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Sordi e muti guariti da San Francesco d’Assisi

“SORDI E MUTI” GUARITI DA SAN FRANCESCO D’ASSISI

San Francesco d’Assisi (Giovanni Francesco Bernardone) nacque ad Assisi nel 1182 e si addormentò nel Signore nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 1226. Fu canonizzato quasi immediatamente, il 16 luglio 1228 da papa Gregorio IX.

Riconosciuto come il “più italiano dei santi e più santo degli italiani”, il papa Pio XII il 18 giugno 1939, lo proclamò Patrono principale d’Italia.

Gli storici narrano che sulla sua tomba fiorivano i miracoli. Ciechi, storpi, sordi, muti, paralitici, affetti da qualunque malattia riacquistavano improvvisamente la salute del corpo, e le anime ritrovavano la luce della fede e la forza per un rinnovamento interiore.

Per quanto riguarda i sordi è opportuno leggere il Trattato dei miracoli scritto nel 1253 da Tommaso da Celano, specialmente il capitolo XIV in cui si parla a lungo di “Ciechi, Sordi e Muti”.

Dopo numerosi racconti di guarigioni di ciechi, l’autore passa a raccontare dei sordi e muti guariti da San Francesco d’Assisi.

Per non rovinare il gusto antico li ripropongo così come li ho trovati:

125. A Città della Pieve viveva un povero fanciullo completamente sordo e muto dalla nascita. Egli aveva la lingua tanto corta, che quanti l’avevano esaminata l’avevano trovata come tronca. Un uomo, di nome Marco, l’accolse in casa sua per amor di Dio. Il poveretto vedendosi accolto amorevolmente, cominciò a dimorare stabilmente con lui. Una sera, quell’uomo, mentre cenava con la moglie, presente il fanciullo, disse alla donna: «Io reputerei un grandissimo miracolo, se il beato Francesco restituisse a costui l’udito e la parola». E aggiunse: «Faccio voto a Dio, che se san Francesco si degnerà di operarlo, io manterrò a mie spese questo fanciullo, finché vivrà». Cosa senza dubbio meravigliosa! D’un tratto la lingua crebbe ed il fanciullo parlò, dicendo: «Viva san Francesco che vedo posto in alto e che mi ha donato la parola e l’udito. Che cosa ormai dirò alla gente?». Il suo benefattore gli rispose: «Loderai Iddio e salverai molti uomini». Gli uomini di quel paese, che lo avevano conosciuto come era prlma, furono ripieni di grandissima meraviglia.

126. Una donna nelle parti delle Puglie, da tempo aveva perduto l’uso della lingua e non aveva più il respiro libero. Ad essa, mentre di notte stava dormendo, apparve la Vergine Maria, che le disse: «Se vuoi guarire, va’ in pellegrinaggio alla chiesa di san Francesco presso Venosa e vi ricupererai la desiderata salute!». Si alzò la donna e non riuscendo ne a respirare né a parlare, accennava ai familiari di volersi recare a Venosa. I familiari acconsentirono e si incamminarono con lei verso quel luogo. Entrò dunque la donna nella chiesa di san Francesco, e mentre con l’animo commosso domandava la grazia, d’un tratto vomitò fuori un nodo di carne, e venne risanata tra l’ammirazione dei presenti.

127. Nella diocesi di Arezzo, una donna che era muta da ben sette anni, si rivolgeva con inesauribile speranza al divino ascolto, perché Dio si degnasse di scioglierle la lingua. Ed ecco, mentre dormiva, apparvero due frati che indossavano una veste rossa e dolcemente la consigliarono di fare un voto a san Francesco. Obbedì volentieri ai loro suggerimenti, e si consacrò col cuore, non potendolo con la lingua. Contemporaneamente si svegliò dal sonno e dal silenzio.

128. Un giudice, di nome Alessandro, era oggetto di stupore ai conoscenti perché, avendo sparlato dei miracoli del beato Francesco, era rimasto privo dell’uso della parola per ben oltre sei anni. Punito proprio in ciò con cui aveva peccato, richiamato in sé dal doloroso castigo, si doleva di aver disprezzato i miracoli del Santo. Pertanto, non durò più a lungo l’indignazione del Santo, che riaccettò nel suo favore, restituendogli la parola, colui che pentito umilmente l’invocava. Da allora, il giudice, reso di gran lunga più devoto dalla dura punizione, purificò la lingua blasfema con le lodi del beato padre.

140. Un giovane, di nome Villa, non era in grado né di camminare né di parlare. Per lui la madre fece fare un’immagine di cera votiva, e la portò con grande devozione al posto ove il padre Francesco riposa. Tornando a casa, trovò il figlio che camminava e parlava.

141. Un uomo nella diocesi di Perugia, privo totalmente della lingua e della parola, teneva la bocca sempre spalancata e mugolava orribilmente. Aveva infatti la gola molto gonfia e tumida. Giunto al luogo in cui giace il santissimo corpo, volendo raggiungere su per i gradini la tomba, prese a vomitare gran quantità di sangue e così, stupendamente liberato, riprese a parlare e ad aprire e a chiudere la bocca, in modo naturale.

142. Una donna, a causa di un sasso che le si era conficcato in gola, subì una forte infiammazione, e le si inaridì la lingua, sì che non poteva né parlare, né mangiare, né bere. Essa, pur avendo tentato molte cure, e non sentendo alcun rimedio e sollievo, si votò col cuore al beato Francesco e, tosto, apertasi la gola, vomitò fuori la pietra che la ostruiva.

143. Bartolomeo della città di Arpino, diocesi di Sora, privo da sette anni dell’udito, invocò il nome del beato Francesco, e riottenne l’udito.

144. In Sicilia, una donna, del paese di Piazza Armerina, privata dell’uso della parola, si rivolse con le parole del cuore al beato Francesco e riacquistò la grazia della desiderata parola.

145. Nella città di Nicosia, un sacerdote, secondo l’abitudine, si levò per il mattutino e, richiesto da un lettore della benedizione solita, brontolò non so qual barbara risposta. Così impazzì e, riportato a casa, perdette quasi del tutto la parola per un intero mese. Egli, poi, per suggerimento di un uomo di Dio, fece voto a san Francesco e riacquistò, liberato dal male, l’uso della parola.


Assisi (Perugia) – Basilica (Santuario) di San Francesco d’Assisi

Nei “Fioretti di san Francesco d’Assisi” possiamo leggere ancora:

Un giorno venendo una volta santo Francesco da Perugia a santa Maria degli Angioli, con frate Lione a tempo di verno, e ‘l freddo grandissimo fortemente li crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse così: «Frate Lione, avvegnadio chè li frati Minori  in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona educazione; nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia». E andando più oltre santo Francesco, li chiamò per la seconda volta: «O frate Lione, benchè il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli  attratti, iscacci le dimonia, renda l’udire alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare ai mutoli e, ch’è maggior cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia» -.

La perfetta letizia sta nell’accettare tutto dalle mani di Dio, anche le umiliazioni e le sofferenze.

P.Vincenzo Di Blasio – nw049

INFO:

Visualizza il sito ufficiale della Basilica Papale di San Francesco

Visualizza la regola di San Francesco d’Assisi 

San Francesco d'Assisi

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«La storia non è utile perché in essa si legge il passato, ma perché vi si legge l’avvenire» (M.D’Azeglio)
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“Storia dei Sordi. Di Tutto e di Tutti circa il mondo della Sordità”, ideato, fondato e diretto da Franco Zatini

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