si sono succeduti nel servizio religioso agli alunni audiolesi preparati e abili sacerdoti che hanno svolto la loro missione direttamente ed impegnando anche le altre forze educative degli assistenti e degli insegnanti.

Cappelle interne nelle due sedi del viale Gramsci e di via del Guarlone erano disponibili per le preghiere quotidiane, per le sante messe nei giorni festivi di precetto e per le periodiche funzioni religiose secondo la consuetudine della religione cattolica; inoltre, durante il lungo periodo della presenza delle suore in servizio all’istituto, il cappellano ha sempre assicurato per le medesime la celebrazione giornaliera della messa.

Particolare cura è stata data alla preparazione degli alunni, quando per età e livello di istruzione raggiunti, venivano giudicati idonei a ricevere i sacramenti della Comunione e della Cresima; cerimonie toccanti e intime si sono svolte ogni anno per le somministrazioni dei sacramenti che venivano effettuate nella cappella dell’istituto con la partecipazione dei genitori e dei parenti più stretti.

Passando ad altro argomento è doveroso constatare che l’Istituto ha avuto costante preoccupazione per il controllo sanitario dei propri allievi. Un medico generico nei primi anni, un pediatra da molto tempo, è stato sempre al servizio dell’istituto per le visite di tutti gli allievi alla loro ammissione e ad ogni ritorno dopo le vacanze estive, per praticare le necessarie cure preventive e le vaccinazioni d’obbligo alle sca¬denze sanitarie previste nonché — è ovvio — per seguire e curare tutti quei casi di indisposizione o di malattia che si verificavano durante le permanenze degli alunni in collegio. Ogni anno venivano effettuati controlli schermografici e, nei casi di necessità non infrequenti, visite al centro di igiene mentale; così pure dicasi per ogni altro controllo e ana¬lisi che si rendesse necessaria. Per le malattie di alunni interni che non potevano raggiungere la famiglia per esservi curati, tutte le cure del caso venivano effettuate in Istituto, evitando, quando era possibile, il ricorso all’internamento in ospedale: quando questo, invece, era di assoluta necessità, l’alunno trasferito nella clinica veniva seguito giornalmente per tutto il periodo della sua degenza, dal nostro personale per il sostegno morale dell’alunno stesso, nonché per facilitare i rap¬porti di comunicazione fra l’ammalato e i sanitari che Io curavano.
Il servizio infermieristico era affidato a persona patentata che dava le necessarie prestazioni a soddisfare le quotidiane comuni esigenze sanitarie dei bambini e lo prescrizioni del medico nei casi particolari.

Quando fu aperto il gabinetto audiologico, il servizio di questo, che in un primo tempo fu svolto anche per soddisfare le richieste esterne, fu affidato ad un apprezzato otologo cittadino, specializzato in audiologia; il sanitario, fino dagli inizi del servizio stesso, fu affiancato da una nostra insegnante, che coadiuvava opportunamente lo specialista nel corso degli esami audiometrici effettuati con le varie apparecchiature in dotazione al gabinetto e costituiva un prezioso anello di congiunzione fra l’otologo stesso e il personale insegnante, che, anche sulle indicazioni degli accertamenti dello eventuali residualità uditive dei singoli soggetti, poteva opportunamente orientare il proprio lavoro nella rieducazione degli audiolesi; l’insegnante citata, laureatasi in pedagogia, divenuta in breve tempo un’abile audiometrista, è stata poi in grado di svolgere efficacemente da sola la maggior parte del servizio descritto lasciando, com’era logico, alla consulenza dell’audiologo i casi più delicati o stret¬tamente cimici che andavano al di là della indagine audiometrica pura e semplice.

Iniziative vane
Il quadro della evoluzione dei compiti dell’istituto non sarebbe completo se non si facesse menzione di varie iniziative prese e attuate nel tempo a favore di una migliore educazione dei minorati uditivi di cui l’istituto stesso si è occupato.

Fino dall’apertura della scuola materna, allo scopo di ridurre nell’arco della giornata il tempo di separazione dei bambini dai loro familiari, fu istituito un servizio di scuolabus per gli alunni più piccoli abitanti nel territorio del comune di Firenze per il prelievo dei medesimi al mattino e per il loro riaccompagnamento in famiglia a metà pomeriggio, a conclusione dell’orario scolastico.

In breve detto accompagnamento fu esteso a tutti quegli alunni, piccoli e grandi, le cui abitazioni erano raggiungibili con servizi di trasporto scolastico giornaliero. Anche per gli alunni abitanti in altre città della Toscana fu istituito un servizio analogo, attuato in questi casi settimanalmente, che riportava in famiglia i convittori il sabato, subito dopo il pranzo e li riprendeva il lunedì mattina. Va da sé che il rientro in famiglia veniva particolarmente facilitato quando c’erano più giorni consecutivi di vacanza, nonché per le vacanze natalizie e di Pasqua e ciò anche per gli alunni le cui famiglie risiedevano in altre regioni.

Anche i rapporti con le famiglie col trascorrere degli anni sono diventati sempre più stretti e costruttivi infatti si sentì ben presto la necessità di una effettiva collaborazione fra scuola e famiglia, sia perché si riteneva indispensabile che la famiglia fosse guidata da persone competenti a trattare con il bambino audioleso onde facilitare al massimo i rapporti di comunicabilità con lui, sia per mettere in pratica a casa quanto veniva faticosamente insegnato nella scuola, sia, infine per operare un costante richiamo all’impegno dei genitori verso i propri figlioli. L’assistere da parte dei familiari ad alcune lezioni, i frequenti e appro¬fonditi colloqui con gli insegnarti, la preparazione di materiale educativo di esercitazione da usare e casa ed altri momenti e meccanismi di contatto, almeno nei casi in cui ciò era possibile, vale a dire quando esisteva ricettività e disponibilità da parte dei genitori, hanno determinato un risultato concretamente positivo.

Per molti anni l’istituto ha seguito una vecchia tradizione, quella della distribuzione dei doni della Befana a tutti indistintamente gli allievi piccoli e grandi; i consistenti pacchi-dono, preparati amorevolmente con il contributo degli amici dell’istituto e con la collaborazione di tutti i suoi operatori, a mezzo di una indagine preventiva, cercavano di soddisfare, per quanto possibile, i desideri e le necessità dei singoli ragazzi; la distribuzione avveniva in genere nel corso di una festa che era preparata con cura e con inventiva.

Altra festa che venne per molti anni effettuata in Istituto era quella in onore del patrono dei sordi San Francesco di Sales, il 29 gennaio; ma anche gli ultimi giorni di carnevale venivano festosamente ricordati con piccoli corsi in maschera, con recite di scenette e l’esecuzione di numeri divertenti preparati dagli educatori ed eseguiti dagli alunni stessi, con lotterie, gare e giuochi vari; non mancavano, poi, altre occasioni per rendere lieta la vita dei convittori che spesso venivano accompagnati al parco dei divertimenti o ad assistere a qualche spettacolo di circo.

Gite scolastiche annuali in località di interesse turistico e culturale, proiezioni cinematografiche, visite accompagnate a musei e luoghi di lavoro, sempre inserite su motivazioni scolastiche; competizioni sportive anche con coetanei udenti e incontri con gruppi di giovani udenti in istituto e fuori istituto, ed altre attività consimili sono state gia tempo messe in programma e In atto con il preciso scopo dell’arricchimento culturale, della più positiva apertura verso il mondo esterno e dell’inserimento degli allievi nel più vasto mondo delle persone normalmente udenti e parlanti.

Da vari anni gli alunni della scuola media e i più grandi di quella elementare frequentano un soggiorno invernale organizzato dall’opera Villaggi della Gioventù a Pian degli Ontani per fruire delle settimane bianche, che costituiscono una benefica pausa nel lungo e faticoso lavoro scolastico che è indispensabile per l’istruzione di questi ragazzi.

Va infine ricordato che nel 1975 l’Istituto prese l’iniziativa di aprire la propria scuola materna ai bambini normalmente udenti della zona, mediante accordi con la direzione didattica locale, per farla frequentare in coeducazione con i propri alunni audiolesi allo scopo di attuare in via sperimentale, una sorta di inserimento alla rovescia, proprio nell’età più favorevole al realizzarsi di proficui contatti e rapporti umani, al momento, cioè, della vita del sordo quando il divario fra lui e il coetaneo udente è meno apprezzabile. L’esperienza continua anche se per il venir meno di nuove ammissioni, questa si è andata progressivamente riducendo; l’esperienza stessa, peraltro deve considerarsi positiva.

Il personale e la sua attività
Si è fatto cenno in principio, fra le finalità di queste note, ad un doveroso riconoscimento dell’attività svolta dagli operatori ed è opportuno qui confermare che tutto il personale dell’istituto, da quello amministrativo a quello addetto ai vari servizi, da quello educativo a quello più specificamente addetto allo speciale insegnamento, per la natura stessa e per le difficoltà dei soggetti accolti in istituto si è trovato sempre di fronte a compiti delicati e difficili; nella maggior parto dei casi si è potuto disporre di personale dotato e qualificato che ha assolto sempre con molto impegno il proprio incarico e, non di rado, è andato ben oltre il proprio stretto dovere.

Particolare menzione deve essere fitta per il compenso del docente, che sono stati sempre scelti con oculatezza e severo vaglio, fra coloro che regolarmente abilitati all’insegnamento e provvisti del prescritto diploma di specializzazione per insegnare nella nostra scuola speciale, erano disposti ad effettuare, come tirocinanti, un periodo di volontariato, che consentisse, alla prova dei fatti, l’accertamento di un’autentica idoneità prima del passaggio a ruolo.

Gli insegnanti, nello svolgimento della propria professione, hanno sempre approfondito i problemi della pedagogia emendatrice, hanno sperimentato tecniche innovatrici e principi didattici sempre più adeguati alle esigenze dì una scuola speciale che lascia intravedere di continuo nuove o migliori soluzioni. Frequenti sono state le riunioni culturali aventi per argomento In discussione e la chiarificazione dei problemi più vivi dell’attività scolastica e soprattutto Io studio dei singoli soggetti.

Molti di ossi hanno partecipato ai corsi annuali residenziali di aggiornamento per i maestri dei sordomuti che da 25 anni a questa parte vengono fatti a cura di un comitato organizzatore nazionale, il quale ha più volte incaricato nostri insegnanti come relatori ufficiali.

Alcuni infine, sono stati autori di testi scolastici e di schede illustrate per l’istruzione di minorati uditivi, pubblicazioni che sono state diffuse con successo in tutto il territorio nazionale e non solo nel settore degli audiolesi, ma anche in altre scuole per alunni che hanno comunque problemi di linguaggio e difficoltà di apprendimento.

Il numero dei posti di ruolo nell’organico dei maestri, che nei primi anni di vita dell’istituto, per l’esiguo numero degli allievi assistiti, era di tre soli insegnanti, a mano a mano che l’Istituto stesso si è reso idoneo ad accogliere una popolazione scolastica sempre più numerosa, è gradualmente salito fino a che con l’organico del 1962, gli insegnanti di ruolo sono diventati 14; a questi si devono aggiungere a partire dal 1966 un’insegnante di scuola materna e dal 1970 un’altra per lo stesso tipo di scuola, entrambe dei ruoli del Comune di Firenze e regolarmente abilitate all’insegnamento ai sordi.

A fianco degli insegnanti di ruolo, nel tempo si sono avvicendati molti altri insegnanti con incarichi particolari, al di fuori dì una titolarità di classe, per provvedere ad effettuare sia i servizi del doposcuola che le lezioni di materie e di attività educative varie, come l’istruzione religiosa, l’educazione fisica, l’educazione artistica, ecc.

Con l’aumentare della popolazione scolastica l’istituto si trovò nella necessità di aumentare proporzionalmente il numero dei propri operatori; con l’affermarsi di un approfondimento delle responsabilità educative, ravvisò nel contempo l’opportunità di mettere a fianco del personale laico esistente, anche del personale religioso. Dopo un breve periodo, durante il quale alcuni compiti vennero affidati ad un gruppo di suore non specificamente preparate ad operate nel settore degli audiolesi, fu ritenuto che sarebbe stato più efficace valersi di un ordine religioso che avesse un’appropriata preparazione e fu scelta la Congregazione delle «Figlie della Provvidenza per l’educazione delle sordomute» con sede in Modena, che cominciò a svolgere la propria attività nel nostro Istituto a partire dal 1947.

A dette suore, che raggiunsero il numero massimo di 12 religiose, furono assegnati, secondo le necessità incarichi di insegnamento, di assistenza e vigilanza ai bambini più piccoli e alla sezione femminile, infermieristici, di sovra-intendenza ai servizi di cucina e di guardaroba.

È doveroso riconoscere che la presenza delle suore nei nostri convitti fu sempre della massima utilità e offrì valide garanzie per la guida educativa degli alunni nonché di correttezza e serietà ampiamente dimo¬strato nell’espletamento dei più delicati servizi. Va anche detto che il lavoro compiuto a fianco a fianco fra personale religioso e personale laico si è sempre svolto con serenità di rapporti e con unità di intenti.

Purtroppo negli ultimi anni anche il numero delle suore in servizio all’Istituto, per difficoltà ed esigenze della Congregazione di appartenenza, si è andato progressivamente riducendo, tanto che durante l’anno scolastico 1976-77 è stato di tre sole religiose e quest’anno la collaborazione, nostro malgrado, è del tutto cessata.

Gli ultimi compiti, svolti dalle suore, di aiuto nella vigilanza diurna e notturna, sono passati al personale laico che si à encomiabilmente offerto di svolgerli anche in eccedenza al proprio orario di servizio, per evitare una crisi di conduzione della vita dell’istituto, che avrebbe addirittura messo in forse la possibilità di riaprire quest’ultimo anno scolastico.

I nuovi criteri e la crisi degli istituti
Nell’ampio e complesso quadro dei numerosi soggetti in età evolu¬tiva che con una terminologia d’attualità vengono definiti «handicappati», ma che si chiamarono in passato di volta in volta «menomati» o «minorati» o «anormali» e che altro non sono se non soggetti in difficoltà più o meno gravo di sviluppo e di apprendimento, trovano una pre¬cisa collocazione, a fianco di coloro che presentano alterazioni «psichiche» e alterazioni «fisiche» anche coloro che hanno alterazioni «sensoriali» come i «non udenti» cioè coloro di cui ci siamo sempre occupati.

Non v’è dubbio che sul piano operativo il problema degli handicappati sia stato affrontato da un punto di vista o prevalentemente organico o mentale o socio-politico; a quest’ultima prevalenza interpretativa si dà da qualche anno la massima importanza.

Secondo tale tendenza l’handicap viene ritenuto in stretto rapporto con la situazione interpersonale del soggetto e con le carenze organizzativo della società per cui appaiono chiaramente i settori nei quali prevalentemente necessario operare.

In merito allo basi scientifiche che si sono andate consolidando negli ultimi anni nel campo del trattamento degli audiolesi va detto che queste trovano origine primaria nei postulati espressi dai medici specialisti i quali, per l’affermarsi della scienza audiologica e per Io sviluppo dell’industria delle apparecchiature diagnostiche e rieducative, ad un certo momento sembrano essere venuti, quasi d’improvviso, alla «scoperta » del sordo prelinguale.

Le basi si sono ampliate con la convalida degli psicologi, dei pedagogisti e degli operatori sociali e le nuovo concezioni hanno trovato terreno favorevole ed ecc. quasi immediata in campo socio-politico per cui si è giunti rapidamente non soltanto al rifiuto delle tecniche e dei sistemi di istruzione dei sordi fino ad oggi seguiti, ma anche alla severa condanna delle formo di assistenza praticate.

Ne è conseguito che la scuola speciale, considerata ancora fino ad un decennio fa da tutti come indispensabile per l’educazione e l’istruzione dei minorati dell’udito e della parola, ancorché avesse tenuto conto delle valenze scientifiche di cui si è detto e si fosse andata continuamente aggiornando, passò sotto accusa ed ebbe vita sempre più difficile met¬tendo in crisi tutti gli istituti che ne erano sede, una crisi che trova la sua conclusione nella legge che decreta la fine delle IPAB, ma che sarebbe comunque stata esiziale per gli istituti, anche indipendentemente dall’atto legislativo.

Sono certamente note a tutti le principali argomentazioni che vengono addotte in proposito: la scuola e gli ambienti che accolgono gli handicappati, e fra questi logicamente anche i sordi, sono ingiustamente e iniquamente discriminanti e ledono non solo i diritti umani dei bambini minorati, n’a compromettono irreparabilmente la possibilità di sviluppo della loro personalità; soltanto nell’ambiente e nella scuola di tutti si possono realizzare le migliori condizioni di normale evoluzione psico-intellettiva e di inserimento sociale.

Fare considerazioni critiche su un problema tanto ponderoso e controverso esula dai compiti di queste note, tuttavia proprio nel senso di chiarire l’atteggiamento dell’Istituto di fronte a questi pressanti problemi è opportuno accennare che la linea operativa dell’Istituto stesso ha sempre tenuto conto delle acquisizioni scientifiche nel campo che era di sua competenza e delle istanze socio-politiche che venivano alla ribalta.

Molti dei postulati di cui si à accennato contengono fondamenti di verità ed una logica che sarebbe assurdo contestare, tuttavia la soluzione del problema generale non è così semplice, come spesso troppo semplicisticamente viene presentata.

Anche qui il discorso sarebbe molto lungo ma ci limiteremo a dire che ogni problema educativo-scolastico di un minorato uditivo ha una sua peculiarità che non può trovare soluzione in maniera univoca; che le prospettive di riuscita di una istruzione alternativa, cioè « normale », per il minorato uditivo che sia tale in misura grave da non poter spontaneamente apprendere il linguaggio, normale non può essere perché egli ha assoluto bisogno di un trattamento particolare che abbia inizio il più precocemente possibile, cioè fino dai primi mesi di vita e duri poi per tutto il tempo della sua istruzione; che l’integrazione del sordo nella comunità dei normali udenti ha prospettive logiche di efficace riuscita soltanto se questa avviene come una sua crescita, costantemente guidata e assistita, in mezzo e al fianco degli udenti e abbia anch’essa inizi precocissimi e non già come da più parti poco responsabilmente si richiede con « inserimenti selvaggi » ossia indiscriminati e non garantiti da precisa, competente e continuativa opera di preparazione e di sostegno.

Purtroppo l’esistenza economica delle istituzioni come la nostra e strettamente condizionata ai proventi delle rette di ricovero degli assistiti, cui sono tenute per competenza finanziaria le amministrazioni provinciali; queste, con l’affermarsi dei principi innovatori accennati, hanno dapprima ridotto le ammissioni dei nuovi alunni e infine le hanno cessate del tutto, accettando, sia pure contro voglia, di continuare il mantenimento degli alunni in corso di istruzione. L’ultima ammissione a carico della Provincia di Firenze è di tre anni fa.

Da tutto questo è conseguita una progressiva riduzione numerica delle presenze scolastiche, per le annuali dimissioni degli alunni che avevano completato l’istruzione e per la riduzione prima e per la mancanza poi di nuove ammissioni; questo fatto si evidenzia chiaramente se si considera che il numero massimo di 136 unità scolastico-convittuali raggiunto nel corso dell’anno 1969-70 si è gradualmente e costantemente ridotto fino a scendere alle 59 unità del corrente anno 1977-78; la scuola materna, esempio sintomatico, ha oggi una sola alunna sorda, mentre dieci armi fa, nel 1968-69 contava 27 alunni, fra bambini e bam¬bine, suddivisi in tre sezioni.

L’istituto di fronte alla crisi
È vero che di anno in anno, sia per il costante lievitare dei costi di gestione, sia per la riduzione numerica delle rette, la misura delle medesime è stata più volte riveduta, ma è anche vero che oltre certi livelli era impossibile andare e se, sia pure in mezzo a difficoltà molto pesanti — i crediti da varie province per rette non pagate ascendono a quasi 140 milioni — si è potuti giungere fino ad oggi, cioè fino alla vi¬gilia della cessazione dell’ente per legge senza chiudere prima per impossibilità di amministrare, di questo, senza falsa modestia, l’amministrazione si fa merito convinta di aver assolto saggiamente e non di rado con una certa lungimiranza il proprio compito.

L’iniziale affitto di una parte dei locali della sede del viale Gramsci, consentì di finanziare il secondo lotto dei lavori effettuati nella parte colonica della villa di via del Guarlone; i successivi contratti d’affitto che in altri due tempi hanno messo a disposizione del Comune l’intero immobile, hanno consentito di finanziare il completamento dei lavori indicati.

All’inizio dell’anno scolastico 1975-76 tutti gli alunni ancora risiedenti l’anno precedente nel viale Gramsci potevano essere trasferiti nella sede di via del Guarlone; l’anno successivo il trasferimento fu completo anche per quanto riguardava gli uffici.

Una volta liquidate le spese di tutti i lavori effettuati, i proventi dell’affitto hanno costituito fino ad oggi quella considerevole boccata d’os¬sigeno che ha permesso all’istituto di giungere in vista del porto al ter¬mine della sua lunga e non facile navigazione.

Nel corso, poi, di quest’ultimo anno scolastico, in considerazione del fatto che il numero degli alunni convittori presenti si era ulteriormente ridotto, si è potuto procedere ad una ristrutturazione dei servizi scolastici e convittuali lasciando libera anche una parte della villa in modo da accogliere la richiesta d’affitto avanzata dal Comune, questa volta per conto della Scuola Alberghiera « Aurelio Saffi », che ha aperto in detti locali una propria sezione; anche quest’ultimo provvedimento si è rivelato amministrativamente provvidenziale.

Ma la crisi non era soltanto amministrativa in dipendenza dell’ormai modesto numero di alunni rimasti; essa investiva tutti gli alunni in corso di istruzione e i 23 dipendenti di ruolo dell’Istituto che avevano servito per tanti anni fedelmente la causa dell’assistenza, dell’istru¬zione e dell’educazione ai minorati uditivi.

I convitti dell’Istituto con gli Amministratori locali a livello di Regione, Provincia e Comune negli ultimi tre anni sono stati tanto numerosi che non si contano più; numerosi, pressanti e insistenti per arginare una volontà politica che da tempo insisteva perché chiudessimo i battenti per effettuare un indiscriminato inserimento degli alunni nella scuola pubblica degli udenti e senza offrire garanzie per il personale in servizio. Lettere, relazioni, rapporti sono stati inviati ripetutamente alle autorità per ottenere una soluzione del problema, che consentisse la conclusione dell’iter scolastico degli alunni in corso di istruzione, salvasse il posto di lavoro dei nostri operatori e non disperdesse il patrimonio culturale acquisito per scienza ed esperienza dai nostri insegnanti.

* * *

Al momento in cui queste brevi note vengono redatte, non si conosce ancora quale sarà la sorte immediata dell’Istituto Nazionale Sordomuti, ma è facile prevedere che con il terminare di questo anno scolastico 1977-78, l’Istituto, nonostante il parere contrario espresso inequivocabilmente dalla quasi totalità dei genitori degli alunni che lo frequentano, dovrà cessare la propria attività.

Anche se nella realistica visione dei tempi che sono mutati — e voglia Iddio che il cambiamento giovi a tutti coloro che ne sono l’oggetto! — richiederebbe di rallegrarsi se tempi e sistemi nuovi, migliori, si dischiudono per gli alunni, tuttavia le incertezze e i dubbi del passaggio, per molti di essi traumatico, a soluzioni non convalidate da sufficiente sperimentazione, appesantiscono l’animo di coloro che per tanto tempo hanno operato nel sistema, avvertendo sì le sue innegabili carenze, ma dando altresì al medesimo il meglio delle proprie energie.

Motivo di conforto per coloro che si vedono costretti ad operare la chiusura dei battenti, sta nella certezza di aver fatto tutto quanto era possibile, con i mezzi di cui disponevano, per difendere il diritto dell’audioleso ad una scuola commisurata alle sue esigenze e alle sue possibilità educative e di aver gestito un’istituzione, che facendo fede ai propri impegni, è giunta, amministrativamente parlando, alla conclusione del proprio operato economicamente integra, avendo sviluppato nel tempo un progressivo incremento dei beni patrimoniali che non si è mai fermato dal lontano 1882 fino ad oggi.

Firenze, giugno 1978


Elenco delle persone che hanno fatto parte del Consiglio direttivo o di amministrazione dell’istituto Nazionale pei Sordomuti di Firenze dalla fondazione ad oggi:

Comm. Angelo Cataneo
Comm. Angelo Modigliani
Prof. Lorenzo Conte
Col. Giovan Battista Pagnini
Prof. Demetro Bargellini
Avv. Dante Bardi Adriani
Avv. Ferdinando Bianciardi
Avv. Pietro Casagli
Prof. Dante Costa
Cav. Benedetto Dominici
Sig. Federigo Flor
Sig. Luigi Matthiesen
Comm. Ubaldino Peruzzi
Prof. Giovan Battista Tassara
Ing. Edoardo Vitta
Prof. Arnolfo Zei
Prof. Innocenzo Golfarelli
Cav. Michele Mariani
Cav. Oreste Orsi
Prof. Rinaldo Barbetti
Dott. Attilio Ciardini
Avv. Gino Cappelli
Prof. Carlo Benelli
Prof. Giuseppe Demengè
Avv. Carlo Fabbri
Dott. Luigi Giuntoli
Avv. Enrico Mayer
Dott. Enrico Pegna
Avv. Arnaldo Pozzolini
lng. Augusto Zannoni
Ing. Carlo Martini Bernardi
Conte Alfredo di Frassineto
Avv. Ubaldo Traverso
Rag. Orlando Ammannati
Nob. Gennaro Placci
Avv. Oscar Colombo
Conte Gian Antonio Benizzi Castellani
Sig. Barkee Wilson
March. Giovan Battista Rosselli del Turco
Sig. Ferrero di Ventimiglia
Conte Bernardo Rucellai
Nob. Umberto Pepi
Sig. Alfredo Guarducci
Prof. Alessandro Morettini
Prof. Angelo Comparini
March. Camillo d’Afflitto
Avv. Guido Sannini
Prof. Pietro Porcinai
Nob. Geddes da Filicaja
Dott. Giulio Marzichi Lenzi
March. Avv. Lodovico Fossi
Avv. Guido Fortini
Dott. Mario Tanini
March. Mario Malvezzi Campeggi
Ing. Enrico Piquè
Principe Giovanni Ginori Conti
Prof. Ing. Giovanni Poggiali
Prof.ssa Lorenza Golfarelli
Cav. Enzo Pezza
Avv. Giacinto Pacinotti
Rag. Alfredo Arrighi
Amm.glio Ruggero Ruggeri
Avv. Carlo Antonino Corsi
Comm. Luigi Bargioni
Rag. Agostino Polvani
Avv. Adolfo Bosi
Rag. Arrigo Bonacchi
Cav. Francesco Gualandi
Dott. Filippo Cristini
Prof. Aurelio Cecchi
Dott. Aldo D’Elia
Rag. Luciano Conti

 

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