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L’Istituto Sordi trascura i dipendenti

Istituto Statale Sordi di Roma, il Miur dimentica di stabilizzare i lavoratori

“Preoccupante l’assenza dell’individuazione di un percorso di stabilizzazione per i lavoratori, disabili e non, dell’Istituto Statale Sordi di Roma” è il commento di NIdiL Cgil di fronte all’ipotesi di riordino in ente statale.

Sta per essere discusso al Consiglio dei Ministri lo schema di DPR che contiene il Regolamento a cui ha lavorato il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Con il documento, finalmente, dopo oltre 17 anni, l’Istituto dovrebbe essere trasformato in Ente, ponendo così fine a una deresponsabilizzazione istituzionale che ha visto la prima scuola pubblica per sordi in Italia commissariata per quasi un decennio.

“Un Ente che verrà di fatto svuotato delle professionalità – delle persone – che lo hanno reso una delle eccellenze nazionali, patrimonio storico e culturale del nostro Paese e modello di integrazione e inclusione lavorativa” continua l’Organizzazione Sindacale.

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“La lunga storia di proteste dei lavoratori, per se stessi e per la sopravvivenza dell’Istituzione, si potrebbe concludere con la loro esclusione – prosegue NIdiL Cgil – perché tra le richieste sostenute e ribadite nei presidi e negli incontri con il MIUR c’era sì il salvataggio dello storico Istituto di via Nomentana, unicum a livello nazionale, ma anche e soprattutto la stabilizzazione del personale che ha portato avanti le attività e i servizi erogati in tutti questi anni in favore della collettività, delle persone sorde, delle loro famiglie e degli operatori del settore socio-educativo“.

Oltre al danno la beffa, visto che i venti collaboratori dell’Istituto – da sempre lavoratori precari con contratti di lavoro parasubordinato che non sono potuti rientrare nella Riforma Madia – rischiano di rimanere tutti a casa entro pochi mesi. Professionalità preziose che, per la dedizione al proprio lavoro e la consapevolezza del proprio ruolo, hanno resistito a una difficile crisi economica che li ha lasciati per molti mesi senza retribuzione. Anche in quei mesi le attività sono state portate avanti lo stesso, responsabilmente.

Ora che la situazione andava risanandosi però, dopo i molti incontri nei quali era stata dichiarata l’intenzione a prendere in considerazione le richieste di stabilizzazione, la doccia fredda: l’Ente ci sarà ma chi ha contribuito a renderlo il centro d’eccellenza che è oggi non ne farà più parte.

Massima la preoccupazione dei lavoratori, soprattutto per i collaboratori sordi della struttura, quasi la metà del totale, alcuni con oltre 10 anni di precariato alle spalle, che si scontreranno con un mercato del lavoro duro, in cui la quota di avviati al lavoro tra le persone con disabilità uditiva è dello 0,48%: il dato più preoccupante, se confrontato con quelli delle altre categorie deboli. La mancanza di opportunità occupazionale che affligge le persone sorde ne aggrava le condizioni di isolamento e lo sviluppo futuro. In questo panorama, l’Istituto rappresentava un’isola felice, un esempio di inclusione lavorativa alla pari e di empowerment. Ancora più grave, quindi, il tradimento di uno Stato incapace di comprendere il valore aggiunto, determinando la fine di un’esperienza virtuosa per meri motivi tecnici.

“Per questo, a poche ore da una firma che sarà decisiva per il loro futuro – conclude e rilancia NIdiL Cgil – i lavoratori dell’Istituto Statale per Sordi di Roma lanciano il loro ultimo appello, chiedendo un impegno a garantire la loro tutela e auspicando l’inserimento nel Regolamento di norme che accompagnino i venti precari della pubblica amministrazione verso una stabilizzazione, dopo quasi vent’anni di lavoro parasubordinato, senza tutele minime”.
Fonte: TuscaTimes.eu

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