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Riconoscimento Lis. Lettere, proteste e richieste

Lettera aperta ai Membri della XII^ Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati

Onorevoli deputati, ci risiamo.
E’ di questi giorni la notizia di un nuovo e inatteso ostracismo voluto da alcuni membri di questa onorevole Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame, in sede referente, della proposta di legge approvata, in un testo unificato, dalla 1ª Commissione permanente del Senato, recante “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”.

Alcuni di Voi Onorevoli – presumo sapientemente edotti da esponenti della corrente “oralista” e “tecnologica” che vedono nel verbo parlato l’unico ed insostituibile dogma nella riabilitazione del sordo (eh già, Onorevoli deputati! Perché per questi illustri luminari la sordità è una malattia e come tale è da debellare “senza se e senza ma”!) – ha imposto nuove revisioni alla proposta di legge e nuovi termini alla Lingua dei Segni – LIS, quali linguaggio mimico gestuale e/o tecnica di comunicazione (sich!).

È inutile dover ricordare ancora una volta che la LIS usata dai sordi non è un semplice insieme di gesti ma ha una grammatica ben precisa, delle regole per declinare i verbi, per il plurale e il singolare; presenta tutte le caratteristiche morfologiche, grammaticali, sintattiche di ogni lingua naturale e pertanto è una vera e propria lingua al pari delle altre lingue parlate.

Dalla notte dei tempi i sordi l’hanno sempre usata e continueranno ad usarla nonostante alcune scuole di pensiero vorrebbero impedirlo di fare, cercando di relegare questa magnifica lingua nei bui meandri del proibizionismo e della tolleranza zero.

Sembra di tornare indietro al nefasto 1880, anno in cui il Congresso internazionale degli educatori dei sordi di Milano, affermò la superiorità educativa del metodo oralista, considerando che l’uso simultaneo della parola e dei gesti nuocesse alla parola e alla lettura labiale e quindi lo impose come unico metodo d’insegnamento per i sordi in Italia.

Sono passati ben 131 anni da quando i sordi sono stati oppressi ed umiliati da questo divieto nell’usare la loro lingua spontanea e naturale, la LIS, ma le loro mani sono sempre state libere nel disegnare sfavillanti arabeschi di suoni e di parole in uno sfarfallante e bellissimo volteggio di segni. E nessuno al mondo è mai riuscito ad impedirlo!

Infine è il momento sappiate che nessuna innovativa e moderna tecnologia (protesi acustica o impianto cocleare che sia) né una buonissima labiolettura, ottenuta dopo anni e anni di esercizio logopedico, possono permettere alle persone sorde quel feedback comunicativo ottimale che invece si riceve utilizzando la Lingua dei Segni.

Per salvaguardare il diritto di usare la LIS e per sollecitare in tempi rapidi il suo riconoscimento legislativo, i sordi italiani attraverso il tamtam mediatico di facebook, videolog, youtube, email ed sms, si sono mobilitati in una serie di iniziative di protesta ad oltranza che dal 25 maggio p.v. porterà a Roma, davanti ai luoghi deputati a legiferare, migliaia di persone pacifiche ma decise e determinati ad avere sicure garanzie di una celere approvazione della proposta di legge.

Onorevoli deputati, termino supplicandoVi di lasciarci segnare nella nostra lingua e di adoperarVi affinché venga riconosciuta come tale. Il riconoscimento della LIS come lingua è un segno di rispetto nei confronti delle persone sorde e rappresenta un atto dovuto in ossequio alle risoluzioni sulle lingue dei segni del Parlamento Europeo del 1988 e del 1998 e alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006.

Onorevoli deputati, Voi non siete sordi e non potete capire cosa voglia dire vivere la sordità sulla propria pelle.

DOVETE ESSERE SORDI PER CAPIRE !!!

Cordialmente.
Rocco Roselli ,Vigonza (Padova). Fonte: ens.it


La protesta dei sordomuti, la lingua dei segni
deve avere la stessa dignità di quelle parlateIl Comitato per l’approvazione di una legge che riconosca la Lingua Italiana dei Segni (LIS) ha organizzato due giorni di proteste davanti al Parlamento. In oltre 50 paesi europei norme del genere già esistono. “Ma qui si rischia che tutto finisca su un binario morto”
ROMA – Il Movimento che pretende di dare la stessa dignità delle lingue parlate alla lingue dei signi si mobilita per una due-giorni di proteste davanti al Parlamento. “La Lingua dei Segni Italiana (LIS) – si legge in un comunicato – è una delle tante lingue esistenti al mondo. Non esiste un’unica lingua dei segni che utilizza la modalità visivo-gestuale in luogo del canale acustico-vocale”. E’ differente dalle lingue parlate, ma con eguale dignità e struttura, tanto che – dicono ancora quelli di Lingua dei Segni Italiana Subito 1 (LIS) – la linguistica ha individuato nelle lingue dei segni, sin dalle prime pubblicazioni (Sign Language Structure, William C. Stokoe, 1960) elementi distintivi analoghi ai fonemi, oltre che precise regole morfologiche e sintattiche che distinguono le lingue.

La protesta. Sarà così che domani, 31 maggio, avrà luogo un sit-in, a partire dalle 15, in piazza Montecitorio . La manifestazione si ripeterà il giorno successivo, nello stesso luogo, ma a partire dalle 8. Il Movimento chiede l’approvazione della proposta di legge 4207 con il testo così come licenziato dal Senato, in ottemperanza alle risoluzioni del Parlamento europeo, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che prevede in più articoli che gli Stati promuovano, diffondano e sostengano le rispettive lingue dei segni. Del resto, in oltre 50 paesi europei e non le lingue dei segni
sono riconosciute. Mentre, recentemente, il Congresso Internazionale degli Educatori dei Sordi ha rigettato tutte le tesi che nacquero nel lontanissimo 1880 e che miravano ad escludere le lingue dei segni dalla didattica degli alunni sordi.

Il rischio paventato. Il testo licenziato dal Senato è passato all’esame della XII commissione Affari Sociali della Camera, dopo tre sedute, la proposta non solo non è stata approvata, ma rischia ora – paventano i sostenitori della legge sulla lingua italiana dei segni  – di essere nuovamente su un binario morto, “schiacciata dal pregiudizio di chi vede nelle sole lingue parlate la dignità di una Vera lingua”.

I pregiudizi e le prospettive. “Spesso – si loegge in una nota del Comitato che sostiene la nuova legge sui segni –  ancora oggi alcuni specialisti pensano al linguaggio badando essenzialmente a quello fatto dalle parole di una lingua alla quale si aggiunge la grammatica. È la prima riduzione che ormai vorremmo poter considerare liquidata in sede scientifica da ogni corrente teorica. Il linguaggio fatto di parole e di regole grammaticali – dicono ancora al Comitato – si avvale di una lingua storico-naturale consueta, l’inglese o il francese, il napoletano o il bavarese. tuttavia, l’essere umano non è solo homo loquens, ma pluriloquus, non solo animal symbolicum, ma animal polysymbolicum. L’acquisizione piena delle lilngue segnate all’orizzonte teorico degli studi linguistici ce ne dà prova luminosa. Tutto ciò, questo patrimonio di analisi e riflessioni – è scritto ancora su un comunicato – non deve restare senza conseguenze ordinamentali, legislative. I pioneristici corsi seminariali di lingue dei segni devono diventare insegnamenti ordinari nelle nostre università”.

Il 37° idioma. Alla LIS va riconosciuto lo stesso ruolo assegnato nell’ambito dell’Unione Europea – aggiungono al Comitato – e cioè l’opportunità e la validità di portare l’apprendimento attraverso il linguaggio dei segni nelle nostre scuole per alunni sordi e per udenti. Qualche tempo in Italia erano censiti ben 36 idiomi diversi (italiano, dialetti, lingue di minoranza). Si potrebbe obiettare che trascurava le decine e decine di lingue diverse importate dagli immigrati. Ma, anche a limitarsi alle lingue insediate da gran tempo, bisogna che ci si rassegni e alle 36 si aggiunga, trentasettesima, la lingua dei segni italiana.

Fonte: repubblica.it (30 maggio 2011)

 


Lettera dal Comitato Nazionale Genitori Disabili Uditivi

A proposito della Relazione del Comitato per l’audizione del 24,05,2011 XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, proposta di legge C. 4207 “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”, il Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi, supportato dalla Comunità Scientifica (Società Italiana di Otorinolaringoiatria, Società Italiana di Audiologia e Foniatria) desidera esprimere assoluta contrarietà all’approvazione della proposta di legge C. 4207 “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. Gli audiolesi, nati o diventati sordi profondi bilaterali entro il terzo anno di vita ed unici ad avere problemi nell’apprendimento della lingua, sono in Italia lo 0,04% della popolazione, cioè solo 23.000 su 60 milioni di abitanti, con in media 2 nati all’anno per provincia. Di questi 23.000, oltre il 90% ha genitori udenti.
La dispersione geografica di questi in tutto il paese, insieme alla mancanza di una radice culturale comune fa cadere i presupposti per una comunità e quindi per una lingua naturale e identitaria dei sordi. La sordità è una disabilità e non può costituire tratto aggregante di una comunità. Chi sostiene il riconoscimento della LIS deve essere conscio che questo significa un cambiamento di status per cui i sordi non sarebbero più disabili, ma appartenenti ad una minoranza linguistica. Ne consegue che essi dovrebbero rinunciare a tutte le tutele economiche, sanitarie, sociali e lavorative previste dalle norme sulla disabilità per usufruire altresì di quelle previste per le minoranze linguistiche. In sostanza si deve scegliere se essere disabili o minoranza linguistica, le due cose sono tra loro incompatibili.
Per tutti coloro che utilizzano o desiderano utilizzare la comunicazione gestuale ,il diritto è tutelato e consolidato dalla Legge quadro n.104/92 (art,8 e 9) e per la frequenza all’Università dalla Legge n.17/99.
Come già sostenuto dalla Comunità Scientifica, se viene messo in atto un adeguato protocollo sanitario, educativo e scolastico tutte le persone audiolese possono raggiungere un’adeguata competenza cognitiva e linguistica.
“È solo la lingua che ci fa uguali” (don L. Milani), come dimostrato da tutte le persone audiolese che parlano e sono quindi invisibili, integrate nella società di tutti. Queste persone hanno anche la grande libertà di essere ignare di questa controversia…
Non è neppure possibile parlare di bilinguismo per i bambini audiolesi, perché come già affermato dalla Comunità Scientifica, durante l’audizione del 18 maggio qui alla Camera, essi tenderebbero a preferire il canale visivo integro, e quindi l’uso della LIS, a quello uditivo, deficitario, a danno dell’abilitazione orale e a scapito dell’apprendimento della lingua orale.
Vi sono viceversa molti udiolesi che non parlano ma vorrebbero farlo, e nei centri di riabilitazione giungono richieste da parte di adulti segnanti che vogliono apprendere la lingua orale, anche a costo di essere ostracizzati dai conoscenti segnanti.
Per raggiungere l’obiettivo della piena inclusione, come la Comunità Scientifica ha riaffermato, è necessaria la messa in atto di un adeguato protocollo sanitario, educativo e scolastico che sia unico a livello nazionale e non disomogeneo a seconda delle diverse politiche Regionali.
Nello specifico, tale protocollo comprende screening neonatale, diagnosi, protesizzazione o impianto cocleare e abilitazione alla parola. È solo in questo modo che i nostri figli saranno liberi dall’handicap dato dal deficit uditivo e dall’assenza della lingua orale e la loro disabilità sarà minimizzata, con grande vantaggio sociale economico e culturale.
Noi genitori chiediamo allo Stato di procedere rapidamente alla definizione di un piano nazionale di prevenzione e trattamento della disabilità uditiva, che parta dallo screening neonatale obbligatorio in tutti i punti nascita d’Italia entro i primi 3 o 4 giorni di vita.
La diagnosi precoce deve significare anche l’accesso ai servizi sanitari definiti dallo Stato e realizzati dalle Regioni finalizzati alla protesizzazione o impianto cocleare e alla abilitazione alla lingua orale in modo conseguente, coerente, e prioritario.
Solo e soltanto questo percorso è l’irrinunciabile premessa e condizione per la formazione del Cittadino Italiano e per perseguire l’inclusione e la piena cittadinanza e lo Stato non può trascurarlo, abbandonando i genitori nel sopportarne il peso. Lo Stato deve completare l’opera intrapresa assicurando la copertura organizzativa dell’intero percorso, sopportando tra l’altro un onere economico che ha termine con la raggiunta indipendenza, la piena inclusione.
Altri e diversi percorsi sono, al contrario, fonte di oneri economici inesauribili, destinati a segnare la diversità, l’emarginazione e l’autoreferenzialità di gruppo.
Chiediamo pertanto che le Regioni, in accordo con lo Stato, realizzino inoltre dei programmi formativi del personale sanitario educativo e scolastico in linea con il protocollo di cui prima per la realizzazione dell’inserimento sociale e dell’integrazione scolastica.
Noi genitori, in conclusione, chiediamo la piena esigibilità del diritto alla salute, l’informazione tempestiva e il sostegno alle famiglie, l’attivazione di azioni e percorsi verso l’uguaglianza, l’ottimizzazione degli interventi e degli investimenti, una vera politica di inclusione sociale che porti le persone con disabilità uditiva ad apprendere la lingua orale, ad essere cittadini fra i cittadini.
Per queste ragioni e per queste finalità, da noi considerate livello alto di civiltà, chiediamo il ritiro della proposta di legge 4207 e la messa in atto di un protocollo d’intervento unico a livello nazionale che partendo dalle indicazioni dei medici, fornisca linee guida alle Regioni, al Servizio Sanitario Nazionale e a tutte le istituzioni territoriali impegnate nel soddisfacimento dei diritti costituzionali.
Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi. Fonte: caserta24ore.it

 


Lingua dei segni, le associazioni lanciano l’allarme:«La vogliono declassare». Una petizione popolare online verrà inoltrata
alla Camera: «Non si torni indietro»

ROMA –La Camera approvi il Ddl 831 che ha già visto il voto favorevole del Senato lo scorso 16 marzo, la Lingua italiana dei segni (Lis) sia riconosciuta come lingua secondo quanto già disposto dalla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (1992) e sia diffuso l’uso di tecnologie didattiche, informatiche, scientifiche e mediche, che sia diritto di quanti scelgono la Lis l’integrazione sociale piena: è quanto chiede l’associazione Vedo Voci in una petizione popolare. Promotrice di una campagna di informazione e sensibilizzazione, l’associazione ha messo on line la petizione e intende quanto più possibile condividere un’esigenza. Ovvero, rendere effettiva la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabili nella parte relativa al riconoscimento della lingua dei segni e nella promozione delle tecnologie assistite. Supportata anche dalla Direzione didattica di Cossato (BI), dalla sede provinciale di Biella dell’Ens (Ente nazionale sordi) e dal Comune di Cossato nella persona del sindaco, Claudio Corradino, al petizione intende sollecitare la commissione XII della Camera all’approvazione del Ddl 831 «Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana», già peraltro approvato dal Senato. Una sensibilizzazione che si sta diffondendo in modo capillare un po’ in tutta Italia: la voce di Biella e dintorni è comune a tanti altri territori.

NON TORNARE INDIETRO – La paura infatti è una per tutti: che si torni indietro su quanto già fatto. “In questi giorni – scrive Melania Vaccaro, presidente dell’associazione Vedo Voci – la XII commissione affari sociali della Camera dei Deputati ha deciso di riesaminare la proposta di legge approvata, proponendo di apportare modifiche quali la sostituzione della dicitura Lingua dei Segni – Lis, in linguaggio mimico gestuale e/o tecnica di comunicazione. L’approvazione al Senato è stata preceduta da un lunghissimo lavoro di mediazione tra le associazioni di settore, sono stati acquisiti pareri scientifici: è stata fatta, insomma, una scrupolosa, attenta e responsabile indagine. E adesso l’iter si è interrotto ancora una volta. Sostanzialmente viene messa in discussione la Lingua dei segni stessa».

LA LIS È UNA LINGUA – «E’ inutile – scrive ancora l’associazione, puntualizzando sul tema – dover ricordare ancora una volta che la Lis usata dai sordi non è un semplice insieme di gesti, ma ha una grammatica ben precisa e presenta tutte le caratteristiche morfologiche, grammaticali, sintattiche di ogni lingua naturale e pertanto è una vera e propria lingua al pari delle altre lingue parlate. Vi è il preciso intento da parte di alcuni componenti della XII Commissione di declassare la Lis a mero linguaggio mimico /gestuale». Alla base del ragionamento di Vedo Voci, così come degli altri sostenitori del riconoscimento della Lis, c’è infatti la netta demarcazione tra i significati di lingua e linguaggio: mentre infatti il linguaggio è un sistema di comunicazione tra emittente e ricevente, la lingua – scrive Vedo Voci – «è la concreta realizzazione del linguaggio, è il sistema grammaticale e lessicale per mezzo del quale gli appartenenti a una comunità comunicano tra loro». «Nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con legge dello Stato nel 2009, preveda in più passi il riconoscimento e la promozione delle lingue dei segni dei diversi paesi, nonostante il XXIesimo Congresso internazionale degli educatori dei sordi abbia lo scorso luglio rigettato formalmente tutte le tesi anti-lingua dei segni precedentemente adottate, nonostante molti altri paesi europei ed extra-europei si muovano in quella direzione come una delle diverse azioni tese a garantire una migliore qualità della vita delle persone sorde, in Italia – conclude l’associazione – assistiamo ancora alle vecchie, pretestuose, inconsistenti polemiche dettate anche da interessi non palesati». Per saperne di più, scaricare la petizione e firmarla.
Fonte: RedattoreSociale.it

LINGUA DEI SEGNI, SI CAMBIA: IL TESTO DELLA LEGGE SARÀ MODIFICATO La Commissione Affari sociali di Montecitorio ha sì deciso di adottare come testo base quello approvato l’anno scorso dal Senato, ma ha anche previsto la nomina di un comitato ristretto per apportare le modifiche necessarie, ad iniziare dal riferimento alle minoranze linguistiche. Parola d’ordine: “Fare presto”. Ma quando arriverà il via libera della Camera, il provvedimento dovrà necessariamente tornare a Palazzo Madama ROMA – Il disegno di legge sul riconoscimento della lingua dei segni, già approvato al Senato lo scorso anno e attualmente all’esame della Commissione Affari sociali della Camera, sarà modificato e dovrà dunque, dopo il nuovo via libera, tornare a Palazzo Madama per l’ok definitivo. Il testo attuale, infatti, appoggiato dai “segnanti”, cioè dalle persone sorde che per esprimersi utilizzano la Lis, ma fortemente avversato dagli oralisti (che puntano invece sulla diagnosi precoce infantile e mettono l’accento sul progresso medico e tecnologico, capace con la chirurgia dell’impianto cocleare e la protesizzazione con apparecchi acustici digitali di consentire anche alle persone sorde di apprendere il linguaggio e di favorire l’oralità) non ha soddisfatto i componenti della Commissione, che dopo una serie di audizioni formali hanno deciso dunque di cambiare. La proposta di adottare come testo base per il prosieguo dell’esame il progetto di legge approvato all’unanimità dal Senato, procedendo però alla nomina di un Comitato ristretto per l’elaborazione di un nuovo testo base, è arrivata dal relatore Gero Grassi (Pd), il quale ha affermato di ritenere auspicabile che il confronto in sede di Comitato ristretto consenta di snellire al massimo la successiva fase emendativa, ferma restando la facoltà di ogni deputato di presentare emendamenti. Sia il Pd (con Margherita Miotto) sia il Pdl (con Lucio Maran) si sono detti d’accordo, e il presidente della Commissione, Giuseppe Palumbo (Pdl), ha precisato che al momento dell’elaborazione del nuovo testo esso sarà adottato come nuovo testo base e che nel frattempo non si procederà allo svolgimento di ulteriori audizioni: le associazioni che ne abbiano fatto o ne facciano richiesta in futuro saranno invitate a inviare memorie scritte. A nome del governo, il sottosegretario Nello Musumeci ha affermato di rimettersi alle decisioni della Commissione, ma non ha mancato di sottolineare che il percorso poteva essere svolto più celermente, snellendo così l’iter di approvazione del provvedimento. E’ evidente comunque che in Commissione è prevalsa l’idea che modifiche – poche e puntuali – debbano essere effettuate, ma che questo non può significare l’affossamento del provvedimento. Certo è che le associazioni che puntavano all’approvazione immediata temevano proprio l’allungamento dei tempi e la necessità di un nuovo ritorno al Senato, con il rischio di non riuscire a completare l’iter entro la legislatura, per quanto, almeno sulla carta, i due anni ancora a disposizione siano uno spazio ragionevolmente sufficiente. Uno dei punti maggiormente critici del testo votato al Senato, che andrà senza dubbio incontro a modifica, è il riferimento all’art.6 della Costituzione, che parla di tutela delle minoranze linguistiche. La Lis, cioè, viene riconosciuta come una minoranza linguistica, il che secondo numerosi pareri non apparirebbe corretto, sia perché le persone sorde non sono una minoranza linguistica, sia perché lo stesso testo di legge precisa che il provvedimento non deve portare nuove spese per lo Stato, che però, con un simile rimando alla Costituzione, difficilmente potranno non essere sostenute per garantire la tutela di questa “minoranza linguistica”, per quanto sui generis. Fonte: superabile.it (8 giugno 2011)

«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla)
Per qualsiasi segnalazione, rettifica, suggerimento, aggiornamento, inserimento dei nuovi dati o del curriculum vitae e storico nel mondo dei sordi, ecc. con la documentazione comprovata, scrivere a: info@storiadeisordi.it.
“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

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