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L’handicap lo crea la società

L’handicap lo crea la società. Il 5 febbraio 1992 fu approvata dal Parlamento italiano la famosa «legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate». Sono trascorsi ventuno anni e molti articoli della legge sono inattuati per diversi motivi che, in prima lettura, sfuggono all’ingenuo operatore sociale o a più di un protagonista. La legge parla d’integrazione nella società e/o nella classe della scuola odierna. Ma di chi effettivamente si parla? Integrare significa, non solo accogliere l’altro in un determinato ambiente, ma accettarlo in quel che è: col suo deficit sensoriale, fisico e psichico.

Non proporgli, per modello, il cosiddetto «normale» che sia adulto o in età evolutiva. Adoperarsi, invece, che diventi se stesso. Allora la questione si sposta, a scuola, sull’educazione di tutta la classe dove sono presenti i compagni cosiddetti normali. Oggi siamo impreparati e svogliati nell’attivare queste direttive. E perché? Se leggiamo con attenzione la decantata legge-quadro ce ne avvediamo subito: gli stessi articoli della legge sono confusi, talvolta contraddittori.

Per esempio nell’articolo 9, che si riferisce al Servizio d’aiuto personale dove è scritto: «Il servizio di aiuto personale, che può essere istituito dai comuni e dalle unità sanitarie locali nei limiti delle proprie ordinarie risorse di bilancio (…) e comprende il servizio di interpretariato per i cittadini non udenti (…)».

Notate il «può». Il legislatore non fa scrivere «deve» perché, se fosse così, l’ente locale, vale  a dire il comune dovrebbe far inserire in bilancio una voce specifica di spesa; il può lascia intendere che sarà il Gestore della cosa pubblica, il Sindaco, a stabilire se venire incontro o no ai soggetti handicappati «nei limiti delle ordinarie risorse di bilancio»: e questa è un’ipocrisia, tipica scappatoia dell’assistenza non specializzata in Italia! Siamo davanti ad una discriminazione evidente, credo anticostituzionale perché la legge divide gli individui tra sani e disabili che – invece d’essere tutelati con speciali interventi e/o di «aiuto personale» per il superamento dello svantaggio causato spesso dalla stessa società nelle strutture e personale perché, proprio quelle strutture e quei servizi, sono predisposti per i «normali» – non si adora a compiere tanto. Non è un caso che l’Italia sia già stata richiamata dall’UE!. La famosa legge 104/1992, giudicata all’avanguardia, alla fine lascia le   “barriere” al loro posto! Ma non finisce qui. Nello stesso articolo 9 della «104» leggiamo, sempre per l’aiuto personale, che comprende il «servizio di interpretariato per i cittadini non udenti».

Queste poche parole hanno acceso un dibattito nel mondo dei sordi e degli ipoacusici chiedendosi a quale «servizio di interpretariato» si riferisce la legge! Perché se fa riferimento alla Risoluzione del Parlamento europeo del 1988 (!), di cui era relatore Lesmas, invitando tutti i Paesi membri a sostenere, con una legislazione adeguata, la diffusione della lingua dei segni tra la comunità dei sordi, ciò che il nostro Paese  è lontano da attuare. Se il legislatore italiano avesse effettivamente considerato quella Risoluzione avrebbe dovuto rapportarla a esperti di quella comunicazione, ossia agli interpreti in lingua dei segni o ai ripetitori labiali affinché operassero nei servizi sociali, obbligatoriamente attivi negli enti locali

Non è stato compiuto lo sforzo di favorire la partecipazione dei cittadini con deficit sensoriali e/o fisici. Oggi, nel caso dei sordi, se hanno bisogno di interpreti devono  rivolgersi all’Ente Nazionale Sordi che, di solito, prepara tale personale. Ma giuridicamente questi Operatori non hanno uno status perché, in Italia, non è stata ancora riconosciuta, per legge, la lingua dei segni (LIS), sebbene nelle Istituzioni i presidenti della Camera, del Senato e il Presidente della repubblica chiamino questi «esperti» per tradurre i loro discorsi verbali.

Troppe leggi sono demagogiche, specchietto per allodole, ignavia e negligenza intellettiva di parlamentari nel risolvere i bisogni reali dei cittadini problematici. A questo punto è la società a creare l’handicap, ad emarginare il cittadino senza udito, senza vista e così via!

In questi anni abbiamo continuamente denunciato la realtà: e lo sanno i parlamentari che hanno soprattutto a che fare con una propria disabilità sia che siano di maggioranza o d’opposizione! Mi viene in mente un’opinione attribuita a Picasso: «Alcuni uomini trasformano un punto giallo in sole, altri il sole in un punto giallo.» Parafrasando ammetto che, l’astuto sorriso di apparente consenso dell’eletto sospinge qualche senatore o deputato, più che a risolvere le questioni dei disabili, a frenarne le istanze o, almeno, a non impegnarsi col cuore.
Renato Pigliacampo – Fonte: Di tutto e di tutti circa il mondo della sordità – nw99 – 2013

PER SAPERE DI PIU’
Legge 104 del 1992
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«Bisogna avere il coraggio di amare il Silenzio, scritto con la S maiuscola, perché dietro, tout-court,  c’è tutto un mondo di persone “meravigliosamente speciali”, vale a dire bambini e adulti che non possono udire intelligibilmente la parola tramite la percezione acustica. Nel corso dei secoli, a seconda dei momenti, sono stati indicati: sordomuti, sordi, sordastri, non udenti, maleudenti, anacusici, ipoacusici, audiolesi, deboli d’udito, duri d’orecchio, cofotici. Io li chiamo semplicemente persone del Silenzio, miei fratelli: e so che,  pronunciandone il nome, mi attribuisco il merito di far parte di quel mondo migliore, che procede con una marcia in più.» (Renato Pigliacampo da Pensieri e riflessioni sul Silenzio)
«La storia è testimonio dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita» (Cicerone)
«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
«Bisogna ricordare il “passato” per costruire bene il “futuro”» (V.Ieralla) .
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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

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