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DEL TU, DEL VOI, E DELL’ ELLA. A proposito dell’istruzione dei Sordomuti di poca intelligenza (Newsletter della Storia dei Sordi n. 634 del 27 gennaio 2009)

Del Tu, del Voi, dell’Ella. A proposito dell’istruzione dei Sordomuti di poca intelligenza.
Benedetta sia la lingua del Lazio, che con un bel tu mandava in pace tanto il re che il mendicante !.
Se nel tempo ch’essa era viva ci fosse stato il metodo orale puro certamente i Sordomuti avrebbero parlato più speditamente e più correttamente che non faccino ai nostri giorni.

È causa appunto di questo impaccio nel parlare è, non unica ma neppure secondaria, la triplice maniera di rivolgere la parola alle persone, perché implica lo studio di tante forme grammaticali che per di più, fanno a pugni col buon senso. Dico il vero?. Ricordiamoci e, se non vogliamo crederlo alla nostra esperienza, facciamocelo insegnare dai maestri della grande Germania, che la grande questione da risolvere nell’istruzione  dei Sordomuti è della lingua: grazie al metodo intuitivo le idee anche le più elevate entrano nella mente dei Sordomuti; ma la parola viene sulle loro labbra monca, stentata, scorretta. C’è l’abitudine al gestire che ci fa la guerra; c’è anche la farragine delle formole linguistiche che impaccia il povero Sordomuto.

Però io oggi non voglio discorrere che di uno solo di questi ostacoli posti dalla nostra patria lingua allo scorrevole uso della favella dei nostri mutolini di poca intelligenza.

È vi domando cari colleghi, se a voi darebbe fastidio il sentirvi dare del tu da questi poveretti .

Risponderete che voi, come voi, no, ma che trovereste sconveniente questa forma per ogni altra persona a cui il Sordomuto deve fare di cappello.

Avete ragione. Allora io vi domando se non vi urterebbe che quei poveretti dessero del Lei al fratello, al compagno. Sarebbe ridicolo, mi rispondereste tosto. Ebbene  prendiamo la via di mezzo: il Sordomuto adoperi il voi con ogni persona.

Badate, discorriamo sempre di Sordomuti poveri che in massa sono campagnoli. Ora in campagna, in generale e fra eguali e da superiori ad inferiori e viceversa si usa il voi .

Vi saluto sor sindaco, state bene compare, mangiate, figliolo, dormite bene, mamma .

Si usa anche in Toscana fra persone educate: Padre Tommaso Pendola e don Giulio Tarra si davano del voi, ed io serbo dolce ricordo del: Vogliatemi bene, che accompagnò la stretta di mano d’addio del Padre Marchiò e degli amati e venerati suoi colleghi, quando ci separammo dopo il Congresso di Milano.

Chi avrebbe detto allora che la morte …..ma basta, passiamo oltre. – Dunque non fate gli schizzinosi, amici cari, contentatevi del voi, almeno in bocca dei meno intelligenti fra i nostri scolari. Vedete che economia si fa col voi? Tiene esso il luogo del tu, dell’ella e dell’elleno, altrochè mantiene il suo proprio di seconda persona  plurale e quindi semplificando i modi di rivolgere la parola ad altri, renderà più spontanea la proposizione in bocca al Sordomuto. E non mi dite che bisognerebbe che le persone che hanno contatto col Sordomuto fossero avvisati di usare questo modo con lui. Lo sanno, cioè lo fanno in generale i parenti, i conoscenti del Sordomuto, e perfino i visitatori dell’Istituto gli dicono: come vi chiamate. Non resta dunque che abituarvici  noi maestri  e le altre persone addette al convitto; cosa facilissima .

Ma, piano, voi direte; e le altre forme non hanno da conoscerle quei Sordomuti?.

Come allora potrebbero capire i libri in genere?. È poi infine qualche volta capiterà che si rivolga loro la parola col  tu.

Cari miei, cominciamo a lasciar sviluppare la parola d’uso nei Sordomuti nei primi anni di scuola, non inceppandola con una quantità di forme linguistiche non necessarie. Intanto i libri di lettura cui alludete verranno in uso molto, ma molto tardi, perché nei primi anni siam d’accordo che il miglior libro di lettura sia la bocca del maestro e se volete anche gli scritti che si compongono fra maestro e scolaro.

Poi vengono i libri fatti pei Sordomuti, e possono ben esser fatti adoperandovi le forme linguistiche che vogliamo. Negli ultimi anni, gli altri che dite voi, ma state sicuri che non sarà il tu  o il lei che impedirà ai sordomuti di capirli, come pure di capire una persona che adoperasse il tu o magari il lei con loro.

Perché la difficoltà non consiste nel capire, consiste nell’usare . Quando voi avrete mostrato un paio di volte ai vostri allievi che il tu e il voi, il voi e il lei, il voi e l’elleno.

Si equivalgono in certo modo, gli allievi avranno capito e, leggendo, da un libro o da una bocca, non prenderanno abbaglio. Quanto a loro, una volta fatta l’abitudine di adoperare il voi, la manterranno, – quella di gestire ne fa fede, pur troppo – e non confonderanno quindi, parlando, una forma con un’altra. Quando dico per i Sordomuti di scarsa intelligenza; ché, se noi volessimo adottare lo stesso provvedimento per tutti i Sordomuti, quelli di buona intelligenza arriverebbero negli ultimi anni di istruzione a rendersi padroni anche del tu, del lei e dell’elleno. È non lo dico cosi a caso: l’esperienza fu fatta; non però prendendo il voi per forma unica, bensì il tu; ma per il risultato è lo stesso. Dopo quattro anni che gli allievi erano abituati a tutoyer tout-le monde, il Maestro che non era io, insegno loro ad usare l’Ella, e vi assicuro che i più intelligenti in poche settimane l’adoperarono a proposito: ma perché? Perché parlavano già correttamente coll’altra forma del tu.

Insomma, dirà qualcuno,quando queste formole s’hanno ad apprendere tutte, tant’è l’insegnarle tutte fin dal principio .

Sono cose da poco – È la storia di quel povero asino che il padrone riconducendo a casa con lieve soma andava caricando di tratto in tratto con oggetti leggieri, dicendo come voi; è cosa da poco, e cosi  in una volta sola porto a casa tutto. Ma invece non portò a casa niente, perché l’asino casco e morì. Ora la lingua nostra per la sua grande quantità delle forme è proprio il punto  dove casca  l’asino e…..e  non aggiungo altro .

Autore: Enrico Molfino da “Sordomuto“, Periodico mensile  1892
pp. 157-160.
Molfino fu Educatore dei Sordi nel Pio Istituto Sordomuti di Milano attorno al 1880.
A cura di Maria Gennaioli, direttore de L’Educazione dei Sordi, Bibilioteca T.Pendola  Siena.


Biblioteca Pendola

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