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Mea maxima culpa – Critiche laiche

Mea maxima culpa – Critiche laiche

Il film inchiesta di Alex Gibney su sacerdoti pedofili e coperture vaticane presentato al Toronto International Film Festival.

«Nulla è più sacro dell’innocenza. Coprire questo crimine e non denunciarlo equivale a commetterlo» ha affermato nella conferenza di presentazione del suo film il regista Alex Gibney. Il documentario Mea maxima culpa – Silence in the house of God, sugli abusi sessuali da parte di alti prelati ai danni di piccoli sordomuti, proiettato il 9 settembre a Toronto nell’ambito del Festival Internazionale del Film, è un’inchiesta di quasi due ore che gli italiani probabilmente non vedranno mai.

Gibney racconta una storia tristemente già vista: un prete, padre Lawrence Murphy; un istituto per bimbi sordomuti, la St. John’s School di Milwaukee; le molestie subite dai piccoli alunni dal 1963 al 1974. Ma il film ci dice anche della prima iniziativa collettiva contro le violenze sessuali di sacerdoti cattolici negli Stati Uniti a partire dalla metà degli anni Settanta.

Mea maxima culpa decide di far “parlare” alcune delle vittime, oggi adulte, attraverso il linguaggio dei gesti cui danno voce le interpretazioni di attori (tra gli altri Jamey Sheridan, ed Ethan Hawke) che traducono efficacemente le espressioni di rabbia e disgusto delle drammatiche testimonianze.
Ma Gibney – premio Oscar nel 2008 per il documentario Taxi to the dark side sulla morte per tortura di un tassista afgano nella base statunitense di Bagram – lascia il Wisconsin per affrontare fatti analoghi emersi in America e nel mondo: ecco allora padre Tony Walsh, il prete che per adescare le sue giovanissime vittime imitava Elvis; il caso dell’istituto Antonio Provolo di Verona con i suoi bambini anch’essi sordomuti e poveri molestati: prede perfette. Fino allo scandalo della Chiesa di Boston e alle scuse di Ratzinger.

A proposito del futuro Benedetto XVI, il film è impietoso, documentando la vasta opera di secretazione di una sorta di multinazionale clericale della pedofilia, dalla cattedra pastorale del vescovo di Milwaukee fino alla scrivania dell’allora cardinale Ratzinger che pretese da Giovanni Paolo II nel 2004 d’indagare (insabbiare) solo lui le segnalazioni che pervenivano sempre più numerose in Vaticano.

Prodotto dall’HBO, emittente via cavo che lo distribuirà in tutto il mondo entro il 2013, il documentario – di cui è possibile visionare il trailer – getta un’ulteriore, crudo fascio di luce su quella che il reverendo Thomas Doyle, da anni impegnato nell’assistenza alle vittime di abusi sessuali ecclesiastici, ha definito «molto peggio di una cospirazione: una sistematica politica di occultamento».

Claudio Tanari – 11 settembre 2012
Fonte: apocalisselaica.net

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